Cultura
Il delitto di via Filodrammatici, intervista con Emiliano Bezzon
Nota prima di cominciare. In questa rubrica ho fin qui intervistato solo autori di libri le cui vicende siano ambientate in Piemonte (dovrebbe questa essere l’intervista 130, se non ho perso il conto). Per Il delitto di via Filodrammatici, Fratelli Frilli Editori, ho voluto fare un’eccezione. Pur essendo infatti il romanzo ambientato a Milano, Emiliano Bezzon è l’attuale Comandante della Polizia Municipale di Torino ed ho ritenuto avesse comunque cose interessanti da dirci.
Concentriamoci però decisamente sul romanzo. Il Sovrintendente del teatro alla Scala viene trovato ucciso nel suo ufficio e ad indagare è la giovane e abile capitana dei carabinieri Doriana Messina, coadiuvata dalla sua amica e psicologa Giorgia del Rio. Una coppia di giovani indagatrici belle e professionali, attente e rispettate, capaci di scendere a fondo nell’indagine fino a colpire i responsabili. Un giallo classico, la cui recensione completa trovate qui come d’abitudine.
Emiliano Bezzon ha risposto alle mie domande.
Come nasce la coppia di indagatrici Doriana Messina e Giorgia del Rio?
Giorgia e Doriana sono alla loro seconda indagine, la prima è raccontata ne “Il manoscritto scomparso di Siddharta” edito dalla casa editrice torinese Robin. Doriana è un capitano dei carabinieri quindi un’investigatrice professionale, istituzionale. Giorgia, invece, lo diventa per via della sua professione di psicologa di coppia… quando le ho create ho pensato che fossero la perfetta combinazione investigativa: l’ufficialità, le procedure investigative da un lato e l’analisi introspettiva dall’altro. Investigare su un delitto significa spesso cercare di leggere dentro i protagonisti, le loro storie, le loro relazioni, i loro stili di vita. Una psicologa fa questo di mestiere, cerca di comprendere anche le verità celate dalle persone. In fondo queste due donne sono due facce della stessa medaglia, per questo sviluppano un’intesa fantastica, anche sul piano personale. Poi sono due leader, due personalità forti. A pensarci bene ormai i talk show sono pieni di donne criminologhe, i miei personaggi sono altro, sono donne d’azione non da talk show, non hanno tempo per speculare ma si muovono sulla scena del delitto alla ricerca della verità. Direi che sono più interessanti e più attraenti.
Uno scrittore che sceglie come protagoniste una coppia di giovani donne, a cui affianca anche un’anatomopatologa donna. Se è vero che non c’è nulla di strano è però un aspetto curioso del romanzo. C’è un motivo particolare per questa scelta?
Lo dico da quando ho iniziato a scrivere, anche per i romanzi con altra protagonista e i racconti con una protagonista ancora diversa, ma sempre donna. Le donne investigatrici sono più brave, anche nella realtà. Quando lavoravo a Varese mi sono trovato ad avere a che fare con un capo della mobile donna, un capitano dei carabinieri donna, un procuratore donna… le donne investigano meglio per tre motivi: sono più pazienti, sono più ordinate, sono più intuitive. Investigare richiede pazienza (non è tutta azione come nelle fiction), metodo e ordine (bisogna lavorare su tonnellate di carte, di registrazioni, di filmati) e infine occorre anche avere il guizzo intuitivo che è molto femminile.
Le protagoniste si trovano ad indagare nel mondo della musica classica milanese, tra il teatro alla Scala e la casa di riposo Giuseppe Verdi, passando per riferimenti a Boito. Come hai approfondito le conoscenze di questo mondo per preparare il romanzo?
Ho letto un po di libri (alcuni consigliati ai lettori al termine del romanzo), anche perchè non sono affatto esperto in materia. sulla conoscenza di Milano ho fatto riferimento alla mia esperienza professionale di undici anni a Milano e poi ho fatto alcuni sopralluoghi alla casa di riposo per artisti… un posto pazzesco che merita di essere visto. Il punto di partenza è vero perchè Verdi non ha mai pubblicato la partitura del Re Lear, pur avendo fatto vari tentativi su libretti diversi. La cosa curiosa è che esattamente il giorno in cui si decideva la pubblicazione del romanzo, sul Corriere della sera è apparso un articolo riferito a nuovi studi sulle carte verdiane trovate nella casa del maestro in Emilia… il pezzo si concludeva proprio dicendo che rimaneva avvolta dal mistero la vicenda della partitura del Re Lear… di cui si parla molto nel romanzo. Quanto a Boito, è l’architetto che ha progettato la casa di riposo per musicisti ma anche alcuni edifici della mia città natale, Gallarate.
L’ultima riga del romanzo lascia intuire che sia già pronta una nuova avventura per le tue eroine… cosa puoi dirci a proposito?
Sto scrivendo la terza indagine, che si svolge a Torino, tra Aurora e Barriera Milano, dove Giorgia del Rio indagherà nel mondo del disagio minorile e di traffici internazionali, della quale non posso raccontare moltissimo, evidentemente. Il finale di questo romanzo, infatti, parla della scomparsa di un ragazzino a Valsolda, la località lacustre in cui è ambientata la prima indagine di Giorgia e Doriana e da li ci si sposta a Torino…
La mia classica domanda: immagina una trasposizione cinematografica del romanzo, quali attrici e attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi protagonisti?
Immagino Giorgia come una donna non appariscente ma intrigante, attorno ai 40 anni: Cristiana Capotondi!
Doriana è una donna mediterranea, sicuramente più appariscente quando non è castigata in uniforme e nemmeno trentenne… qui c’è l’imbarazzo della scelta e davvero non saprei chi indicare.
Poi ci sono un bel po di personaggi maschili… di sicuro mi piacerebbe avere nel cast Rocco Papaleo, il nostro concittadino che trovo straordinario nei ruoli comici e non solo.
Dopo anni in Lombardia sei ora Comandante della Polizia Municipale a Torino. Aspettiamo quindi prossimamente il romanzo ambientato sotto la Mole…
In realtà, oltre al romanzo a cui ho gi’accennato, ho appena terminato anche un racconto noir ambientato a Villa della Regina e con Patrizia Durante ne ho scritto un altro ambientato al teatro Regio… di prossima pubblicazione.
Visto il periodo e il tuo ruolo mi permetterai una domanda che esula dal romanzo. Come stanno vivendo i torinesi i divieti per il contenimento del Covid-19?
Ogni giorno veniamo subissati da segnalazioni di assembramenti, da chiamate di persone di si affacciano al balcone e si allarmano perchè vedono della auto circolare. Se poi si passa ai social… lasciamo perdere. Io vorrei che ci si rendesse conto di due cose: c’è gente che lavora e gente che esce per necessità, come previsto dalle norme; poi ci sono anche quelli che violano le regole, come sempre, ma sono davvero una minoranza!
Credo che i torinesi come in generale gli italiani – la stragrande maggioranza – stiano dimostrando un senso civico straordinario. Forse non ci rendiamo conto che in città siamo quasi un milione e se ci aggiungiamo i city users, quando ci pare di vedere chissà quali folle ci dimentichiamo di come sia la città nel pieno della sua vita e vitalità, che speriamo torni presto.
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