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Cultura

A Novara Paratissima Talents, la mostra degli artisti emergenti

Redazione Quotidiano Piemontese

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L’arte contemporanea emergente si mette in mostra a Paratissima Talents, il progetto espositivo curato dalla direzione artistica di Paratissima che raccoglie le migliori proposte presentate alla 14° edizione della fiera internazionale degli artisti indipendenti, selezionate tra gli oltre 300 artisti partecipanti all’ultima edizione in programma a Torino nel novembre 2018.
Per la prima volta, Paratissima Talents esce dai confini del capoluogo piemontese per approdare al Castello di Novara, prezioso scrigno storico restituito alla città dopo anni di abbandono.

Gli artisti in mostra: Daniele Accossato, Diego Baldoin, Simone Benedetto, Vera Caleca, Charlie Davoli, Damiano Fasso, Ilaria Gasparroni, Giulietta Gheller, Le Scapigliate, Camilla Marinoni, Silvia Montevecchi, Maria Giovanna Morelli, Cinzia Naticchioni Rojas, Giorgio Parisi, Francesca Pompei, Cristina Rizzi Guelfi, Isabella Sommati, Irena Iris Willard, Emiliano Zanichelli

Paratissima Talents è un progetto di PRS Impresa Sociale e Ylda, organizzato dalla Città di Novara con il contributo della Regione Piemonte, in collaborazione con il Castello di Novara e ATL Turismo Provincia di Novara

Castello Visconteo-Sforzesco
piazza Martiri della Libertà, Novara
4 aprile – 1 maggio 2019
Vernissage: giovedì 4 aprile, ore 17
Orari: martedì-domenica 10.30-18.30
Ingresso libero

GLI ARTISTI E LE OPERE

Le immagini impresse sulle foglie da Cinzia Naticchioni Rojas attraverso la gelatina ai sali d’argento, fissano per sempre qualcosa in modo indelebile, registrando una traccia che mantiene vivo un ricordo passato nel presente. Le foglie degli alberi in “Memoria Naturae” riportano sulla propria superficie la visione percepita intorno a sé poco prima di staccarsi dal ramo e cadere a terra. “Sofisticazioni Alimentari” è il percorso di indagine che Emiliano Zanichelli sviluppa attorno alla tematica alimentare. Pesci che sbucano da uova, pere incidentate e maldestramente ricucite, pomodori covati da galline: fotografie in bianco e nero di soggetti alterati e disturbanti ritraggono ibridi alimentari al limite dell’immaginazione. “Absentia”, l’installazione di Maria Giovanna Morelli evidenzia l’assenza della fisicità: lana come madre, abbraccio e abbandono; crine come profumo intenso, memoria; carbone come lavoro, mani forti; gesso come polvere, tempo e trascorso; sedia come assenza, figlio perduto. “Zaffo” di Camilla Marinoni è una presa di coscienza, un punto di vista, un vuoto ricamato: il filo intrecciato è il simbolo della pazienza e del tempo dedicato a sé, al proprio dolore e alla persona persa, ma è anche il ricordo della madre che ha insegnato all’artista ad usare l’uncinetto negli ultimi mesi di vita. Gli autoritratti del progetto “Jisei non ku” di Silvia Montevecchi sono una reinterpretazione delle sensazioni e delle atmosfere che si percepiscono attraverso la lettura dei versi jisei non ku: secondo la tradizione giapponese l’ultimo addio al mondo di samurai, monaci e poeti.
Citazione colta unita a spirito irriverente e ironico sono le costanti sempre in gioco nella ricerca scultorea di Daniele Accossato: rimosse a forza dai loro piedistalli, statue e sculture di ispirazione classica vengono letteralmente rapite e costrette in casse pronte al trasporto, l’espressione dipinta in volto è di terrore, tra il caricaturale e il tragicomico. Le opere di Simone Benedetto affrontano tematiche legate al sociale, nascendo dal quotidiano, da uno sguardo critico sul presente per mostrare contraddizioni e problemi della società moderna. “Together Alone”, ad esempio, rappresenta una solitudine al plurale: due bambini giocano insieme senza nemmeno guardarsi, vicini ma divisi da una barriera invisibile, frapposta tra di loro. Le fotografie di Charlie Davoli propongono una stupefazione che rimanda al concetto del sublime, dove tutti i sensi dell’uomo sono coinvolti dagli scatti di paesaggi così familiari, ma mai visti prima. Le “Dream House” di Cristina Rizzi Guelfi sono case con giardini colorati popolate da donnine spuntate per caso, dall’odore della paura e dal richiamo della fuga. L’anima stessa di una casa, per Vera Caleca è invece la luce: in “Through the light of reminiscences” raggiunge gli oggetti e gli spazi definendone il modo in cui si vedono e si vivono. La spettacolarizzazione dell’apparire viene bilanciata da una messa in mostra della morte in maniera effimera e fasulla nella serie “Another Ionesome pop death” di Damiano Fasso: scenari artificiosi fanno da sfondo a satiriche morti di robottini in ambientazioni casalinghe, feticci dell’uomo moderno ormai schiavo della tecnologia.
La giovane artista franco-polacca Irena Iris Willard ha saputo cogliere la poesia sfogliando le pagine, toccandone la carta e annusandone il profumo. Il contesto urbano e notturno e l’animo impenetrabile di chi lo abita attivo e vigile sono teatro e attori della serie “Japan Nights” di Francesca Pompei. “Nightmare”, l’opera a matita di Giorgio Parisi, definisce in maniera netta i contorni di una figura stante, che pare osservare con mille occhi mentre viene osservata. Giulietta Gheller in “Metamorfosi – From death to live”, una scultura di oltre due metri di altezza, si interroga sull’identità dell’essere. Ilaria Gasparroni con “Sulle spine” paragona la vita dell’uomo a quella della ballerina: per pochi momenti di felicità, deve subirne molti altri di sofferenza. Il progetto delle Scapigliate si sviluppa come una vera e propria indagine in divenire, rileggendo in chiave attuale e scanzonata il sinolo Aristotelico, la sintesi di materia e forma. Nata di fronte al mare, Isabella Sommati ricorda che da piccola sognava spesso il maremoto, la devastazione della casa, la distruzione della sua sicurezza, delle sue certezze, rivissuti nella serie “Acqua”. Diego Baldoin è catturato dagli stereotipi e dalle strutture sociali, è sedotto dai processi di comprensione e di comportamento di ogni essere umano.

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