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Cultura

Le bugie della notte, intervista con Maurizio Blini

Gabriele Farina

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Nuova avventura per Alessandro Meucci e Maurizio Vivaldi, i due “non-eroi” nati dalla penna sagace e approfondita di Maurizio Blini. Ne Le bugie della notte, Fratelli Frilli Editori, la coppia della squadra omicidi di Torino non ha a che fare con un omicidio da risolvere. Curioso, no?

Questo perchè Blini sfrutta il giallo e il noir per raccontare l’animo umano e le sue devianze. Qui abbiamo un curioso personaggi che dichiara di essere in grado di “sentire” la presenza di una morte prossima nelle persone che lo circondano, ed un altrettanto curioso personaggio, un ingegnere, che ha invece deciso di costruirsi una seconda vita, estrema, parallela, sulle spalle di una vittima a lui vicina. Trovate qui la recensione approfondita del romanzo.

Maurizio Blini ha risposto alle mie domande.

Ci conosciamo da un po’… partiamo dal centro della questione e senza giri di parole: Meucci e Vivaldi, questa volta ancor più delle precedenti, sono una scusa per raccontare l’animo umano e le sue fughe?

Assolutamente sì. Come in altre occasioni, d’altronde. I miei personaggi sono l’espediente che mi permettere di insinuarmi nelle crepe oscure della nostra società, nelle sue contraddizioni, menzogne, piaghe di dolore e sofferenza.
E’ proprio grazie al loro intimismo romantico e idealista alla vecchia maniera se riesco a porre sotto la luce dei riflettori sempre nuovi conflitti sociali e interiori. Ad affrontare fenomeni diversi con l’umanità che li contraddistingue, finanche le battaglie perse, per via di dubbi, errori, sottovalutazioni.

Chi sono i due personaggi con cui dobbiamo fare i conti in questa avventura?

Persone apparentemente normali, esattamente come quelle che tutti noi magari conosciamo. Potrebbero essere nostri amici, conoscenti, vicini di casa, chissà. Professionisti seri, eleganti, curati ma con dei segreti da nascondere, vizi, aspettative malate. Le loro bugie ci raccontano molto di loro e le loro ombre nascondono o, quantomeno, mimetizzano bene il loro vero essere. Personaggi che fanno del paradosso la loro fede. Storie originali e bizzarre che mi hanno incuriosito e appassionato proprio perché apparentemente impossibili e dove la menzogna si cela insidiosa come una serpe sotto un sasso.
Come diceva Oscar Wilde, L’uomo è meno se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirla verità.

Come è nata l’idea di questa storia?

Come tutte le storie che scrivo, è nata dall’attenta osservazione delle persone che mi circondano. Da una antica curiosità e valutazione critica dell’aspetto umano, di ciò che si può nascondere dietro all’estetica, parvenza, bella presenza. Molte persone esprimono la simulazione, il bluff, con maestria, ma arriva sempre il momento in cui, tutto crolla come un castello di carte. Per dirla come Alexandre Dumas, Ogni falsità è una maschera, e per quanto ben fatta, si arriva sempre, prima o poi, a distinguerla dal volto.

La riflessione sull’animo umano questa volta non lascia superstiti. Mi sembre chiaro che buoni e cattivi  escono tutti sconfitti. Sbaglio?

Il gioco della vita, certo. Quando decido di stimolare le corde sensibili dell’umanità mi scontro, ovviamente, con le sue debolezze, fragilità, dubbi e paure. E queste
non possono che rappresentare il limite di entrambi gli schieramenti, buoni e cattivi. Siamo tutti uomini, in fondo.

Il romanzo esce in un momento estremamente difficile per l’Italia e il mondo intero. Come stai vivendo questo periodo di reclusione forzata?

Per fortuna riesco a gestire bene il mio tempo. Ovviamente è più semplice per chi, come me, è già abituato a stare ore al computer a scrivere, ad ascoltare musica, leggere libri e fare incetta di film. Gran parte delle mie passioni, insieme all’enogastronomia, sono tutte racchiuse in questo piccolo mondo, pertanto, resisto stoicamente e disciplinato come si conviene. Resta il fatto che l’isolamento precluda, obtorto collo, il rapporto con gli affetti più cari e con una parte di vita che sembra essere scivolata altrove. Penso che nell’intimo di molti di noi, una traccia indelebile di questa esperienza rimarrà impressa, e sarà capace di portare a mutamenti importanti, anche comportamentali. Una prova difficile che mette a dura prova molte di quelle che erano le nostre certezze.

Come affronterebbero Meucci e Vivaldi una situazione come quella che stiamo vivendo tutti? Loro, quantomeno Meucci, sarebbero in prima linea per le strade di Torino…

Ovviamente sì, per entrambi sarebbe l’ennesima sfida con l’imponderabile. Una sfida quasi impossibile. Pur tuttavia, quante volte si sono trovati di fronte all’ignoto con nessuna risposta in tasca e un tarlo a roderli lentamente?
Affronterebbero il futuro a muso duro, con reazioni ed emozioni diverse eppure speculari nel loro modo di intendere, vivere e affrontare la vita. Che resta per tutti una cosa meravigliosa.

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