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Scienza e Tecnologia

Una protesi bionica dopo l’incidente col tritacarne, ora Marco ha una nuova mano

Gabriele Farina

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Marco Bucci, trentatreenne nato e cresciuto a Ivrea, è un libero professionista che lavora nel campo del marketing sportivo aziendale. Fino a circa tre anni fa il suo mestiere era un altro, in un settore completamente diverso rispetto a quello attuale. “Ho fatto il macellaio per diversi anni, ma nel 2017 ho dovuto smettere” – racconta Marco – “Una giornata di lavoro come tante altre, ma mai avrei pensato che la mia vita sarebbe cambiata proprio quel giorno. Stavo tritando la carne, quando improvvisamente anche la mia mano destra finisce nel tritacarne e, nell’arco di pochi secondi, tutto è cambiato. Per fortuna ho avuto la tempestività di spegnere la macchina, anche se il danno ovviamente era già stato fatto. Immediatamente mi hanno portato all’Ospedale di Ivrea e in seguito al Maria Vittoria di Torino”.

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Giunto al Maria Vittoria, le dott.ssa Claudia Cerato e Alessandra Clemente dell’equipe di “Chirurgia Plastica, Chirurgia della Mano e Microchirurgia”, guidata dal dott. Giorgio Merlino, hanno eseguito un complicato intervento sulla mano di Marco, riuscendo a rivascolarizzare e a salvare solo il pollice della mano destra. I chirurghi della mano hanno lavorato in collaborazione con la SC Recupero e Riabilitazione Funzionale della ASL Città di Torino, diretta dalla dott.ssa Tiziana Iacomussi. Dopo la delicata operazione, il giovane rimane ricoverato per circa una settimana e viene successivamente seguito presso l’ambulatorio del reparto per le medicazioni e il follow up postoperatorio. “In questa tipologia di traumi” – spiegano il Dott. Borsetti e la Dott.ssa Germano – “Dove la gravità del danno non permette di ricostruire in urgenza una pinza a tre dita, indispensabile per lo svolgimento della maggior parte delle attività quotidiane, la microchirurgia permette il trasferimento di una o più dita del piede per ricreare una pinza digitale funzionale e sensibile. Insieme al paziente si discutono e analizzano sia le possibilità ricostruttive che quelle protesiche ed in questo caso Marco ha scelto di utilizzare la protesi”. “È stato un periodo durissimo, ma non sono uno che si abbatte facilmente” – continua Marco – “Mi sono dovuto adattare alla mia nuova vita, imparando ad usare la mano sinistra e sfruttando al meglio la protesi lavorativa destra. Da sempre sono un appassionato di moto e non sarà questo a fermarmi. Grazie ad una protesi ad hoc riprenderò a guidare”.

Nel 2019, dopo aver utilizzato con scarsa soddisfazione la protesi estetica, Marco viene inviato dai chirurghi del Maria Vittoria all’Officina Ortopedica Maria Adelaide – una delle poche realtà accreditate in Italia per l’applicazione degli arti bionici – Marco decide che è arrivato il momento di un altro cambiamento nella sua vita: una protesi di ultima generazione in grado di agevolare la sua quotidianità. Nello specifico si tratta di una protesi parziale multiarticolata, la I-Digits. La protesi, che risponde agli impulsi cerebrali del ragazzo attraverso un elettrodo alimentato a batterie, è in fibra di carbonio e titanio, pesa meno di un chilo e può fare 12 movimenti diversi. È stata eseguita una ricostruzione di quattro dita multi-articolate, a controllo mio-elettrico, tramite la contrazione del muscolo ipotenare, che i chirurghi del Maria Vittoria sono riusciti a salvare. L’invasatura realizzata dall’Officina Ortopedica è in silicone e fibre di carbonio. La presa si adatta alla forma dell’oggetto e un dispositivo di stretta automatica impedisce agli oggetti di cadere, oltre a poter utilizzare schermi touch con l’indice della protesi. Marco seguirà un percorso riabilitativo presso la Fondazione Don Carlo Gnocchi di Torino, specializzata per i pazienti che utilizzano protesi di alta tecnologia.

L’INAIL ha contribuito a pagare interamente la protesi applicata da Officina Ortopedica Maria Adelaide, per un costo totale di circa 40.000 euro: “Adesso dovrò seguire un periodo di addestramento, così da poter usare questo arto al meglio e sfruttarlo al massimo”, continua Marco. I-Digits, infatti, permette di muovere in modo autonomo tutte e quattro le dita, consentendo al paziente di compiere sia movimenti elaborati, come prendere piccoli oggetti, che altri movimenti del quotidiano, come indicare un qualcosa o stringere la mano. “Ho deciso di non personalizzare la protesi e di lasciarla così come è stata applicata. Voglio che tutti possano vederla. È una sensazione bellissima, emozionante. A partire da questo momento potrò di nuovo utilizzare entrambi gli arti, affrontare la mia routine in altro modo, come prima. Devo fare molta pratica per utilizzare al meglio la mia mano bionica, ma non c’è addestramento più soddisfacente di questo. Dovrò sicuramente modificare le mie abitudini, ma l’ho già fatto una volta e non vedo l’ora di rifarlo”.

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