Cultura
Il viaggio delle verità svelate, intervista con Ernesto Chiabotto
Ernesto Chiabotto, autore torinese, torna in libreria per Neos Edizioni con Il viaggio delle verità svelate, romanzo di viaggio nello spazio e nel tempo, che ci porta dall’Iran di oggi alla Torino degli anni ’70.
Oreste e Mahmoud sono amici dai tempi dell’Università. Hanno studiato insieme, poi Mahmoud è tornato in Iran ma i rapporti sono rimasti vivi, le famiglie si sono conosciute e le mogli piaciute. Oreste, dopo 40 anni, va per la prima volta a trovare l’amico in Iran, con un viaggio che sarà alla scoperta del luogo e soprattutto alla scoperta di sè. Un incidente drammatico di alcuni anni prima gli ha infatti cancellato buona parte dei ricordi e il viaggio servirà a recuperare quello che ancora manca del suo passato. Servirà però anche a scoprire verità che non ha mai conosciuto. Trovate la recensione completa del libro qui.
Ernesto Chiabotto ha risposto alle mie domande.
Un viaggio nello spazio e nel tempo. Sbaglio se dico che questo romanzo nasce da un tuo viaggio reale?
No non sbagli. Sono stato in Iran proprio per trovare un amico carissimo, colui a cui ho dedicato il romanzo. L’Iran fa da sfondo alla storia che invece è completamente inventata. Ma è uno sfondo sontuoso, esotico, affascinante. Mi auguro quindi che chi leggerà il romanzo, venga voglia di scoprire quel paese e la cultura di quel popolo, entrambi molto interessanti.
Il Custode ci aveva portato in Egitto, Le verità svelate ci portano in Iran. Due luoghi pieni di storia e fascino…
Sì, come ho detto prima quel paese mi ha entusiasmato e non vedo l’ora di tornarci. L’antico Egitto l’avevo soltanto studiato, ma, come si sa, rimane nel cuore di chiunque vi si avvicini. Devo dire che per “Il viaggio delle verità svelate” avevo in mente un altro luogo come teatro delle vicende, poi sono andato a fare quel viaggio, così ho cambiato idea e ne sono molto felice.
In entrambi i casi però si parte da Torino, qual è il tuo rapporto con la tua città?
Torino è la mia città, ci vivo da sempre e la trovo meravigliosa. Secondo me può fare da palcoscenico per le storie dalle caratteristiche più diverse: giallo, noir, storia d’amore, sociale, confronto tra culture diverse. Racchiude in sé molte realtà e questo può stimolare l’ispirazione a chiunque sappia coglierne l’essenza. Non mi vergogno di pensare che sia una delle città più belle d’Italia, subito dopo il trittico Roma-Firenze-Venezia.
La Torino che ci racconti è quella dura e fondamentale degli anni di piombo, che entra con prepotenza nella vita dei protagonisti. Avevi vent’anni all’epoca. Entrò con prepotenza anche nella tua vita?
Beh, meno di quanto succeda ai due protagonisti del romanzo, però sì, certo. Erano tempi in cui non si poteva restarne fuori. Al liceo prima, all’università poi, i fatti di cronaca riempivano i nostri discorsi, le nostre vite. Torino è stata teatro di vari episodi molto duri, dolorosi e ogni persona che abbia la mia età penso che possa raccontare decine di occasioni in cui la Storia italiana ha intersecato la propria storia personale. Io, per esempio, sono stato compagno di classe di una ragazza che anni dopo entrò nelle BR. Finì male, fu uccisa in un conflitto a fuoco. E’ un caso estremo, ma la politica pervadeva la vita dei giovani in modo più profondo e diffuso di come, mi pare, avvenga oggi. Un personaggio come Gaetano, per esempio, era molto comune a quei tempi. E la storia della sua evoluzione, sebbene inventata, può ricordare anche qualcuno di reale, direi. Chi sia, ognuno lo potrà decidere da solo.
Facciamo il solito giochino della trasposizione cinematografica del romanzo. Quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?
Questa volta è più difficile che per Il Custode. Io avevo ben presente i volti ma non sempre erano attori cinematografici, piuttosto un mix di conoscenze e immaginazione. Poi non è facile la vicenda ha un salto temporale di quasi quarant’anni, ma ci provo! Mi limito agli interpreti dei tempi attuali della storia. Per Oreste ci vedrei bene Fabrizio Bentivoglio o Sergio Castellitto e se vogliamo fare i grandiosi Richard Gere o Sean Penn. Per Mahmoud propongo Kabir Bedi anche se è un po’ anziano, il trucco fa miracoli e poi porta benissimo gli anni che ha. In alternativa Andy Garcia o Gary Oldman, attori straordinari. Azaneh è più difficile, però se vogliamo proprio esagerare scritturerei Angelina Jolie, tanto non badiamo a spese, no? Per Masumeh sarebbe perfetta Golshifteh Farahani, la protagonista del bellissimo “Come pietra paziente”, film che consiglio a tutti. Infine per Hosna sono indeciso tra due giovani italiane: Matilde De Angelis e Cristiana Capotondi.
Prossimo passo? Sai già dove ci porterai con il prossimo romanzo?
Sì. Sono soltanto agli inizi, ma questa volta sto lavorando a un progetto che è ambientato molto vicino, sulle nostre montagne. Se andrà come deve andare, farà di nuovo viaggiare ma più con la fantasia che altro e sarà un altro bel viaggio, dentro le nostre coscienze. L’idea è trattare un tema molto attuale però a modo mio con un po’ di magia, qualche stranezza, molte domande irrisolte e tanta leggerezza. In realtà, dopo “Il viaggio delle verità svelate” volevo scrivere una storia che ho dentro da molto tempo, poi leggendo una certa notizia sui giornali e facendo una passeggiata in montagna mi è venuta un’altra idea, più urgente, per cui ho deviato e scriverò questa. L’altra dovrà aspettare ancora, prima o poi la scriverò. Poi, viste le molte richieste, sto anche pensando a un seguito di Il Custode. Per fare bene, però, dovrò studiare parecchio perché con Ur Khar di mezzo, non so mai dove andrò a finire e i viaggi che ci fa fare non sono soltanto “geografici”, come sai. Ne aveva dato un piccolo esempio del racconto “Un caffè con Ur khar”, pubblicato nella raccolta “Natale a Torino” 2018, per esempio. Vedremo, le idee non mancano!
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