Cronaca
Roberto Rosso si è dimesso dopo l’arresto: 15 mila euro per un pacchetto di voti, lo scambio ha avuto successo
Il procuratore generale del Piemonte Francesco Saluzzo ha reso note le motivazioni che hanno portato all’arresto dell’assessore regionale Roberto Rosso. Secondo quanto appurato dalle indagini Rosso avrebbe acquistato per 15 mila euro un pacchetto di voti alle scorse elezioni regionali. Secondo quanto riferito dalla Guardia di Finanza, dall’indagine è emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa “la intraneità mafiosa dei loro interlocutori”.
Gli investigatori hanno documentato, anche con immagini riprese in video, diversi incontri tra Rosso e alcuni presunti boss, tra cui Onofrio Garcea, esponente del clan Bonavota in Liguria, anche in piazza San Carlo a Torino. Secondo Saluzzo “Roberto Rosso è sceso a patti con i mafiosi. E l’accordo ha avuto successo”.
Roberto Rosso ha firmato in carcere la lettera di dimissioni dai suoi ruoli nella giunta regionale del Piemonte. Anche Giorgia Meloni ha scaricato immediatamente il suo uomo arrestato.
L’attività investigativa è stata condotta dal Nucleo Polizia Economico – Finanziaria di Torino – G.I.C.O. della Guardia di Finanza e costituisce sviluppo dell’operazione denominata “Carminius”. Le investigazioni hanno messo in luce ulteriori figure di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, che hanno riorganizzato gli assetti del predetto sodalizio, intessendo rapporti con un noto imprenditore torinese, Mario Burlò, con interessi sul territorio nazionale e sponsor di varie squadre sportive, anch’egli destinatario della predetta misura con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Quest’ultimo, con il costante sostegno garantitogli dai membri della cosca, ha attuato uno strutturato sistema di evasione fiscale attraverso la creazione di più società, formalmente non riconducibili allo stesso, tramite cui compiere indebite compensazioni I.V.A. ed ottenere in tal modo considerevoli profitti. Il “sistema” così elaborato ha permesso di accumulare indebite compensazioni per un valore superiore ai 16 milioni di euro.
Le indagini hanno fornito una chiara evidenza delle ragioni dell’intesa tra il sodalizio e Burlò: da un lato quest’ultimo, dovendo investire l’ampia liquidità realizzata tramite l’evasione fiscale, ha potuto perfezionare agevolmente acquisti immobiliari supportato dalla copertura e dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale. Allo stesso modo la cosca ha ottenuto illecitamente ingenti profitti ed il controllo.
La prima operazione realizzata tramite il suddetto pactum sceleris ha avuto ad oggetto la villa appartenuta al noto giocatore di calcio Arturo Vidal, recentemente acquistata proprio da Burlò e oggi posta sotto sequestro, insieme ad altre prestigiose proprietà, quali una decina di appartamenti nel resort Geovillage di Olbia e alcuni ristoranti e bar del capoluogo torinese.
Nel corso delle indagini si è appurato come il consorzio criminale avesse messo le mani anche nelle ultime elezioni regionali, scoprendo quindi il ruolo avuto da Roberto Rosso nella faccenda.
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