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Cultura

Futuro del Salone del Libro di Torino: ore decisive per l’asta del marchio

Redazione Quotidiano Piemontese

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Nonostante le feste natalizie sono giorni tesi per il Salone del Libro di Torino dato che il 24 dicembre scadono i termini per presentare le offerte per aggiudicarsi gli asset materiali e immateriali della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura in liquidazione. Si tratta dell’asta che sostanzialmente riguarda il Marchio del Salone del Libro dato che il resto presente nell’elenco è poca roba.

La mobilitazione popolare attraverso Facebook per acquistare il marchio con una acrobatica colletta meglio dire crowfunding si è chiusa con un nulla di fatto. L’Associazione Italiana Editori non parteciperà all’asta del marchio  dopo che Tempo di libri ha deciso di diventare un evento dedicato alle nuove generazioni alle innovazioni tecnologiche e alla trattazione dei diritti.

Le fondazioni bancarie si sono tirate indietro a loro volta, resta viva l”ipotesi di Torino città del libro formata da  parte dei creditori non pagati dalla oramai morente Fondazione per il Libro che punterebbero a gestire direttamente e in prima persona il Salone, dato che lo hanno fatto nel concreto da anni.

La storia del marchio è una vicenda molto tortuosa come quasi tutto quello che riguarda il Salone del Libro e sul valore dello stesso la Procura sta indagando da tempo tanto che sono arrivati a suo tempo avvisi di garanzia per l’inchiesta  all’ex sindaco Piero Fassino e all’assessore regionale alla Cultura, Antonella Parigi.

Preoccupati nella situazione sempre più difficile i tanti fornitori e creditori della Fondazione, aziende piccolo e grandi che rischiano a loro volta il fallimento o sono già fallite per il dissesto economico del Salone e che scrivo in una lettera aperta

“Abbiamo letto e seguiamo con grande interesse le vostre dichiarazioni apparse nei giorni scorsi sui giornali, ivi comprese le opportune precisazioni condivise dal direttore sui social network, ma crediamo sia ingiusto e scorretto, dire che si possa fare un “Salone del Libro” a Torino, con o senza la titolarità del Marchio. Quel Marchio è ciò che rimane di una struttura che ha 4.500.000,00 € di debiti con il territorio. Quel Marchio, assieme al lavoro non pagato dei fornitori che, non dimentichiamolo, hanno contribuito a mantenere in vita il Salone, incarna in se un evento fieristico di straordinario successo e raccoglie delle categorie merceologiche sulle quali l’evento si basa. Pensare di realizzare un evento analogo senza acquistarlo equivale a “pensare ad una truffa” palese e sfrontata. Rappresentate una delle istituzioni culturali più importanti della Città e della Regione e non potete operare con un modus operandi così spregiudicato. Come sarebbe giudicato, qualsiasi gestore di un’attività che decida di chiuderla non pagando i propri debiti e riaprirla il giorno successivo, con o senza lo stesso nome, ma mantenendone lui stesso la proprietà, nello stesso posto, e per giunta con la stessa gestione? Ci aggrappiamo all’etica, ed al “buon senso”, perché non ci è rimasto molto altro, le istituzioni di questo territorio dovrebbero risolvere i problemi, non crearne altri.
A nostro parere ci sono solo 2 modi affinché le istituzioni possano parlare a pieno titolo ed in modo convinto di un possibile Salone organizzato sotto il loro cappello a Maggio, a Torino:
1) Fare un’offerta da 4.500.000,00 € al bando indetto dal tribunale di Torino.
2) Organizzare un tavolo di lavoro con tutti i soggetti che a vario titolo si sono palesati, come soggetti privati interessati all’acquisto del marchio e cioè: le Fondazioni Bancarie, gli organizzatori del Foundraising e noi Fornitori. Per costruire tutti insieme un offerta che arrivi a 4.500.000,00 € e che successivamente attivi un processo per rimettere il marchio, e di conseguenza anche l’evento, a disposizione delle istituzioni.
Solo pagando i propri debiti il Salone del Libro può tornare ad essere l’orgoglio di questo territorio ed i rappresentanti Istituzionali possono tornare a vantarsene”

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