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Cultura

Solo piccole tentazioni, intervista con Teodora Trevisan

Gabriele Farina

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Camilla ha una piccola casa editrice a Torino e giornalmente deve districarsi tra la necessità di guadagnare e la voglia di produrre solo libri di qualità. Un filo sottile su cui muoversi, un equilibri che una proposta sorprendente ed economicamente molto vantaggiosa rischia seriamente di far vacillare.

Questo è il tema di base di Solo piccole tentazioni, il nuovo romanzo di Teodora Trevisan per Neos Edizioni. Una vicenda che si snoda tra Torino e Genova e che non manca di tirare in ballo passioni, amori, lavoro, cultura e libri. Trovate qui la recensione completa del libro.

Teodora Trevisan ha risposto alle mie domande.

Il tuo nuovo romanzo si muove nel mondo della piccola editoria. Un mondo estremamente difficile, che conosci bene. Quali sono le difficoltà che deve affrontare un piccolo editore?

L’argomento è vastissimo. In estrema sintesi, per quanto mi consta, i piccoli editori devono fronteggiare due principali elementi di rischio. Il primo è quello, noto, dello scarso numero di lettori in Italia e quindi di un mercato che si restringe sempre di più. Il secondo è quello di una sorta di “cannibalizzazione” da parte dei grossi gruppi editoriali che monopolizzano il mercato e lasciano scarsi spazi di azione. A ciò si aggiunge l’estrema difficoltà, se non l’impossibilità, da parte di un piccolo editore, per promuovere i propri libri, di poter accedere (se non in via amicale) ai principali e importanti canali di informazione sia della carta stampata sia della radio e televisione. Ne consegue una lotta quotidiana per riuscire a sopravvivere economicamente. Tutto ciò si riversa, di conseguenza, anche sugli scrittori che, al di là del valore dei loro libri, non possono che permanere in una navigazione di “piccolo cabotaggio”

Camilla riceve una proposta economicamente molto vantaggiosa, una piccola tentazione che però mette a rischio la sua integrità. Come affronta questo arduo dualismo?

Camilla è molto combattuta perchè non vorrebbe mettere in discussione i suoi principi deontologici. Ma, alla fine, si convince che, nei tempi in cui viviamo, quella a cui decide di cedere è davvero soltanto una piccola tentazione i cui risultati economici le consentiranno di mettere in cantiere progetti più valevoli.

Nello stesso momento deve affrontare un’inattesa crisi del suo matrimonio, fino a quel momento vissuto a distanza. Usciamo forse fuori tema (ma in fondo sono i giorni di San Valentino): secondo te può funzionare un rapporto di questo tipo?

Un rapporto come quello che Camilla ha con il marito, da eterni fidanzatini può sembrare la soluzione ideale per ritrovarsi sempre freschi, belli e profumati. Personalmente credo che un vero rapporto debba alla fine confrontarsi con il quotidiano, con le sue routine, con qualche piccola noia, con le banalità di tutti i giorni e con un confronto che deve essere anche “fisico” per costruire un rapporto solido e reale.

Sullo sfondo una Torino che sembra osservare silente ed interviene solo quando c’è bisogno di una mano. Qual è il tuo rapporto con la città?

Io sono nata a Venezia e sono veneziana per parte di padre e greca per parte di madre. Queste sono le mie due “patrie” del cuore. Però a Torino sono cresciuta e amo il suo fascino e la sua sobria eleganza, quel suo essere, appunto, “silente”, l’understatement che è tratto caratteristico dei suoi abitanti, la cultura, il buon cibo e il buon vino.

Mi sembra molto significativa la copertina, con i libri e la mela che riassumono bene il tema del romanzo: la letteratura e le tentazioni. Come è nata?

Per quanto riguarda la copertina, l’editrice Silvia Ramasso e io abbiamo individuato quali fossero gli elementi più rappresentativi del tema trattato nel romanzo. Ovviamente i libri e poi la mela, simbolo per eccellenza della tentazione, dal paradiso terrestre a Biancaneve. Ed era importante fosse rossa per introdurre anche il tema della passione e con uno sfondo molto contrastato e drammatico.

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