Cultura
Resistenza svelata, intervista con Daniele La Corte
E’ da poco in libreria il romanzo storico Resistenza svelata di Daniele La Corte, Fusta Editore. Racconta la storia di suor Carla Di Noni, Medaglia d’Argento al valor militare per la resistenza, staffetta partigiana e agente segreto del Servizio X, gestito da Dino Giacosa e Aldo Sacchetti per coordinare le azioni partigiane tra Piemonte, Liguria, Val d’Aosta e Lombardia.
Suor Carla venne gravemente ferita da un attacco aereo al treno su cui si trovava pochi giorni prima della Liberazione. Venne data per morta, ebbe il volto devastato dai proiettili, ma si riprese, secondo la Chiesa Cattolica miracolosamente. La Corte immagina suor Carla nel suo letto da convalescente, impossibilitata a parlare, intenta a ricordare le sue azioni nella lotta partigiana. Il romanzo è avvincente, coinvolgente, emozionante, drammaticamente vero. Trovate qui la recensione completa.
Daniele La Corte ha risposto alle mie domande.
Come sei venuto a conoscenza della storia di suor Carla De Noni e perchè hai deciso di raccontarla?
Sulla bancarella di un mercatino dell’antiquariato ho trovato la raccolta di una rivista del Dopoguerra. In ultima pagina una tavola disegnata nella quale appariva il volto di una monaca e un aereo americano che mitragliava un treno. Mi soffermai e alla mente mi tornò un racconto di mia madre, quello della monaca di Villanova di Mondovì. Mia madre era di quelle parti. Per anni quella vicenda è rimasta nel “cassetto” poi, improvvisamente, presentando un mio libro a Mondovì è risaltata fuori parlando con alcuni anziani del posto.
Come hai svolto le ricerche sul personaggio e con quali protagonisti dell’epoca sei riuscito a parlare?
Non è stato facile, ma neppure difficilissimo. Ho contattato le monache dell’Ordine Missionarie della Passione che ancora vivono nello stesso convento di suor Carla. Più incontri e poco per volta molte notizie della sua attività partigiana saltarono fuori. Ma svolta decisiva c’è stata quando ho scoperto, non dalle monache, che Carla era un agente segreto. Ricerche e il colpo di fortuna di scovare a Carrara il cofondatore del “Servizio X” l’intelligence attivo negli anni della Resistenza. E’ stato l’ex tenente Aldo Sacchetti, che con Dino Giacosa, avvocato di Cuneo, aveva dato vita alle tante azioni di spionaggio ad aprirmi il libro dei ricordi.
Quella di suor Carla è una delle tante storie che compongono la Resistenza ed hanno messo la base per la costruzione dell’Italia moderna. Qual è il particolare che la differenzia da tutte le altre?
Il fatto che delle semplici monache abbiano partecipato attivamente alla lotta di Liberazione permette oggi di capire come una parte consistente della Chiesa cattolica avesse fatto una scelta precisa: quella di stare dalla parte giusta mettendo a repentaglio la loro vita. Ho analizzato più storie, più racconti ricostruendo il tutto attraverso la formula del romanzo che mette in evidenza un 80 per cento di verità e un 20 per cento di fantasia per dare movimento ai personaggi.
Tra le storie della Resistenza sono tante quelle che parlano di donne. Anche nel tuo romanzo suor Carla non è l’unica donna protagonista… Inoltre l’asse Val d’Aosta – Piemonte – Liguria fu fondamentale nella lotta di Resistenza. Per quali motivi secondo te?
Suor Carla è una donna particolare perché religiosa e, in un certo senso, guerrigliera. La letteratura resistenziale parla di donne, prevalentemente staffette, insegnanti, contadine, madri, mogli, fidanzate. Una monaca che svolgeva attività di spionaggio mi è parsa singolare e curiosa, pertanto da raccontare. Poi c’è la contiguità territoriale. Dal mare i partigiani salivano in montagna per trovare più facile rifugio. Le vette e del Piemonte sono lo scudo naturale della Liguria. Dal Ponente ligure salivano verso il Cuneese e la zona delle valli torinesi. In molti proseguivano per aggregarsi alle formazioni che operavano in Valle d’Aosta confine strategico soprattutto con la Svizzera.
La domanda può sembrare banale ma mi sembra fondamentale ripeterla all’infinito: quanto è importante raccontare queste storie per non dimenticare e perchè un orrore simile non si ripeta più?
Nulla è banale quando si cerca di evitare l’oblio. La domanda calza perché implicitamente spinge, giustamente, a effettuare ulteriori sforzi per evitare l’oblio di storie che hanno permesso all’Italia di tornare libera. Sembra banale anche il ripetere che la storia è maestra di vita, ma se ci soffermiamo sul fatto che chi non conosce la storia è destinato a ripeterne gli errori comprendiamo che ricordare è un esercizio indispensabile per non dimenticare.
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