Cronaca
Coronavirus, il punto del 24 novembre: 23.232 positivi e 853 decessi
Sono 23.232 i nuovi contagi da coronavirus in Italia secondo i dati diffusi dal ministero della Salute. Da ieri sono stati registrati altri 853 morti. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 188.659 tamponi. I pazienti in terapia intensiva sono 3.816, con un incremento di 6 unità .
“Oggi ci sono 23.232 positivi con un numero di tamponi diverso rispetto a ieri. Oggi abbiamo 189mila tamponi, ieri erano 149mila. C’è un brutto dato che riguarda i decessi che sono 853 a fronte di quelli di ieri, 630”, ha affermato Gianni Rezza, direttore Prevenzione del ministero della Salute durante la conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi della situazione epidemiologica. “Può esserci una certa variabilità , qualche decesso viene riportato qualche giorno dopo. Ma il numero dei decessi è alto. Gli indicatori che calano per ultimi sono quelli relativi alle terapie intensive e ai decessi -ha aggiunto- Può esserci una certa variabilità , qualche decesso viene riportato qualche giorno dopo. Ma il numero dei decessi è alto. Gli indicatori che calano per ultimi sono quelli relativi alle terapie intensive e ai decessi. Gli effetti di questa lunga scia si vedranno per diverso tempo. La diminuzione dei positivi è la conseguenza degli interventi attuati. Già sento parlare di terza ondata. Ma non si tratta di ondate che si esauriscono spontaneamente. Noi abbiamo avuto un’ondata frenata con un duro intervento. E’ sempre la stessa, viene frenata quando si adottano misure”.
“Abbiamo 122 morti in più rispetto alla scorsa settimana, è un dato che non avremmo voluto commentare. E’ assai doloroso parlarne. Questo sarà un dato che tenderà a ridursi più tardivamente rispetto agli indicatori epidemiologici di trasmissibilità . Per qualche giorno continueremo a pagare un prezzo legato al periodo in cui il virus circolava in maniera più massiva nel paese. A fronte di queste cifre, ci sono indicatori che confermano un’iniziale riduzione della trasmissibilità ”, le parole del professor Franco Locatelli.
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