Cultura
Il vestito nuovo del procuratore, intervista con Giorgio Vitari
E’ da poco uscito per i tipo di Neos Edizioni il romanzo d’esordio di Giorgio Vitari, Il vestito nuovo del procuratore. Da poco in pensione dopo aver lavorato 40 anni in magistratura, Vitari èstato procuratore a Ivrea, Vercelli e Asti e sostituto procuratore a Torino. Insomma è uno che sa esattamente come funzionano le procure.
Ed è presumibilmente per questo che il suo protagonista, Francesco Rotari, è proprio un sostituto procuratore. Siamo a Torino nel maggio 1983. Rotari sta lavorando su un caso di tangenti e si imbatte nella morte (pare per cause naturali) di una giovane ragazza. Il suo datore di lavoro però rivela al nostro protagonista un particolare che sembra legare le due vicende. Trovate qui la recensione completa del libro.
Giorgio Vitari ha risposto alle mie domande.
Un esordio letterario non proprio in giovane età è particolare (pur non essendo una rarità). Questa storia era pronta da anni e aspettava solo di essere raccontata? Come è nata?
Si, avevo in mente da tempi di raccontare questa storia, ma per sommi capi. L’idea del romanzo e quindi dell’intreccio e dei personaggi è venuta strada facendo.
Perché questa storia? Un po’ di nostalgia per la gioventù professionale, debiti psicologici verso alcune persone, citate nel libro.
Siamo nel 1983, con un caso di tangenti che sembra anticipare Tangentopoli. Si è ispirato ad un caso vero di quegli anni?
Ho tratto spunto dalle indagini che avevo condotto nel 1983 per un processo che ebbe molta risonanza.
Alcuni particolari sono del tutto autentici ed inediti.
Ma l’andamento complessivo del racconto è di fantasia, come pure alcuni personaggi.
L’omicidio che si innesta in quelle indagini non è mai avvenuto, in quei termini e in quell’occasione
Che tipo è Francesco Ròtari?
Francesco Ròtari è un giovane magistrato della Procura della Repubblica di Torino, cui improvvisamente è capitato un processo che lo costringe a riflettere sui cambiamenti della società, sulla fine delle illusioni, sui propri dubbi professionali.
Per il resto si comporta normalmente. Ha le sue manie (l’attività fisica) e le sue fobie (gli specchi).
Sbircia le ragazze carine ma è attaccato alla sua famiglia.
Il romanzo infatti è narrato come un diario giornaliero di una vita normale inaspettatamente scossa da una vicenda particolare.
Sullo sfondo c’è Torino, raccontata nei dettagli di vie e luoghi. Qual è il suo rapporto con la città?
Torino è la mia città. Ci sono nato. Come a tutti i torinesi mi piace molto e non la cambierei con nessun’altra.
Nel romanzo si cerca di comunicare quest’affetto, raccontando luoghi caratteristici e particolari, alcuni ormai spariti ( il negozio Scotland di via Roma), ma anche personaggi veri.
Con l’occasione ci tengo a dire che ogni descrizione, anche breve e secondaria nell’economia del romanzo, è stata studiata è verificata, in biblioteca o da racconti raccolti dai protagonisti.
Il suo protagonista ha tutte le caratteristiche per diventare un personaggio seriale. E’ già pronta una nuova avventura?
Sono in fase avanzata nella scrittura del secondo romanzo: Ròtari è diventato procuratore ad Ivrea e segue un intricato caso che lo porta ad entrare nel misterioso mondo della finanza.
Per chiudere torniamo a Tangentopoli. Quella parte di storia italiana è chiusa definitivamente?
La corruzione, come altri reati, non si estinguerà mai, ne’ in Italia ne’ altrove.
Può modificarsi la percezione del suo disvalore.
Com’è ora?
Ditemelo voi!
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