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A Torino torna World Press Photo, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo

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Torna a Torino, ed è il terzo anno consecutivo, World Press Photo, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo. Presente in oltre cento città e più di 45 Paesi, la tappa torinese è organizzata dall’Associazione C.I.ME. – Culture e Identità Mediterranee. Dopo il grande successo dell’edizione 2018, è stata scelta nuovamente l’Ex Borsa Valori di via San Francesco da Paola 22 (piazzale Valdo Fusi): qui la mostra sarà visitabile da venerdì 27 settembre a domenica 17 novembre.

E’ organizzata con il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino, con il sostegno e patrocinio della Camera di Commercio di Torino che ha concesso gli spazi del l’Ex Borsa Valori.

Partner della manifestazione l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, l’Associazione Stampa Subalpina, Centro Giornalistico Pestelli, Lettera Ventitré, Associazione Dardanello, Distretto Cinema e Reveshow.

Ogni anno, migliaia di fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali come National Geographic, BBC, CNN, Le Monde, El Pais si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, People, Sports, Spot News. Obiettivo aggiudicarsi l’ambito premio ed un posto in questa mostra.

L’esposizione presenta le 157 foto selezionate come immagini che raccontano il 2018. Naturalmente sarà esposta la vincitrice del World Press Photo of The Year 2019: Crying Girl on the Border di John Moore dell’agenzia Getty Image. L’immagine ritrae una bambina honduregna di circa due anni, Yanela, in un pianto disperato mentre sua madre, Sandra Sanchez, che la teneva in braccio, è costretta a metterla a terra mentre viene perquisita da un agente della polizia di frontiera americana al confine con il Messico.

Le foto vincitrici di quest’anno sono state scelte tra le 78.801 fotografie di 4.738 fotografi che hanno partecipato al concorso da 129 paesi diversi. La giuria che le ha selezionate era presieduta da Whitney C. Johnson, vicepresidente della sezione del National Geographic che si occupa di contenuti visivi. Tra i giurati c’erano anche il fotografo Neil Aldridge, la curatrice Yumi Goto, il fotografo di Getty Images Nana Kofi Acquah, il responsabile dei progetti speciali di TIME Paul Moakley, la fotogiornalista Alice Martins e la fotogiornalista di Associated Press Maye-e Wong.

La novità di quest’anno all’interno delle categorie premiate è stata l’introduzione del premio World Press Photo Story of the Year, assegnato al fotografo “la cui creatività visiva e abilità hanno prodotto storie fotografiche con eccellenti editing, riguardanti un grande evento o una questione di rilevanza giornalistica del 2018”. Ad aggiudicarsi la nuova sezione l’olandese Pieter Ten Hoopen con con il progetto The Migrant Caravan: un foto-racconto, realizzato tra ottobre e novembre, dedicato all’immigrazione e alla più grande carovana di migranti partita dall’Honduras (e che ha raccolto persone da Nicaragua, El Salvador e Guatemala) e diretta negli Stati Uniti con oltre 7000 persone, tra cui almeno 2300 bambini (secondo quando affermato dalle agenzie delle Nazioni Unite).

La mostra 2019 sarà anche arricchita dall’esposizione delle opere vincitrici della sezione Digital Storytelling, per la prima volta a Torino. Si tratta dei video racconti di giornalisti visivi, produttori o narratori realizzati con l’uso della tecnologia digitale e fruibili anche con smartphone o tablet. Saranno allestite due sale di proiezione dei cortometraggi premiati e un monitor touchscreen dedicato alla sezione interactive. I vincitori di questa categoria sono stati selezionati fra ben 300 produzioni (77 progetti interattivi, 140 video brevi e 83 video lunghi) pervenute ad una giuria presieduta da Zahra Rasool, responsabile dello studio Contrast VR di Al Jazeera.

Cinque i lavori degli italiani in mostra. Il reportage “La crisi del lago Ciad” di Marco Gualazzini, dell’agenzia Contrasto, ha vinto il primo premio per la sezione Environment stories. È stato Lorenzo Tugnoli, sempre dell’agenzia Contrasto, il vincitore del primo premio nella sezione General news stories con il reportage “La crisi in Yemen” realizzata fotografando i campi dei rifugiati, gli ospedali e la linea del fronte. Sarà esposto anche lo scatto di Daniele Volpe, fotografo indipendente, secondo premio foto singole per la sezione general news con “Still Life Volcano”. E ancora, ospiti della sezione Digital Storytelling saranno gli autori del video “Ghadeer”: Matteo Delbò, filmaker Rai, e la torinese Chiara Avesani, giornalista freelance, e collaboratrice di “Report” (Rai) e Sky News. Il loro lavoro è risultato vincitore del terzo premio nella categoria short video, nonché parte del progetto “Frontline of peace”: documentari web sugli sforzi di ricostruzione in Iraq.

La mostra è riconosciuta per il suo alto valore culturale, sociale ed educativo, rappresenta, dunque, un viaggio per immagini tra gli avvenimenti più rilevanti del nostro tempo. L’esposizione arriva a Torino grazie all’impegno di Vito Cramarossa, presidente dell’Associazione C.I.ME. – Culture e Identità Mediterranee, una realtà pugliese che da più di dieci anni in Italia e all’estero si occupa di promozione culturale e territoriale. Attualmente rappresenta uno dei partner più importanti della Fondazione World Press Photo con all’attivo l’organizzazione di ben quattro tappe italiane della mostra WPP 2019: Bari, Palermo, Torino e Napoli.

Taglio del nastro alle 18,30 di venerdì 27 settembre (a inviti). Dopo la preview, la mostra sarà aperta al pubblico a partire dalle 20,30. Ospite d’onore all’inaugurazione, il fotografo parmense Marco Gualazzini, vincitore della categoria “Environment Stories”.

Gualazzini, che lavora per l’agenzia Contrasto, ha descritto la crisi umanitaria in corso sulle sponde del lago Ciad, nell’Africa centrale. Secondo il giudizio della giuria, “c’è un’enorme crisi dei rifugiati e questo fotografo ce ne mostra le sue radici”; interseca i problemi ambientali e i conflitti che portano alle migrazioni. In definitiva, “è una foto che ti fa pensare”.
Neil Aldridge, membro della giuria, commenta la foto di Gualazzini sul lago Ciad: “È una questione molto complessa da ritrarre e penso che il fotografo l’abbia fatto magnificamente, con vera abilità estetica e narrativa”.
L’inaugurazione sarà arricchita dalla suggestione di alcuni interventi di nouveau cirque proposti da Reveshow, realtà torinese partner dell’evento, pensati da Eleonora Ariolfo, e affidati alla compagnia ArteMakìa diretta da Milo Scotton: si tratta di una perfomance di verticalismo e acrobatica e di un’esibizione di mano a mano.

IL PROGRAMMA DI INCONTRI

World Press Photo, però, non è solo una mostra, è un vero e proprio festival di attualità. Focus per riflettere sulle grandi questioni, dall’emergenza ambientale ai diritti negati alle donne in molti paesi del mondo, ma anche dibattiti sul giornalismo e le nuove frontiere della comunicazione. Senza dimenticare la storia: ha confermato la sua partecipazione per raccontarsi al pubblico di WPP Bruno Segre, giornalista di 101 anni, visitatore fisso delle predenti edizioni.

Ecco il calendario degli incontri, tutti a ingresso gratuito.

Sabato 28 settembre ore 17,30

Public lecture di Marco Gualazzini, primo classificato categoria “Environment Stories” e finalista per il World Press Photo of the Year.

Una crisi umanitaria mondiale è in corso nel bacino del Ciad, causata da una complessa combinazione di conflitti politici e fattori ambientali. Il Lago Chad, uno dei più grandi laghi dell’Africa, un’ancora di salvezza per 40 milioni di persone, sta attraversando un momento di massiccia desertificazione. A causa dell’irrigazione non pianificata, della siccità, della deforestazione e della poco efficiente manutenzione, la dimensione del lago è diminuita del 90 per cento negli ultimi 60 anni.

I mezzi di sostentamento tradizionali delle popolazioni vicine al Lago Ciad, come la pesca, si sono impoveriti e la scarsità d’acqua sta causando conflitti tra agricoltori e allevatori di bestiame. Il gruppo jihadista Boko Haram, che è attivo nell’area, beneficia delle difficoltà economiche e della fame diffusa per allargare le proprie fila.

Il gruppo di fondamentalisti islamici utilizza i villaggi locali come terreno di reclutamento e il conflitto protratto ha sradicato 2,5 milioni di persone dal territorio africano. Questo scatto fa parte del portfolio “The Lake Chad Crisis”, che ha permesso a Marco Gualazzini di ottenere il primo premio della fondazione World Press Photo di quest’anno, nella categoria “Environment, Stories”.

Nato a Parma nel 1976, Marco Gualazzini ha iniziato la sua carriera come fotografo nel 2004, con il quotidiano locale della sua città natale, La Gazzetta di Parma. Le sue opere comprendono fotografia di reportage sulla microfinanza in India, sulla libertà di espressione in Myanmar, sulla discriminazione dei cristiani in Pakistan e, soprattutto, in zone di crisi in Africa.

Sabato 5 ottobre ore 17,30

Public lecture di Chiara Avesani autrice del video documentario “Ghadeer”, terzo classificato per World Press Photo Digital Storytelling Contest, Short video.

Il documentario racconta di Ghadeer, un giovane giornalista di Mosul di ritorno nella sua città ormai devastata dalla guerra. Fuggito in Europa per sfuggire al conflitto in Iraq, Ghadeer trova la speranza per la ripresa di Mosul nella recente storia europea e negli sforzi del dopoguerra. Attraverso Radio One FM, un’emittente radiofonica autofinanziata e senza supporto politico, Ghadeer diffonde messaggi positivi agli abitanti di Mosul.

Il giovane attivista attraverso le sua iniziativa divulgativa, diffonde l’energia di una giovane società civile che sta emergendo dalle macerie. Questo cortometraggio sfida le narrazioni mainstream sui rifugiati, mostrando l’importanza dell’autodeterminazione e sottolineando che la comunicazione è fondamentale per la trasformazione culturale.

Chiara Avesani è una giornalista italiana freelance che ha collaborato nel corso della sua carriera con emittenti televisive del calibro di Rai (Report) e Al Jazeera.

Giovedì 10 ottobre ore 18,30

“Donne schiave. Dalle spose bambine alle lavoratrici minorenni e sfruttate alle prostitute vendute ai bordelli”.

Presentazione del documentario “Bangladesh and Piedmont”. Dibattito con l’autore, Luca Schilirò, e con Stefano Tallia, presidente dell’Associazione Stampa Subalpina, e Monica Cerutti.

Realizzato dal giornalista torinese Schilirò, in collaborazione con l’associazione pinerolese Ashar Gan Onlus, il reportage esplora inoltre il tema dei cambiamenti climatici e delle migrazioni interne ed esterne al Bangladesh. Il quadro della complessa realtà bengalese viene affrontato con taglio costruttivo, lasciando ampio spazio al racconto di esperienze positive e progetti attuati da associazioni italiane e bengalesi per far fronte alle situazioni più drammatiche.

Luca Schilirò, 28 anni, è un giornalista freelance e videomaker di Torino. Appassionato di politica estera, collabora con La7 e realizza documentari e reportage in Italia e all’estero.

Venerdì 11 ottobre ore 18,30

“Olimpiadi: dall’immagine alle telecronache. Oltre 80 anni di storia”.

Federico Calcagno, giornalista e telecronista Rai, dialoga con Paolo Cornero, vice presidente Associazione Piero Dardanello.

I grandi eventi sportivi sono impressi nella memoria collettiva per immagini, indelebili, e parole, precise e indimenticabili. Le voci dei telecronisti, le frasi che scelgono in quel preciso momento, l’emozione che traspare da ogni singola parola, sono un patrimonio per qualsiasi amante dello sport. Durante la conferenza, Federico Calcagno racconterà il percorso della telecronaca televisiva, a partire dalle Olimpiadi di Berlino 1936, le prime riprese dalla tv. Con lui dialoga Paolo Cornero, vice presidente dell’Associazione Piero Dardanello, nata in memoria del grande giornalista piemontese, per oltre un decennio direttore di Tuttosport.

Sabato 12 ottobre ore 17,30
Public lecture di Irene Dionisio. Direttrice di documentari e fiction, per tre anni è stata direttrice artistica del festival Lovers Film Festival. Ha collaborato con molti produttori italiani e internazionali come regista e autrice. Dal 2010 partecipa a vari progetti sociali e culturali affrontando temi politici, come l’integrazione e il genere. La sua produzione artistica comprende installazioni video e documentari. “Sponde. Nel sicuro sole del nord” e “La fabbrica è piena. Tragicommedia in otto atti” è stata presentata in numerosi festival internazionali, come il Torino Film Festival, Vision du Réel, etc., e ha ricevuto, tra gli altri, il Premio Cariddi, il Premio Solinas e il Premio della giuria di Cine Verité in Iran. Le sue installazioni video sono state esposte al Pac di Milano, al Museo Berardo di Lisbona e al MamBo di Bologna, e anche in molte altre gallerie internazionali. È stata l’unica artista italiana invitata alla Biennale de l’Image en Mouvement di Ginevra quest’anno. Il suo primo lungometraggio, “Le ultime cose” è stato presentato in anteprima alla Venice International Film Critics Week ed è stato insignito del Nastro d’Argento per la migliore sceneggiatura e del premio Globo d’Oro per il miglior film d’esordio. Ha insegnato al Teatro Stabile di Torino, alla Scuola Civica di Milano, alla Testa di Ginevra e al Museo di Rivoli.

Giovedì 17 ottobre ore 18,30
“La lezione di Bruno Segre”.
Presentazione di “Non mi sono mai arreso” di Nico Ivaldi, Editrice il Punto. Il libro racconta Bruno Segre, 101 anni, figura tra le più limpide e coraggiose dell’antifascismo italiano, avvocato protagonista di tante battaglie e decano dei giornalisti del Piemonte. Combattente partigiano nelle valli del cuneese – dopo aver rischiato la fucilazione nel carcere di via Asti e la deportazione per mano dei repubblichini – nel dopoguerra ha condotto battaglie civili per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza (nel 1949 difese il primo obiettore in Italia) e a favore del divorzio. «Vorrei essere ricordato come una persona che si è sempre opposta a tutti i tentativi di prevaricazione, d’imposizione forzata in sede politica o religiosa. Sul mio sepolcro vorrei il motto di Saul Bellow: “Qui giace un vinto – dalla morte – che non si è mai arreso». Partecipano l’autore e Bruno Segre. Modera Gianni Da Ronco.

Venerdì 18 ottobre ore 18,30
“Tutti di corsa: 50 anni di maratona di New York”, in collaborazione con Lettera Ventitrè. Con Alessandro Rastello, maratoneta, presidente Base Running e direttore tecnico di Sport Town, Salvo Anzaldi, scrittore, “finisher” della NYCM 2015 e autore del libro “Nato per non correre”, Luigi Milano, ortopedico Humanitas Cellini, presidente SICP (Società italiana della caviglia e del piede) e ultramaratoneta.
Tutti di corsa: d’estate e d’inverno, con il sole e con la pioggia, a Torino e a New York. Il running è una disciplina che non conosce confini e abbatte ogni tipo di barriera portando ogni giorno in strada migliaia di persone che rincorrono obiettivi di giornata e sogni a lunga percorrenza. La “New York City Marathon” rappresenta il sogno di ogni runner e, da cinquant’anni, la prima domenica di novembre è quella che ne esalta il mito e la grandezza. Presentarsi sul Ponte di Verrazano e correre per 42,195 km fino a Central Park non è però da tutti: occorre prepararsi in modo professionale, conoscere il proprio corpo e i propri limiti, buttare il cuore lungo la strada realizzando, talvolta, ciò che sembrava impossibile.

Sabato 19 ottobre ore 17,30
Publice lecture di Sergio Ramazzotti e Alessandro Gandolfi (Parallelozero) dedicata a “Una questione di vita e di morte”.
Che cosa sarebbe la vita senza l’idea della morte? Come potremmo goderci i piccoli o grandi piaceri della vita, se non sapessimo che questa è destinata a finire? E perché, nonostante questo, l’uomo è da sempre alla ricerca della vita eterna? Attraverso le fotografie e i racconti di esperienze dirette vedremo la delicata relazione fra vita e morte in una zona afflitta da una guerra che dura da tre generazioni (l’Afghanistan), in una regione flagellata dalla seconda peggiore epidemia di Ebola della storia (il Nord Kivu in Congo), e in Europa, lungo le rotte di pellegrinaggio verso la Svizzera e il suicidio assistito. Vedremo come, dove e in quali modalità l’uomo, a dispetto di tutto ciò, insegue il sogno dell’elisir di lunga vita. Una spasmodica ricerca dell’immortalità che – fra medicina antiaging, genetica, tecnologia e pseudoscienza – è già diventata il business del secolo.

Giovedì 24 ottobre ore 18,30
“Fotografiakm0: progettare nuove narrazioni della città”.

Presentazione dell’innovativo progetto su Porta Palazzo con Michele D’Ottavio, fotografo professionista e ideatore; Stefania Collina, giornalista e direttrice della rivista “Solidea”; Stefano Di Polito, sceneggiatore e regista; Giacomo Fierro, ricercatore visivo.
Con Fotografiakm si è inaugurato il primo “banco fotografico” a km 0, nel cuore dello storico mercato coperto di Porta Palazzo. Si sta provando ad attivare un laboratorio per dare respiro a storie che raccontano il quartiere, per trasformarle in immagini, per incrociare sguardi diversi e creare occasioni di incontro tra comunità diverse. Obiettivo raccontare un luogo e le comunità che lo abitano prendendosi il tempo giusto per farlo. In questa direzione, Fotografiakm0 nasce con l’idea di condividere con il quartiere uno spazio dove allestire mostre fotografiche che riflettano il dinamismo della realtà di Porta Palazzo; attivare un presidio della memoria, allenandosi a salvare istanti del presente che domani saranno storia;offrire un luogo dove incrociare sguardi diversi sul quartiere e mescolare esperienze;proporsi come un catalizzare di progetti, idee, suggestioni che interessano la Tettoia dell’Orologio e il quartiere di Porta Palazzo; contribuire a costruire bellezza attraverso la forza delle immagini e delle parole.

Venerdì 25 ottobre ore 18,30
“Ancora in cammino: i Rabari del Kutch”.
Ospiti: Bruno Zanzottera (Parallelozero), Elena Dak (giornalista e antropologa).

Il Kutch è un’area del Gujarat, regione indiana ai confini con il Pakistan, dove abitano e da cui partono gruppi di pastori in migrazione. I Rabari nomadizzano in questi territori e si spostano lentamente per centinaia di chilometri alla ricerca di pascoli. Questo loro peregrinare non si ferma neanche durante la stagione monsonica. Anticamente allevatori di cammelli, oggi i Rabari migrano in piccoli gruppi composti da poche famiglie, le greggi e alcuni dromedari necessari per il carico e il trasporto delle masserizie. Il racconto dell’ultima generazione di nomadi carovanieri di questa parte di mondo.

Venerdì 1 novembre ore 18,30

“Flint, una città da raccontare” con Francesco Costa, vicedirettore del Post.

Flint, nel Michigan, è una citta con una storia incredibile. Cinquant’anni fa Flint era un modello di prosperità e sviluppo: la città del sogno americano. Oggi, e ormai da molti anni, vivere a Flint è un incubo: dagli anni Novanta è una delle città più povere e pericolose d’America, e dal 2014 per quasi due anni dai suoi rubinetti è uscita acqua gravemente contaminata dal piombo, che ha avvelenato la popolazione. Il piombo fa danni pesantissimi e irreversibili al corpo umano, soprattutto al cervello: e soprattutto a quello dei bambini. La storia assurda di un disastro che ha cause molto diverse e che permette di capire un pezzo importante degli attuali problemi di molte zone degli Stati Uniti d’America. Un documentario a lei dedicato, “Flint is a Place”, è stato nominato tra i World Press Photo Interactive of the Year. Francesco Costa c’è stato, e l’ha raccontata con la sua voce, senza immagini, in una puntata del suo podcast “Da Costa a Costa”.

Giovedì 7 novembre ore 18,30

“Brand journalism e media company: il potere delle storie”

Ospiti: Davide Scagliola e Sergio Ramazzotti (Parallelozero), Isabella Panizza (Head of Communications Digital Hub di Enel), Carlo Fornaro e Diomira Cennamo (Brand Reporter Lab).

Il web ha trasformato la comunicazione d’impresa, che si è arricchita di nuovi strumenti – web-serie, blog, magazine cartacei e digitali – per fare informazione e diventare una Media Company con un sistema narrativo coerente e integrato, in cui un ruolo fondamentale è giocato dalle storie. Le storie dei brand sono state raccontate per anni attraverso la pubblicità, ma oggi l’arte di scriverle è una sfida che sempre più coinvolge giornalisti e reporter. Perché una storia ben raccontata avrà sempre il potere di farsi ascoltare.

Venerdì 8 novembre ore 18,30

“Macedonia del Nord. Se un nome definisce un popolo”.

Presentazione del reportage del collettivo Seedpictures. Con Ilaria Blangetti, giornalista, Francesco Doglio e Luca Prestia, fotografi. Modera Donatella Sasso, giornalista East Journal e ricercatrice dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino.
Reportage fotografico tra Skopje e Salonicco realizzato dal collettivo Seedspictures nella primavera del 2018, poco prima che Macedonia e Grecia si accordassero per il nuovo nome della piccola Repubblica dell’Ex Jugoslavia. La chiusura di un’assurda diatriba lunga quasi 30 anni, tra un’identità culturale da affermare e nuovi sogni europei.

Domenica 10 novembre ore 17,30
“In fuga da Nazareth. Profughi di ieri e di oggi”.
Con F. Marco Costa, Massimiliano Ungarelli e Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti di Torino, moderati da Chiara Priante. Presentazione di un progetto che nasce dopo mesi di dibattiti sul dramma umanitario dell’immigrazione. Un lavoro che incrocia i visi di profughi, poveri e perseguitati del nostro tempo, con i volti della famiglia di Nazareth per una riflessione sul presente che incrocia sguardi, cuori, storie, e spinge a interrogarsi, ed è una provocazione già nella tecnica utilizzata dall’artista.

Giovedì 14 novembre ore 18,30

“Perù, terra sfruttata e terra venerata”.
Presentazione del reportage di Francesco Garello, giornalista, Manuel Peluso, video maker, Anna Catella, producer, Federica Micozzi di Fairmail. Modera il giornalista Eugenio Giannetta.

Il lavoro, realizzato grazie al progetto “Frame, voice, report” promosso dal Consorzio delle Ong Piemontesi (COP) è cofinanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Piemonte, racconta una terra verdissima, tra minacce del cambiamento climatico, sfruttamento minerario indiscriminato ma anche valorizzazione delle risorse dei progetti esistenti e sviluppo sostenibile.

Venerdì 15 novembre ore 18,30

“Tutta mia la città. Torino è cambiata davanti all’obiettivo”.

Per il finale di Wpp, un omaggio alla città di Torino con Daniele Solavaggione, fotografo e giornalista torinese, ed Enrica Tesio, scrittrice, autrice di libri di successo, da “La verità, vi spiego, sull’amore” (Mondadori) a “Dodici ricordi e un segreto” (Bompiani). Modera Chiara Priante. Com’è cambiata Torino negli ultimi dieci anni. Dieci foto per raccontare una città che mantiene alcuni tratti, invariati negli anni, soprattutto quelli caratteriali, ma sa anche trasformarsi.

Sabato 16 novembre ore 17,30

Incontro con il fotoreporter Francesco Bellina e l’attivista di Mediterranea, Fausto Melluso, responsabile migrazioni Arci Sicilia e attivo fin dall’inizio nella prima missione di monitoraggio nel Canale di Sicilia, con nave battente bandiera italiana. Ci racconteranno la genesi e tutti gli aggiornamenti sulla missione.

Mediterranea Saving Humans è una piattaforma di realtà sociali, arrivata nel Mediterraneo centrale dopo che la maggior parte delle ONG è stata estromessa dalle attività di pattugliamento e salvataggio di naufraghi dell’area.

Mediterranea ha molte similitudini con le ONG che hanno operato nel Mediterraneo negli ultimi anni: a partire dalle essenziali funzioni di testimonianza e documentazione fino alla denuncia di ciò che accade in quelle acque, attività che oggi nessuno è più in grado di svolgere. Al tempo stesso, Mediterranea è qualcosa di diverso: “un’azione non governativa” portata avanti dal lavoro congiunto di organizzazioni di natura eterogenea e di singole persone, aperta a tutte le voci che da mondi differenti, laici e religiosi, sociali e culturali, sindacali e politici, sentono il bisogno di condividere gli stessi obiettivi di questo progetto, volto a ridare speranza, a ricostruire umanità, a difendere il diritto e i diritti. Durante l’incontro saranno proiettati alcuni video e scatti sulle operazioni compiute e sarà possibile dare il proprio contributo alla missione, facendo una donazione o acquistando uno dei gadget disponibili.

Francesco Bellina è nato a Trapani nel 1989 e vive a Palermo dal 2008. Il suo lavoro artistico si concentra principalmente su questioni sociali e politiche con particolare attenzione al tema delle migrazioni non ultimo il lavoro svolto sulla Mar Jonio (Mediterranea).

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