Cultura
Tutti i colori di Byron, intervista con Manuela Chiarottino
Un racconto breve, immediato, delicato, che trova spazio nelle Fiaschette di Buendia Books. E’ Tutti i colori di Byron, nato dalla penna di Manuela Chiarottino.
Siamo in un paese non lontano da Torino e Byron è un ragazzo con un segreto che non ha il coraggio di rivelare a nessuno. C’è però un nonno, uno di quegli uomini capaci di leggere tra le righe di un cuore dolente. Ed è un nonno che racconta storie. Storie di vita, come quella volta che vide crollare la guglia della Mole. E saranno proprio i racconti del nonno a colorare il cuore di Byron. Trovate qui la recensione completa del libro.
Manuela Chiarottino ha risposto alle mie domande.
Come nasce questa storia, che è una storia di acquisizione di consapevolezza, di rispetto di diritti e di amore?
La storia nasce dal bisogno di lanciare un messaggio ai ragazzi, e non solo, su quanto conti avere consapevolezza di sé e pretendere, prima di tutto da noi e poi dagli altri, il diritto di essere se stessi. L’episodio di bullismo citato nella storia è purtroppo attinto dalla realtà e credo non si possa restare indifferenti a tragedie del genere. In questo caso ho poi voluto avvicinare due generazioni, all’apparenza molto distanti tra loro, per dimostrare come sia senza tempo il diritto alla libertà e all’amore.
La scelta del nome del protagonista ha un significato particolare?
Lord Byron è stato un poeta dal fascino misterioso, adorato dalle donne a dagli uomini e che ha avuto relazioni con entrambi. Le sue opere sono state considerate l’essenza del romanticismo, a volte scandalose per l’epoca. Esprimevano una certa inquietudine e uno spirito di ribellione contro l’ordine precostituito. Byron è ricordato per l’anticonformismo e la trasgressione ed è proprio per richiamare tutto questo che ho scelto il suo nome.
Sullo sfondo c’è Torino e tra gli altri un episodio specifico: il crollo della guglia della Mole. Come mai hai deciso di inserirlo?
Il racconto è nato per un concorso e la storia doveva essere ambientata nel territorio piemontese. Per non fermarmi solo all’ambientazione ho pensato a quale aneddoto inserire e mi sono ricordata di questo episodio che mi aveva colpito. Torino nel racconto è usata come confronto tra la città del passato e della guerra, distrutta, grigia, chiusa e quella del presente, rinata, colorata, aperta. La guglia della Mole è caduta ma è stata ricostruita e rimane il simbolo di Torino. Mi sembrava un episodio curioso e allo stesso tempo rappresentativo.
I ricordi del nonno aiutano Byron e gli danno coraggio. Secondo te può essere questo uno dei compiti della letteratura?
La letteratura può indurre a riflettere, dare consapevolezza, coraggio, consolare e rendere universale un sentimento, facendoci capire che non siamo soli. E il passato non deve essere mai dimenticato.
Il tema centrale del racconto è (purtroppo) ancora molto attuale. La nostra società sta facendo passi avanti nel riconoscimento dei diritti?
Sicuramente sono stati fatti molti passi avanti, ma nello stesso tempo questo sembra aver scatenato un certo timore da parte di una fetta, per fortuna ritengo minore, della popolazione. A tal proposito, dato che siamo in tema, riporto proprio una famosa frase di Lord Byron: “Quelli che non vogliono ragionare, sono bigotti, quelli che non possono, sono degli sciocchi, e quelli che non osano, sono degli schiavi”. Bisogna educare i ragazzi ai principi di uguaglianza e rispetto, per ragionare con la mente libera e costruire una società senza pregiudizi, fino ad arrivare al punto in cui non ci si dovrà più chiedere se i diritti sono uguali per tutti, perché è naturale che sia così.
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