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Cultura

La fine dell’ora legale, intervista con Claudia Cassio

Gabriele Farina

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Si chiama La fine dell’ora legale ed è il primo romanzo di Claudia Cassio, moncalierese che ha ambientato la sua storia in un paese alle porte di Torino. Tripla E Edizioni.

Tommaso è il vecchio custode di un parco cittadino. Quando va in pensione lo sostituisce Nico, che però il suo primo giorno di lavoro si trova ad affrontare un’emergenza: la scoperta di un cadavere nel parco. Il giovane Nico, che di problemi proprio non ne vorrebbe, tira subito in ballo Tommaso e i due si trovano ad indagare (ognuno per suo conto) sulla preoccupante situazione. Abbiamo quindi un giallo, che tuttavia è solo lo sfondo per raccontare una serie di personaggi che si muovono nel parco, una serie di vite diverse che si incontrano (o non si incontrano) sullo stesso palcoscenico. Trovate qui la recensione completa del libro.

Se vi interessa incontrare l’autrice ci sarà una presentazione de “La fine dell’ora legale” presso la Biblioteca Arduino di Moncalieri il 31 ottobre alle ore 17:30. Intanto Claudia Cassio ha risposto alle mie domande.

Siamo in un parco in una cittadina alle porte di Torino. Un cadavere su una panchina avvicina due persone che ne farebbero volentieri a meno, il vecchio e il nuovo custode. Come è nata questa storia?

Da tempo avevo in mente l’idea di raccontare la quotidianità. Così è la vita della gente che frequenta un parco pubblico. Sono storie di tutti i giorni, non banali perché in ognuna c’è qualcosa di eccezionale. La scoperta del cadavere su una panchina costringe l’anziano custode, Tommaso, e il giovane Nico ad ascoltare le vite degli altri alla ricerca di indizi che portino alla verità. Il vecchio e il giovane sono tipi diversi e reciprocamente ostili: questione di età, di esperienza e carattere. Non sono alleati, piuttosto concorrenti in una gara di ipotesi e supposizioni opposte.

Nel parco si muovono una serie di personaggi davvero indimenticabili che tratteggi ognuno con la propria storia. Sono in realtà le loro storie il fulcro della vicenda?

Sì, il romanzo ha due chiavi di lettura. Quella esplicita sono le storie di persone comuni: anche i due protagonisti, in fondo, lo sono. Però lo snodo della fine dell’ora legale crea una seconda possibilità: quella di vedere la vita cambiare, ridursi al personale, all’intimità con l’avanzare del freddo. Mi piaceva l’idea di un palcoscenico affollato di presenze: una coralità che si ritrova ogni giorno come per un appuntamento fisso. E poi svuotare lo spazio, voltare la pagina e, svelato il mistero del morto, focalizzare l’attenzione sulla realtà dei due protagonisti. Raccontare due vite difficili con finali diversi che nella prima parte s’intravvedono appena. La fine dell’ora legale è anche questo: la metafora di un cambiamento. Qualcosa si modifica per tutti come la luce e l’andare di fretta, lasciare le panchine per il freddo, prepararsi al Natale, invecchiare col nuovo anno.

Tra queste storie ci sono quelle personali dei due protagonisti, molto diverse tra di loro. Chi sono Tommaso e Nico?

Tommaso è nato e vissuto nel piccolo mondo di una città di provincia. È un tipo silenzioso, burbero, ironico che ama il parco come estensione della sua casa: i viali ordinati, le panchine e i prati puliti sono il suo orgoglio. Ha un segreto piccolo che per lui è grande come una maledizione. Nico all’opposto nasconde un passato tragico e una vita che è già cambiata troppe volte per la sua giovane età. Ha radici in una regione, la Calabria, di cui ha perso la lingua. È un ragazzo che scappa, che cambia identità che abita in un parco che detesta, che accetta un lavoro e una vita lontani dai suoi sogni: purché sia l’ultima tappa.

La vicenda si svolge alla porte di Torino, ma l’impressione è che questo parco potrebbe essere fuori dal tempo e dallo spazio… un po’ ovunque. Sbaglio?

Naturalmente, il parco potrebbe essere ovunque. Oppure potremmo trovarci su un autobus, un treno, nella sala d’aspetto del medico della mutua, in un mercato. Ovunque ci siano discorsi di quotidiano, scambi di parole facili, di un lessico comune. Ho scelto il parco perché accoglie un’umanità policroma, felice o triste, giovane o vecchia, perché è un bel posto e c’è la natura di alberi e d’acqua: una cornice ideale.

E poi si cambia l’ora. Un simbolico passaggio che vuol dire un nuovo inizio per i protagonisti del romanzo…

Certo, l’ho già anticipato. La vita dei due protagonisti però non inizia, semplicemente continua. Le radici sono lontane, c’è già il tronco sviluppato, rami e foglie, ma prima di riportare indietro le lancette, Tommaso e Nico erano sopraffatte dall’urgenza di scoprire la verità sul morto della panchina. Dopo la fine dell’ora legale i due protagonisti restano a fare i conti con i sentimenti privati, le emozioni che li hanno resi nemici e li riavvicineranno in un finale comune.

Immagina la trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?

Domanda difficile. Se si tratta di fantasticare, lo faccio in grande. Toni Servillo sebbene fisicamente diverso ha le tutte qualità del mio povero e vecchio Tommaso. Per il ruolo di Nico sceglierei Luca Marinelli. Un bel sogno!

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