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Oncologia e terapie Car-T: “Nuova frontiera e nuova speranza”, investire su ricerca in Piemonte

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L’innovazione portata dalle terapie Car-T rappresenta uno dei traguardi medici più importanti del nuovo secolo nella battaglia contro i tumori.

La terapia cellulare Car-T, acronimo che sta per ‘Chimeric Antigen Receptor’, recettori chimerici per l’antigene, utilizza come cura i linfociti T del paziente, una delle cellule più importanti del sistema immunitario. Esse vengono rinfuse nel paziente per individuare e uccidere cellule tumorali.

L’emergenza Covid-19 però impone nuovi modelli organizzativi rapidamente applicabili e scelte immediate. Soprattutto in campi tanto urgenti come quello oncologico. Di questo si è parlato durante il seminario online organizzato da Motore Sanità, che ha radunato attorno a un tavolo virtuale i principali esperti piemontesi del settore. L’obiettivo aprire un confronto per condividere quanto di pratico sia stato già realizzato in molte Regioni e quanto di questo possa servire a superare criticità gestionali, amministrative e cliniche.

“Le terapie Car-T sono una nuova frontiera e una nuova speranza. Ovviamente non bisogna suscitare delle false aspettative per il numero molto limitato dei pazienti, ma questa è una porta aperta sul futuro”, ha commentato Mario Boccadoro, Direttore SC Ematologia, AOU Città della Scienza e della Salute Torino. “Il Piemonte in questo ambito non è tra le prime della classe, ma non è neppure l’ultimo; è all’inseguimento. In Piemonte tutto è pronto, ma mancano ancora alcuni piccoli passaggi burocratici. Nella nostra regione Car-T è stato utilizzato già per protocolli sperimentali, ma non abbiamo ancora iniziato un utilizzo di quelle che sono le Car-T commerciali. Io spero che si cerchi di sveltire tutto ciò che si può. Speriamo di poter partire al più presto. Solo la ricerca scientifica ci potrà dare un ulteriore utilizzo di questa nuova strategia”, ha concluso Mario Boccadoro, Direttore SC Ematologia, AOU Città della Scienza e della Salute Torino.

“La Lombardia, pur avendo sofferto molto durante l’emergenza covid a causa di una medicina territoriale insufficiente, attira centinaia di migliaia di persone dal resto d’Italia grazie ai grandi ospedali che ha perché questi fanno ricerca e innovazione”, spiega Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità, che poi aggiunge, “Sempre più spesso in Piemonte si torna a parlare di budget, sostenibilità e sforamento dei costi. Io credo che oltre a parlare di questo in Piemonte si debba tornare a parlare di medicina, ricerca, applicazione e organizzazione decidendo chi fa chi e chi fa che cosa. Questo perché altrimenti, nonostante la potenzialità che c’è sul territorio, si finisce per essere una delle regioni che fa meno terapie sul territorio nazionale. Quest è il tema importante su cui discutere”.

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