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Babbo Natale e una renna morta davanti alla Rai di Torino, è la protesta di Extinction Rebellion

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Una ventina di persone legate al movimento Extinction Rebellion si sono recate questa mattina sotto la sede centrale della RAI, in via Verdi a Torino, per consegnare “regali di Natale” alla redazione. Tra loro, una persona vestita da Babbo Natale e una vestita da renna, simbolicamente sdraiata a terra con un cartello al collo con scritto “in via d’estinzione”.

Gli attivisti hanno posizionato di fronte all’entrata una televisione con un fiocco rosso, sul cui schermo era scritto “crisi climatica ed ecologica”, in attesa di avere un incontro con il capo redattore del TGR Piemonte per poter consegnare ufficialmente la richieste per una servizio televisivo più attento alla più grande crisi che l’umanità si trovi ad affrontare: la crisi climatica ed ecologica. Le richieste portate dagli attivisti riguardano la necessità di garantire uno spazio maggiore alla crisi climatica nei palinsesti RAI, con approfondimenti scientifici, opinioni di esperti e utilizzando un linguaggio appropriato.

Extinction Rebellion chiede a tutte le testate giornalistiche, televisive e radiofoniche italiane:

Che venga ufficialmente dichiarato l’impegno di dire la verità sull’emergenza climatica ed ecologica, impegno che si concretizza anche attraverso la lotta alla disinformazione e al negazionismo e nel sottolineare il consenso della comunità scientifica sulle tematiche trattate;

Che vengano inseriti riferimenti appropriati alla crisi climatica ed ecologica in articoli o servizi che ne esplorano le cause, gli effetti e le responsabilità ma anche in articoli o servizi di politica, economia, tecnologia, affari internazionali, energia, immigrazione, salute, cibo, sport, arte e altro ancora;

Che non vengano più accettate pubblicità e denaro dalle industrie dei combustibili fossili e altre aziende che stanno distruggendo la vita e mettendo in pericolo il nostro futuro;

Che giornalisti ed editori siano formati su tutti gli aspetti necessari per comprendere, e quindi divulgare correttamente, le basi scientifiche del clima, dell’ecologia, delle soluzioni tecnologiche e sociali, e dell’evolvere della risposta politica alla crisi climatica e all’emergenza ecologica;

Che vengano evidenziati il collegamento con il collasso climatico in ogni storia su eventi meteorologici estremi, trattati come parte di un’unica grande crisi e non come fenomeni isolati ed episodici;
il collegamento con il collasso ecologico e la devastazione degli ecosistemi, per esempio le crisi sanitarie e pandemie in corso. Chiediamo tali tematiche siano affrontate con l’urgenza propria di un’emergenza, attraverso articoli quotidianamente in prima pagina su entrambe le crisi.

Che vengano creati e pubblicati degli “standard per i media nel raccontare la crisi climatica e la crisi ecologica” e che venga utilizzato un linguaggio emergenziale per descrivere queste crisi. Non chiamiamolo “cambiamento climatico”, ma diamo un nome a questa minaccia: “crisi climatica”, “collasso climatico”, “distruzione climatica”, o “emergenza climatica”. Ugualmente, la “perdita di biodiversità” è stata sostituita nel linguaggio di alcuni accademici internazionali di spicco da linguaggi più appropriati alla realtà dei fatti, quali “annichilazione biologica” e “sesta estinzione di massa”. Occorre parlare di “crisi” o “emergenza ecologica”.

Che si scriva e si parli di politica del clima, della necessaria protezione degli ecosistemi e della biodiversità e delle soluzioni sistemiche all’emergenza. Le soluzioni individuali, che scaricano il peso e la colpa della crisi sui singoli, non potranno risolvere questa situazione. Abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico.

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