Cultura
Quello che non puoi disegnare, intervista con Claudio Secci e Manuela Chiarottino
Quello di cui vi parlo oggi è un romanzo del tutto particolare, non per lo sviluppo ma per la modalità con cui è stato realizzato. Si tratta di Quello che non puoi disegnare, degli autori torinesi Claudio Secci e Manuela Chiarottino, Leucotea Edizioni, autori del Collettivo Scrittori Uniti che più volte abbiamo incontrato su queste pagine.
La storia racconta di Mark, un bambino con un potere particolare, che però non è in grado di controllare. La sua mano destra disegna autonomamente, realizzando opere d’arte che sono però anche premonizioni di avvenimenti che stanno per accadere. Trovate qui la recensione completa del libro. La parte più interessante di tutta la faccenda è però il metodo con cui il libro è stato realizzato: i due autori hanno infatti scritto un capitolo a testa, senza sapere cosa c’era nella testa del socio letterario. Ogni volta si sono quindi trovati tra le mani una storia da continuare ricominciando praticamente da zero, senza un punto di arrivo definito e senza nessuna certezza che il viaggio sarebbe proseguito sulla strada ipotizzata.
Abbiamo intervistato i due autori.
Come è nata l’idea di affrontare in questo modo la realizzazione di un romanzo a quattro mani?
Claudio: Questo libro, come dice anche la prefazione, nasce da un momento di sconforto di entrambi da cui abbiamo cercato di uscire, e devo dire che il risultato è stato esattamente questo. Conosco Manuela da anni e ho deciso di fare questo percorso con lei perché il suo bagaglio tecnico e creativo è assolutamente rispettabile e affidabile. Il prodotto finale non ha deluso le mie aspettative. Manuela è autrice e amica che stimo nella vita; fondere le sue esperienze con le mie è stato per me un momento di crescita autentico.
Manuela: L’idea è nata un po’ per caso, all’inizio forse era più un gioco, poi è diventata una sfida e infine una esperienza nuova e stimolante.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato?
Claudio: Le difficoltà sono fisiologicamente quelle di garantire e preservare l’appetibilità e la logica di una trama, nonostante l’altro autore l’abbia portata sulla strada delle proprie attitudini, sia stilistiche che narrative. Il libro deve funzionare nella sua interezza, e se la storia avesse preso una direzione “ingestibile”, il libro poteva essere di 70 o di 500 pagine, perché alcuni aspetti non sono poi tralasciabili e vanno approfonditi, spiegati, sviluppati. Ci siamo dovuti confrontare, varcano la regola, solo un paio di volte quando ci siamo accorti che l’intreccio ci avrebbe potuto portare a toccare tematiche e fatti che avrebbero richiesto approfondimenti notevoli e che avrebbero dato al libro un’impronta non più Urban Fantasy, come invece ci eravamo prefissati di seguire.
Manuela: La difficoltà principale, ma anche il fulcro di questo esperimento, era il proseguire la storia da un finale a volte del tutto inaspettato e senza poter cambiare nulla. E poi il fatto che siamo due autori con due stili del tutto diversi che hanno dovuto comunque amalgamarsi.
Avevate una traccia su cui eravate d’accordo in partenza oppure è stato davvero un nuovo inizio ad ogni capitolo?
Claudio: Ogni capitolo è stata una vera e propria sorpresa, non sapevamo a cosa saremmo andati incontro. Volevamo far sì che ognuno dei due vivesse il momento sorpresa e questa cosa ha creato anche una certa ansia man mano che ci affezionavamo alla storia e speravamo che l’altro non la “rovinasse” magari dando un epilogo ai protagonisti indesiderato
Manuela: Non avevamo davvero nessuna traccia, se non l’indizio principale: le premonizioni del protagonista. Ogni capitolo era una sorpresa continua.
Cosa vi ha soddisfatto dell’esperimento e cosa vi ha deluso?
Claudio: Questa sfida mi ha costruito e rigenerato molto più di quanto mi aspettassi. L’alternanza fatta con questa metodologia è stata una vera palestra di “adattamento” che consiglio a tutti. Procedere in una storia direzionando il libro in base a come lo hai trovato solletica la creatività in modo esponenziale.
Manuela: Direi che c’è stata solo soddisfazione nel riuscire a portare a termine questa nuova esperienza letteraria, credo non molto comune. Io personalmente avevo già scritto a quattro mani, ma sempre con una traccia da seguire e mettendomi d’accordo a ogni capitolo.
Usciamo dal romanzo di coppia per tornare a Claudio e Manuela. Quali sono i vostri prossimi lavori in arrivo?
Claudio: Come ben sai ho sempre tanto sul fuoco, quindi lasciando da parte tutta l’organizzazione delle fiere con CSU, i miei attuali impegni personali sono su “Quello che non puoi disegnare” al quale sto lasciando un percorso fieristico, dopo la presentazione fatta a Torino a fine febbraio, e su “A piedi nudi – occhi lucidi” che vedrà partire la sua tournèe il 27 Aprile ad Asti per poi andare a Torino, Milano e Imperia fino a giugno. Sto attualmente componendo un nuovo romanzo la cui ispirazione è nata durante un viaggio di lavoro.
Manuela: Sono reduce dalla vincita del concorso Verbania for Women e a breve sarà pubblicato il mio racconto nella rivista Writers Magazine e in un’antologia dedicata ad Alessandra Appiano. È appena uscito un libretto per bambini e a breve sarà pubblicato un nuovo romanzo di narrativa rosa.
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