Cultura
Controcanto, intervista con Sonia Sacrato
Cloe e il suo gatto Pablo, personaggi nati dalla penna di Sonia Sacrato, tornano con Controcanto, il ritorno del gatto Pablo, Golem Edizioni, e questa volta la loro avventura si svolge a Torino.
Cloe, ospite dell’amica Cristina, si trova ad indagare su un vecchio violino insieme al nipote di questa, Alex, aaspirante giornalista di successo. Sulle tracce del proprietario dello strumento però la strana coppia si imbatte in un omicidio. Un uomo è stato trovato senza vita nella sua auto bruciata.
Tra un vicequestore molto affascinante, un locale dove si esibiscono splendide drag queen, l’incendio che distrusse il cinema Statuto ed una vespa, l’avventura si fa tosta e pericolosa. Se volete saperne di più, come al solito, trovate la recensione completa sul mio blog. Intanto però vi invito a godervi l’intervista con Sonia Sacrato, che ringrazio per aver risposto alle mie domande.
Tornano Cloe e il suo gatto Pablo. Come mai si trovano a Torino?
Cloe e Pablo sono a Torino per farsi “coccolare” da Cristina. Una carissima amica di Cloe. L’anno scolastico è finito, lei dovrebbe rientrare a Padova dove ha la residenza, anche se solo all’anagrafe, ma non ha ancora voglia di staccarsi dal Piemonte che ama moltissimo, e poi quando devi rimettere insieme i cocci della tua vita sentimentale, chi meglio di un’amica può prendersi cura di te?
La vicenda si svolge sulle tracce di un violino perduto per poi imbattersi in ben altro e tornare fino al 1983, quando un incendio distrusse il cinema Statuto. Come è nata questa idea?
La mossa del gatto è ambientato nel paese natio di mia madre nel 2016, e ricordava l’esplosione della miniera di Marcinelle del 1956, in occasione del sessantesimo anniversario.
Il secondo episodio volevo ambientarlo a Torino perché la considero un po’ casa mia. Conoscendone la storia sapevo della tragedia dello Statuto e di quanto sia ancora vivo il ricordo in tantissimi torinesi. La storia del violino “vagabondo” è diventato un pretesto per rendere omaggio alle vittime di quel tragico giorno e ai loro familiari.
Ho perso mio padre che ero piccola, e so cosa significa vedere il mondo fuori che continua a scorrere come se nulla fosse, quando quello dentro casa il tuo è devastato e cristalizzato in un momento che a tenerlo stretto ti fa male, ma a lasciarlo andare ti sembrerebbe di mancargli di rispetto. Tanto che alle volte anche solo essere felice ti fa sentire in colpa. Però ancora oggi quando mi dicono: “io mi ricordo tuo padre, era…” il cuore sorride.
Ecco, l’idea è quella di dire che non sono dimenticati. Spero di averlo fatto nel modo più delicato possibile.
Cloe è una donna all’apparenza forte e autonoma. Ci racconti il personaggio?
Cloe Damiani è una professoressa precaria di storia dell’arte. Un mix di idealismo e cinismo equilibratamente dosati e conditi con una parte di disillusione. Come hai notato tu è forte e autonoma, abituata a cavarsela conto su se stessa e sulle sue capacità, ma non le dispiacerebbe trovare la spalla su cui, appoggiando la fronte, si possa sentire al sicuro. E questo alle volte la fa finire in mezzo a casini non solo sentimentali. Trovo che abbia un pregio degno di nota però: per quanto la vita possa deluderla o ferirla, non smette di credere nella sua bellezza e non perde mai la speranza.
Chissà se puoi rivelarci un dettaglio. In che modo il gatto Pablo avrà un ruolo nella soluzione della vicenda?
Chi ha i gatti lo sa: sembrano farsi perennemente gli affari propri, salvo al momento dell’apertura della scatoletta. O per lo meno questo è il credo popolare. Pablo non è da meno, sebbene abbia un legame con la sua “domestica” molto profondo tanto da avvertirne sia il dolore che il pericolo. Come successe ne La mossa del gatto, anche in Controcanto le sue zampate, assestate con tempismo perfetto, saranno fondamentali.
Al fondo del libro intervisti la tua protagonista Cloe, una scelta curiosa e interessante, che rivela molto di entrambe. Come mai è nata questa curiosa intervista?
Durante il periodo di quarantena, un po’ per distrarmi dalla situazione e un po’ per riprendere il contatto con i lettori, ho creato la pagina di Cloe. Mi sono immaginata lei ed io forzatamente coinquiline causa locdown, e da lì sono nati questi dialoghi immaginati in cucina, prevalentemente davanti al caffè del mattino. Alcune sono esilaranti, altre mi fanno pensare di avere un serio problema di bipolarismo, ma tant’è!
Una mattina Giancarlo Caselli, l’editore, mi chiama e mi chiede di fargli avere un’intervista di Sonia a Cloe da inserire esclusivamente in una tiratura speciale e limitata che sarebbe stata lanciata prima dell’uscita ufficiale in libreria. Cloe ha accettato e… voilà.
Qual è il tuo rapporto con Torino?
Torino è la mia seconda casa. Tante decisioni importanti le ho prese camminando da sola sul lungo Po. Quando mi sento emotivamente scarica è lì che ritorno e mi bastano due giorni per recuperare l’energia che mi manca. È così da oltre vent’anni, fin dalla prima volta che ci sono stata. Non ho mai saputo spiegarmi veramente il perché, ma so che Torino è sempre uno dei miei punti di riferimento. E poi gran parte della mia “famiglia allargata”: i miei amici, sono torinesi.
Immagina una trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi pesonaggi?
È una domanda che mi fanno spesso e ogni volta rido perché mi dà sempre la sensazione di quei sogni irrealizzabili ma visto che di sogni si tratta, posso sparare alto, no? Per il vicequestore Ferraris, la mia amica Simona ha suggerito sin dal primo momento Daniele Liotti. Ad Alex Priante, il pubbicista amico di Cloe ho sempre visto Pierpaolo Spollon, secondo me sarebbe perfetto. A Cloe non riesco a dare un volto famoso, forse perché è così sciroccata da somigliarmi troppo.
Dove aspettiamo Cloe e Pablo per la loro prossima avventura?
Ho una mezza idea della trama e di dove potrebbe svolgersi, non escludo possa essere ancora Torino per diverse cose che Cloe mi bisbiglia in questi giorni. Ma in questo momento preferisco concentrarmi su Controcanto che muove i suoi primi passi da un paio di giorni, e aspettare il verdetto dei lettori. Come dico sempre, data la leggerezza dei miei libri, spero che le mie storie regalino qualche momento di serenità. Credo che soprattutto quest’anno ce ne sia bisogno.
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