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Asti, custodiva illecitamente monete romane del III secolo fondamentali per ricostruire la storia del periodo

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Il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino, nell’anno trascorso, è stato protagonista di una intensa attività di contrasto alle attività criminali operanti tanto nel Piemonte e nella Valle d’Aosta quanto in tutto il territorio nazionale che ha consentito il recupero di ben 3.856 beni culturali di cui 315 del settore antiquariale, 705 del settore archivistico e librario e 2.836 tra reperti archeologici, paleontologici e numismatici provenienti da scavi clandestini. Il recupero di un considerevole numero di beni culturali è conseguenza diretta di una intensa ed incrementata attività di controllo ad esercizi antiquariali, gallerie d’arte e siti web, che ha garantito, inoltre, la sottrazione dal mercato lecito di 169 opere d’arte contraffatte, con un valore stimato qualora immesse sul mercato come autentiche, di oltre 10 milioni di euro.

Dall’analisi dei dati regionali, si riscontra nelle regioni del Piemonte e della Valle d’Aosta un significativo decremento del fenomeno dei furti di opere d’arte. Il bilancio descrive una diminuzione del fatti di reato pari a -55% rispetto al corrispondente dato dell’anno precedente: i luoghi più colpiti risultano essere le abitazioni private ( circa il 70%) e gli edifici di culto (circa il 20%). Nella prevenzione alle aggressioni criminali è stato dedicato particolare impegno soprattutto attraverso i controlli di sicurezza alle aree tutelate da vincoli paesaggistici e monumentali, alle aree archeologiche ed i controlli alle strutture museali che nelle regioni di competenza risultano essere oltre 200.

Attraverso la Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, la più completa banca dati di opere d’arte rubate esistente al mondo gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Roma con un patrimonio informatico di quasi 1.300.000 opere da ricercare, i militari del Nucleo TPC di Torino hanno effettuato 4671 controlli di beni culturali, con un aumento pari al 155% rispetto al corrispondente dato del 2018.

E proprio durante il controllo di una piattaforma ecommerce, che un importante gruppo di monete romane risalenti al III sec. d.C. è stato sequestrato e confiscato al termine di un’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino, in collaborazione con i funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria, Asti e Cuneo. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Asti, hanno dimostrato l’illegittimità della collezione posseduta da un privato cittadino in quanto certamente proveniente da escavazioni clandestine. I Carabinieri, nel corso dei periodici controlli effettuati sul web, avevano individuato le monete romane in vendita su un popolare sito di compravendita on-line e, dopo aver identificato il venditore, hanno sequestrato le monete che presentavano i tipici elementi distintivi della provenienza dal sottosuolo: numerosi segni di corrosione ed ossidazione e profondi segni di abrasione, derivanti da un tentativo grossolano e dannoso di ripulirne la superficie.

Il rinvenimento di un gruppo così omogeneo di monete (24 Antoniniani del Regno di Gallieno, 6 Antoniniani di Claudio II Gotico e 5 monete di difficile riconoscimento) costituisce di fatto la scoperta di un accumulo (in gergo “tesoretto”) presumibilmente costituito e nascosto nel periodo dell’Impero Romano compreso tra il 260 ed il 274 d.C.

La costituzione di quel deposito monetale – tradizionale indizio storico che riconduce la volontà, di assicurare i denari in un periodo di crisi – risulta essere di notevole importanza per la ricostruzione storica delle travagliate vicende politiche e militari che hanno caratterizzato in quell’epoca gli insediamenti romani nel territorio astigiano. L’assenza, tuttavia, di una precisa documentazione scientifica che attesti il preciso luogo di giacenza e l’analisi del terreno circostante, impedisce ogni ulteriore approfondimento.

L’escavazione clandestina oltre a costituire un illecito penale secondo l’ordinamento italiano, comporta un evidente danno al patrimonio culturale nazionale. I reperti verranno riconsegnati alla Soprintendenza Archeologia Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria, Asti e Cuneo per la successiva pubblica fruizione.

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