Cronaca
Real Bodies, torinese guarda all’interno e resta incastrato nella capsula di ibernazione in mostra a Milano: “Volevo controllare la capienza”
“Volevo controllare la capienza della capsula perché interessato al programma di ibernazione.” Con queste parole si è giustificato il visitatore che nella tarda mattinata del 2 gennaio è rimasto incastrato nel Dewar KA-2, la capsula russa per la crioconservazione esposta alla mostra Real Bodies di Milano, nella sezione “Immortalità” che chiude il percorso espositivo. L’uomo, torinese di 55 anni, si è sporto all’interno della macchina con la testa e parte del busto, scivolandovi dentro accidentalmente fino alle ginocchia e lasciando all’esterno solamente le estremità delle gambe.
“Erano da poco passate le 11 quando una guida della mostra ha udito richieste d’aiuto provenire dalla sezione dell’Immortalità – racconta lo staff di Venice Exhibition, società che produce Real Bodies – si trattava di una signora che chiedeva urgentemente l’intervento del personale perché il marito era rimasto intrappolato nella capsula di crioconservazione.” I due responsabili di sala intervenuti hanno tentato in tutti i modi di dare istruzioni all’uomo per liberarsi da quella costrizione. “Sono trascorsi minuti interminabili sfociati in una vera e propria crisi di panico del visitatore – prosegue il personale della mostra – e così abbiamo capito che non ci sarebbe stato il tempo di chiamare i soccorsi, e nonostante la sua stazza che ci impediva di capire come aiutarlo, abbiamo deciso di afferrarlo per le gambe e di tirare facendo leva tutti assieme sull’imbocco di metallo della capsula. Siamo stati ad un passo dal chiamare i vigili del fuoco, senza contare che, durante le manovre di leberazione, temevamo di ferirlo per via del suo peso oltre la norma.”
Al terzo tentativo, il corpulento visitatore è stato liberato dal dewar, oggi transennato perché non si verifichino nuovamente simili episodi. Calmatosi dopo la brutta esperienza, il piemontese ha raccontato di aver voluto controllare personalmente la capienza della capsula perché interessato ad aderire ad un programma di crioconservazione, avendo già preso contatti con la concessionaria di Mirandola, in provincia di Modena, di KrioRus: fondazione russa nata a Mosca nel 2005 che gestisce l’unico centro specializzato in crioconservazione fuori dagli Stati Uniti.
La capsula, esposta in anteprima europea a “Real Bodies, oltre il corpo umano” negli spazi di via Ventura 15 fino al 31 gennaio 2019, è un dispositivo lungo oltre 4 metri che permette l’ibernazione controllata fino a -196° ed è stata progettata nel 2006 per essere la “dimora eterna” della moglie, malata terminale di cancro, di un miliardario russo che aveva aderito al programma di crioconservazione per poter tenere vicino a sé la compagna dopo la sua morte. Durante la costruzione del KA-2 nei laboratori di Mosca, la donna per cui era stato commissionato morì, appena in tempo per la crioconservazione della sua salma. Questa signora era il terzo criopaziente che affidava le sue spoglie a KrioRus. Il corpo della donna è poi rimasto crioconservato nel Dewar KA-2 per circa due anni, per poi essere trasferito in un dewar più moderno dove si trova tuttora. Da allora, KA-2 non è stato più utilizzato e per la prima volta lascia la Russia per essere mostrato al mondo.
L’esposizione sulla “Crionica”, ovvero la tecnologia più avanzata di conservazione degli esseri viventi sotto la temperatura di fusione dell’azoto liquido, è allestita dalla stessa Kriorus, che annuncia l’apertura nei prossimi mesi di un centro specializzato anche in Italia. Un’opportunità che si affianca alle già note possibilità di donare il proprio corpo alla scienza, piuttosto che consegnarlo alla sepoltura oppure alla cremazione. Dall’inizio della mostra, il 6 ottobre 2018, sono arrivate sette richieste di ibernazione e decine di richieste di informazioni sulla controversa metodologia di conservazione post-mortem.
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