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Cultura

Ovunque per te, intervista con Elena Genero Santoro

Gabriele Farina

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Torna Elena Genero Santoro con una nuova avventura dei suoi Patrick e Futura, la coppia nata dalla sua fantasia e ormai protagonista di una vera e propria saga. In Ovunque per te i due sono a Londra e devono affrontare un difficile momento lavorativo, che li spingerà a spostarsi a Barcellona.

Intanto a Torino i loro amici continuano la loro vita tra le mille difficoltà quotidiane, dal lavoro ai rapporti umani, dalle gelosie alla gestione difficile della vita di un disabile in città. Ljuda, Massimo, Manuela, Stefano… ritroviamo una serie di personaggi che abbiamo imparato ad amare nei libri precedenti e li seguiamo nelle loro peripezie quotidiane, che per quanto comuni a molti, riescono comunque ad affascinarci. Trovate qui la recensione completa del libro.

Elena Genero Santoro ha risposto alle mie domande.

Tornano Patrick, Futura e i loro amici sparsi tra Torino e l’Europa. A che punto della loro vita li incontriamo?

Sono sposati, vivono a Londra, hanno una bambina di pochi mesi, ma la loro routine che viene messa a dura prova da un concatenarsi di eventi sfortunati. Patrick, che è emofiliaco, ha un incidente d’auto a cui segue una lunga convalescenza. Ma quando torna al lavoro, già debilitato e demoralizzato, si trova a fare i conti con una ristrutturazione aziendale. In breve perde il lavoro e si ritrova più depresso di prima. Questo avrà conseguenze anche sull’umore e sulla salute mentale di sua moglie, che nel tentativo di venirgli incontro dovrà fare dei grossi sacrifici, fino al trasferirsi in un’altra nazione, che però non è l’Italia.

Torino torna protagonista in grande stile, molti dei personaggi si muovono sotto la Mole…

Mentre Futura e Patrick scorrazzano su e giù per l’Europa, Manuela vive a Torino e, dopo aver scelto di lasciare lo studio legale del padre e di lavorare come praticante in quello di Nadia Fortuna deve pagarsi con grandi sacrifici un alloggio in cui vivere. Troverà un coinquilino, ma questo sarà solo l’inizio dei suoi problemi. Il centro di Torino diventa quindi l’elegante scenografia dei vari studi di liberi professionisti che sfruttano il lavoro dei praticanti. Anche altri protagonisti però gravitano intorno alla Mole: Ljuda e Massimo, Stefano e Daniela.

Come sempre utilizzi le tue storie per toccare anche temi importanti. Qui, tra gli altri, abbiamo la crisi economica. Come provano ad affrontarla i tuoi protagonisti?

La affrontano molto all’italiana: reinventandosi come possono. Mattatrice di questo approccio è senz’altro Ljuda: moglie di un ex seminarista, incinta del terzo figlio, con un marito insegnante precario
di religione , perde il lavoro da commessa che tanto amava, perché, per inciso, molti esercizi commerciali a Torino falliscono. Troverà un ripiego come centralinista… di un telefono erotico! Ovviamente non dovrà farsi scoprire dal marito, che per certi versi è sempre un po’ prete. E qui inizieranno le avventure rocambolesche.

E c’è anche una fetta di romanzo che ci mostra le difficoltà quotidiane di un disabile per le strade di Torino. Come mai hai deciso di affrontare questo tema e qual è la situazione?

Torino, coi suoi palazzi signorili della fine del diciannovesimo secolo e dei primi del Novecento è una gran bella città: elegante, curata. E’ qualcosa di cui sono molto fiera. Eppure, come spesso avviene, ci sarebbero tanti dettagli da cambiare, in primis i marciapiedi. E qui emerge la mia formazione ingegneristica. Tutto quello che so sulle barriere architettoniche l’ho appreso al politecnico di Torino quando seguivo i corsi di architettura e urbanistica, in cui i docenti ci hanno fatto notare molte volte quanto un percorso che per un normodotato è banale, per una persona in carrozzina diventa qualcosa di insormontabile. Bastano pochi centimetri di dislivello o una pendenza troppo ripida e quella che potrebbe essere autosufficienza diventa dipendenza dagli altri e può trasformarsi in depressione, in arrabbiatura. Perché comunque dobbiamo sempre ricordarci una cosa: sono le barriere che creano la disabilità.

Al centro ci sono però sempre i rapporti umani. Nella società attuale sono diventati più difficili?

I rapporti umani sono difficili, non saprei dire se oggi più che nel passato. Pare che nel mondo del lavoro la vera impresa non sia quasi mai svolgere la propria mansione quanto destreggiarsi tra i delicati equilibri dei rapporti coi colleghi e coi superiori. Diciamo che a questo mondo siamo sempre più numerosi, il panorama economico è complicato, siamo tutti molto più consapevoli dei nostri diritti ma al contempo ci viene chiesto di adattarci e di essere flessibili per quanto riguarda orari e salario. E’ chiaro che tutto questo – incertezza, ansia, precarietà – si riflette anche nella vita privata

Ammetto di aver perso il conto tra romanzi e spin off. Per chiudere, ci ricordi quali sono i titoli già pubblicati della saga di Patrick e Futura?

In ordine: Perché ne sono innamorata, L’occasione di una vita, Immagina di aver sognato, Diventa realtà, Ovunque per te, che sono i primi cinque, più Un errore di gioventù, che è il nono e Claire nella tempesta che è il più recente, lo spin off. L’anno prossimo uscirà il capitolo numero sei: L’ultima risata. Ma anche nei miei due romanzi autoconclusivi, Gli Angeli del Bar di Fronte e Il tesoro dentro, ci sono un paio di camei dei personaggi della mia saga. That’s all, Folks!

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