Ambiente
Nei laghi di Caselette le rare testuggini palustri Emys orbicularis – Fotogallery –
La si credeva se non estinta comunque rarissima e invece vive alle porte di Torino: è la testuggine palustre autoctona Emys orbicularis, di cui è stata trovata una consistente popolazione nella zona del monte Musinè e dei Laghi di Caselette, nell’ambito dei monitoraggi che la Direzione sistemi naturali della Città Metropolitana di Torino sta effettuando in uno dei siti della Rete Natura 2000 la cui gestione è stata delegata dalla Regione all’Ente di area vasta. L’Emys orbicularis è molto rara ed è protetta dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea. In Piemonte erano noti solo altri tre siti in cui è presente, di cui due nel Vercellese e uno nel Parco naturale dei Laghi di Avigliana. La specie, un tempo abbondante in molte aree umide, ha subìto un forte declino a causa di molteplici fattori: la distruzione degli habitat elettivi, l’inquinamento delle acque, l’introduzione di specie alloctone (tartarughe americane del genere Trachemys) e il prelievo indiscriminato da parte dell’uomo.
“La popolazione di Caselette sembra essere la più numerosa e la più vitale del Piemonte, perché sono stati trovati anche individui giovani di uno e due anni. – sottolinea Barbara Azzarà, Consigliera metropolitana delegata all’ambiente, ai parchi e alle aree protette, alla tutela della fauna e della flora – Il fatto che un’area protetta così vicina a Torino ospiti una specie divenuta rara e bisognosa di protezione testimonia la validità della politica di protezione della biodiversità impostata negli scorsi decenni e portata avanti dalla Regione, dalla Città Metropolitana di Torino e dalle Province. Le azioni degli Enti locali stanno andando di pari passo con una presa di coscienza dei cittadini, molti dei quali utilizzano parte del loro tempo libero per attività di tutela delle nostre aree protette”.
UNA SPECIE A RISCHIO IN TUTTA EUROPA
L’Emys orbicularis è presente in quasi tutto il continente europeo, con l’eccezione dei paesi scandinavi e della Russia. In Italia ha una distribuzione disomogenea e frammentata, tipica caratteristica di una specie minacciata. Ha una discreta presenza nella pianura padana, nelle zone palustri della Maremma, in Lazio, Campania e Calabria, mentre è assente in Valle d’Aosta e nelle zone montane dell’arco alpino e della dorsale appenninica. Mentre nel passato veniva cacciata dall’uomo per scopi alimentari, oggi è principalmente minacciata dalla progressiva scomparsa del suo habitat naturale, dovuta al prosciugamento delle zone umide e alla regimazione dei corsi d’acqua. Risente, come tutto l’ecosistema acquatico, del progressivo inquinamento delle acque, in particolare dell’immissione negli ambienti acquatici di sostanze tossiche come gli insetticidi, i diserbanti e altri principi attivi ad azione biocida. La soppressione della vegetazione effettuata con mezzi meccanici ferisce gli esemplari adulti e ne distrugge i nidi.
L’Emys orbicularis preferisce acque tranquille, con fondale fangoso. La si trova in stagni, fossati, paludi, fiumi e canali, in zone ricche di vegetazione acquatica e dove la corrente dell’acqua è più lenta. Vive anche nelle acque salmastre, come ad esempio le foci dei fiumi e le lagune costiere. È possibile trovarla anche in ambienti artificiali, come canali di irrigazione, laghetti nei parchi cittadini e in ogni habitat favorevole. Lo spazio vitale individuale varia dai 600 ai 1600 metri quadrati. Rispetto alle femmine i maschi hanno esigenze di spazio minori. Le femmine sono sempre più grandi dei maschi: in media 20-22 centimetri contro 15-18. Il piastrone, o scudo ventrale, è composto da dodici elementi, ha un colore giallo sabbia uniforme con scarse venature più scure. Lo scudo dorsale, o carapace, è collegato con il piastrone attraverso legamenti cartilaginei che favoriscono la mobilità di entrambe le parti, è ricoperto da 5 placche vertebrali, 8 costali e 25 marginali, delle quali una nucale e due caudali. Il carapace è appiattito e ovale, con un colore di fondo molto variabile, che va dal marrone oliva al verde scuro, fino al nero. Negli esemplari giovani sul carapace è presente una carena centrale che poi scompare completamente con la crescita. Il colore della pelle, della testa e degli arti va anch’esso dal giallo al verde scuro. Anche sulla pelle sono presenti punteggiature gialle. Le dita sono provviste di unghie e collegate tramite una membrana interdigitale. La specie è caratterizzata da una coda piuttosto lunga, che in entrambi i sessi è provvista di un’unghia terminale. La coda negli esemplari adulti misura circa la metà della lunghezza complessiva dell’animale. Le principali differenze tra le varie sottospecie di Emys orbicularis riguardano le dimensioni, la forma e la colorazione del carapace. In Italia gli esemplari di dimensioni maggiori provengono dalla pianura padana e hanno un colore verde scuro e il carapace bombato.
Da ottobre a marzo l’Emys orbicularis sverna principalmente in acqua, preferibilmente nel fango, in uno stato di ibernazione pressoché totale, in cui l’animale respira assimilando l’ossigeno attraverso l’epidermide e la cloaca. In alcuni casi, invece che in acqua, l’Emys orbicularis scava la tana nel terreno o tra le radici della vegetazione, oppure si rifugia tra le rocce, ma sempre in prossimità dell’acqua. Il periodo di ibernazione termina quando la temperatura dell’acqua raggiunge almeno i 10 gradi. Qualora il caldo intenso dell’estate prosciughi lo specchio d’acqua in cui vivono, le testuggini sospendono la loro attività e cercano riparo nelle tane aspettando le piogge. Le Emys non sono buone nuotatrici rispetto ad altre specie di tartarughe acquatiche, tuttavia sono legate all’ambiente acquatico nel quale trascorrono gran parte del loro ciclo vitale. Sono animali piuttosto timidi, che si rifugiano in acqua al primo segnale di disturbo. Sono tartarughe stanziali ed abitudinarie sia per quanto riguarda il territorio di ricerca del cibo che per le zone in cui si riscaldano al sole (termoregolazione): continuano ad utilizzare le tane e i nidi anche negli anni successivi. L’Emys orbicularis si può spostare lontano dall’acqua fino a qualche chilometro nel periodo riproduttivo, in cui i maschi vanno alla ricerca di femmine o le femmine cercano un luogo adatto alla deposizione delle uova. Gli esemplari adulti non hanno predatori naturali, ma i piccoli fino ad un paio di anni di età possono essere preda di pesci predatori o di uccelli acquatici. In genere le Emys convivono pacificamente in colonie, ma durante il periodo degli amori si possono avere degli scontri tra i maschi, in ogni caso non cruenti.
L’Emys orbicularis è un animale prevalentemente carnivoro. Si nutre di lumache, piccoli crostacei, larve di insetti, molluschi, girini, invertebrati acquatici. Non disdegna tuttavia pesci morti o carogne di altri animali né vegetazione acquatica come le lenticchie d’acqua e le ninfee. Anche se occasionalmente la si trova sulla terraferma in cerca di cibo, mangia esclusivamente nell’acqua. Ciò è dovuto al fatto che può inghiottire soltanto sott’acqua.
L’attività riproduttiva comincia all’inizio della primavera, spesso già in febbraio o in marzo, con l’innalzarsi delle temperature dopo il letargo invernale. Nel periodo degli amori i maschi diventano molto aggressivi. Sebbene il rapporto numerico tra maschi e femmine sia alquanto variabile e muti secondo la zona geografica, pare che ciascun maschio riesca ad avere un piccolo harem con due o tre femmine. L’accoppiamento avviene il più delle volte in acqua profonda almeno una trentina di centimetri ed è generalmente incruento. In generale la deposizione delle uova avviene intorno agli inizi del mese di giugno (variabile a seconda delle località), dopo circa 30-45 giorni dall’accoppiamento. Per trovare un posto adatto alla deposizione la femmina può percorrere anche lunghe distanze, fino a 4 chilometri. I nidi, comunque, vengono di solito collocati da pochi metri a poche centinaia di metri dallo specchio d’acqua in cui l’animale vive. In molti casi le femmine tornano ogni anno nello stesso posto. I luoghi preferiti per la deposizione sono di solito asciutti, esposti al calore dei raggi solari, con terra sabbiosa e soffice e vegetazione rada, in prossimità delle rive, tra le radici della vegetazione riparia. Lo scavo del nido e la deposizione delle uova avvengono di solito nel tardo pomeriggio, di sera o nelle prime ore del mattino. Per prima cosa la femmina, scelto un luogo in prossimità della riva, tramite l’utilizzo delle zampe posteriori, scava una buca profonda circa 10 centimetri. Se il terreno è duro lo bagna con acqua raccolta in due sacche lombari che sfociano nella cloaca. In Italia le Emys depongono da tre a otto uova, a seconda della taglia della femmina, anche se sono state rinvenute deposizioni con più di venti uova, che sono tondeggianti, bianche, dal guscio calcareo, sottile e lievemente elastico, lunghe da 30 a 39 millimetri, larghe da 18 a 22, pesanti da 6 a 10 grammi. Dopo la deposizione il nido viene coperto con il terreno, che si indurisce chiudendo il foro d’entrata. Dopo un periodo che varia da 60 a 85 giorni nascono i piccoli, dotati di un “dente dell’uovo” che utilizzano per rompere il guscio e che scomparirà una volta assolta la funzione. Qualora il clima non fosse sufficientemente caldo, soprattutto nelle regioni europee settentrionali o in caso di deposizione tardiva delle uova, i piccoli potranno uscire dall’uovo la primavera successiva a quella della deposizione. I neonati sono lunghi da 30 a 35 millimetri e pesano da 4 a 6 grammi. Hanno il carapace tondeggiante, molle, carenato, di colore nerastro punteggiato di giallo e una coda molto lunga rispetto alle dimensioni del corpo. La Emys ha un accrescimento piuttosto lento, specialmente nelle regioni settentrionali. I maschi raggiungono la maturità sessuale tra i 6 e gli 8 anni, mentre le femmine solo a 15 anni. L’Emys è una specie longeva: in natura può vivere fino a 40 anni, in cattività oltre i 60 anni. Le femmine sono in grado di deporre uova fertili anche due anni dopo l’accoppiamento. Come in molte specie di rettili, il sesso dei neonati dipende dalla temperatura di incubazione. Con temperature costanti tra i 23 e i 27 gradi nascono esclusivamente maschi, con temperature tra 29,5 e 33 gradi nascono esclusivamente femmine, mentre a temperature comprese tra questi due intervalli nascono individui di entrambi i sessi.
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