Cittadini
Il bilancio del call center di aiuto psicologico di Torino nel periodo del lockdown
Dai problemi economici alle difficoltà a gestire il carico familiare e di assistenza a chi è vicino fino alle crisi relazionali e ai momenti di panico e di timore per la propria salute e per quella dei propri cari: è ampio lo spettro delle situazioni che si sono presentate agli operatori di “Così lontani così vicini”, il call center di aiuto psicologico istituito dalla Protezione Civile della Città di Torino lo scorso 16 marzo e gestito da Psicologi per il Popoli Torino.
Una linea diretta che ha funzionato sette giorni su sette, dal lunedì alla domenica, con gli psicologi volontari pronti a ricevere la richiesta di aiuto di chi si trovava in difficoltà e costretto, nei mesi di lockdown, a convivere con un forte disagio psichico anche per le restrizione alla circolazione e al distanziamento sociale necessari per contrastare la diffusione del virus Covid-19.
La quarantena ha infatti messo a nudo le fragilità delle persone alle prese con emozioni intense, quali paura, rabbia e senso di impotenza per l’impossibilità di controllare ciò che stava accadendo.
Significative sono le testimonianze su come hanno vissuto questi momenti e sui loro stati d’animo (pianto, disperazione, panico) e sugli effetti positivi del supporto, in particolare nel rapporto con gli operatori: “Siamo contenti di avere a che fare con lei” (Lucia, 60 anni), “Parlare con lei mi ha fatto bene” (Teresa, 27 anni). Ansia, bisogno di essere ascoltato, depressione, tristezza, disappunto, solitudine, soprattutto tra i più anziani sono i bisogni emersi nella prima fase dell’emergenza sanitaria. Nel secondo step del lockdown sono invece prevalse la preoccupazione e l’irritazione per una situazione che non ha fine, la stanchezza dei genitori per la cura dei figli, il risentimento verso coloro che non rispettano le norme e quindi il timore del contagio.
“L’impegno profuso dai volontari della Protezione Civile è stato fondamentale per affrontare l’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 che ha colpito soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità. In particolare il sostegno offerto dai professionisti di Psicologi per i Popoli Torino ha consentito a molte persone di affrontare e superare momenti bui e di sofferenza. Li ringrazio tutti per la dedizione e la passione che hanno contraddistinto il loro operato, una missione che non si è ancora conclusa perché non sappiamo ancora quale sarà lo scenario futuro” ha dichiarato Alberto Unia, Assessore all’Ambiente e alla Protezione Civile.
Nell’attività di ascolto e aiuto psicologico si sono alternati 75 psicologi dell’emergenza – operano in situazioni critiche fortemente stressanti che mettono a repentaglio le routine quotidiane e le capacità ordinarie degli individui e delle comunità – formati, come gli altri volontari della Protezione Civile, per affrontare una situazione nuova.
Il gruppo ha gestito 837 chiamate da marzo a maggio. Le telefonate sono state così distribuite: 394 primo contatto; 273 secondo e terzo contatto – per alcune situazioni più complesse come le persone con problemi psichiatrici è stato offerto un breve sostegno psicologico strutturato in tre colloqui grazie al contributo della Fondazione San Paolo – a cui si è aggiunta l’attività di monitoraggio; 170 chiamate sono pervenute da coloro che hanno contattato il call center due o più volte.
Il servizio si è dotato di un sistema di raccolta dati che ha consentito di elaborare 750 schede da cui è possibile tracciare un quadro d’insieme della popolazione che ne ha usufruito. Le persone che hanno contattato il call center hanno una fascia d’età compresa tra i 40-59 anni (42%), 60-75 anni (24%), 18-39 anni (21%), 75-90 anni (13%) e, per quanto riguarda il genere, 65% sono donne e 34% sono uomini. In maggioranza sono persone singole 37%, in coppia 18% e vedovi 16%.
“Le evoluzioni future al momento sono sconosciute e imprevedibili a causa delle novità dell’emergenza – sostiene Maria Teresa Fenoglio, di Psicologi per i Popoli Torino -. Ciò che possiamo fare ora è mantenere l’allerta e consolidare le sinergie del gruppo con un occhio vigile all’utenza attraverso iniziative specifiche come la raccolta fondi destinati alla donazione di tablet alle persone che sono in totale isolamento lontane dall’affetto dei loro cari e il ‘Gruppo di fotografia e narrazione per il benessere’ riservato a coloro che ci hanno chiamato”. Le immagini aiuteranno i partecipanti a sviluppare alcune tematiche e a dare voce alle storie più profonde inaccessibile alla comunicazione verbale, consentendo un ascolto reciproco delle proprie narrazioni in un contesto in cui è possibile esprimere, senza essere giudicati, le proprie emozioni e riflessioni legate al momento di emergenza che stiamo attraversando.
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