Lavoro
Sindacati in piazza contro la crisi: a Torino calo del reddito e del fatturato del 20%
Questa mattina, a Torino, in piazza Castello, Cgil, Cisl e Uil hanno guidato una manifestazione per sollecitare risposte alla crisi occupazionale e produttiva che investe il Piemonte e l’area metropolitana di Torino. Stando a uno studio commissionato dall’Anci, Torino è l’area che più di altre subirà gli effetti di una caduta del fatturato e del reddito in una percentuale compresa tra il 14,4% e il 20%. Sono 92 mila i posti di lavoro persi in Piemonte
“Un dato impressionante – commenta Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino – non riconducibile solo all’emergenza sanitaria ma a problemi preesistenti. Basti dire che in soli 12 anni, dal 2007 al 2017, l’incidenza della povertà assoluta tra le persone tra i 18 e i 34 anni per mancanza di lavoro e di reddito è più che quadruplicata passando dall’1,9 al 9,1%. Questo per dire che il problema non è quello di tornare a prima della pandemia, come chiedono a gran voce gli industriali che pensano di uscire dalla crisi rilanciando le grandi opere, le privatizzazioni, riducendo il costo del lavoro, tornando alla libertà di licenziamento, avendo mano libera di attuare spoliazioni e delocalizzazioni. Grandi aziende come Fca che dopo aver intascato da parte del pubblico garanzie e prestiti, non si fanno remore di eludere gli obblighi fiscali e di trasferire le produzioni all’estero. Una spoliazione in piena regola a fronte dell’inerzia delle istituzioni locali e nazionali. Basta attendismo, bisogna imporre un cambiamento di rotta, un piano per il lavoro, il reddito, lo sviluppo sostenibile. C’è solo un modo per farlo che è quello di riprendere la lotta prima che sia troppo tardi”.
(Foto FILLEA CGIL Torino)
Anche l’Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha voluto salutare i manifestanti:
Cari amici, mi permetto di chiamarvi così familiarmente perché mi siete molto cari e partecipo a tante vostre lotte e difficoltà. Oggi però non sono qui con voi per dirvi delle belle parole ma per esprimere la mia più sincera solidarietà e quella della Chiesa di Torino alla vostra manifestazione. Non è la prima volta come sapete che partecipo a momenti come questi e mi auguravo di non doverli ripetere. Purtroppo le situazioni invece di risolversi si vanno sempre più ingarbugliando a scapito di coloro che ne subiscono ormai da tempo le conseguenze negative.
Ringrazio le forze sindacali qui presenti e dò la mia piena approvazione a quanto essi hanno scritto nel manifesto di questo incontro in cui offrono indicazioni e proposte precise e concrete perché Torino ritorni ad essere un polo industriale di prim’ordine nel nostro Paese. Non possiamo e dobbiamo rassegnarci al declino e alle difficoltà che pure ci sono e sono molto pesanti soprattutto per i giovani e per tante aziende che chiudono e lasciano i loro operai senza lavoro.
Torino ha le eccellenze e le competenze per reagire a ciò con l’apporto di tutte le sue componenti del mondo del lavoro,ma ha bisogno anche di essere sostenuta dalle istituzioni con appropriate risorse da parte del Governo centrale e locale necessarie a rilanciare la produzione nei settori del manifatturiero, del commercio, dell’agroalimentare e dei servizi che sono stati tradizionalmente nella nostra città e territorio molto attivi e di qualità riconosciuta sia in campo nazionale che internazionale.
Spero che questo incontro segni un rinnovato impegno da parte di tutti per ritrovare fiducia e speranza e assicuri una necessaria ripresa del lavoro in tutti i settori per offrire agli imprenditori, ai lavoratori e alle loro famiglie la certezza di un futuro ricco di prospettive positive. Non ci si può limitare a sostenere un pure importante assistenzialismo che dura però poco tempo e lascia le cose come le ha trovate ma è necessario perseguire una soluzione produttiva doverosa e possibile che salvaguardi il posto ad ogni lavoratore. Ne va della dignità dei cittadini prima ancora di essere un problema di economia e di impresa.
Ho provato diverse volte a rivolgermi ai vertici istituzionali nazionali e locali perché considerassero il lavoro il primo loro dovere e vi assicuro che continuerò a importunarli per sollecitare chi ha il compito di affrontare e risolvere i problemi della disoccupazione e della precarietà che assillano tanti operai e le loro famiglie, ad essere meno assenti nell’ascolto diretto della base e più concreti e coerenti a quanto si promette.
Mi auguro in proposito che martedì prossimo, l’incontro qui a Torino con il sottosegretario del ministero del Lavoro sul problema dell’ex Embraco trovi finalmente una soluzione che assicuri l’avvio dello stabilimento, salvaguardi il posto ai lavoratori e quindi un futuro con un progetto condiviso e realizzabile. I problemi infatti non si risolvono con le parole, ma con i fatti. Di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno, dice il detto popolare.
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