Seguici su

Cultura

La ragazza di Lucento, intervista con Maurizio Blini

Gabriele Farina

Pubblicato

il

Torna Maurizio Vivaldi, poliziotto torinese nato dalla penna di Maurizio Blini. Ne La ragazza di Lucento, Fratelli Frilli Editori, il nostro, sempre in coppia con l’immancabile Alessandro Meucci, dovrà affrontare un caso che parte da lontano, da 16 anni prima. Un caso che nessuno ricorda più, un vero e proprio cold case che però lo riguarda estremamente da vicino, drammaticamente da vicino, e lo costringe a rivivere il suo passato e le sue paure di bambino. Trovate qui la recensione completa del libro.

Maurizio Blini ha risposto alle nostre domande.

La ragazza di Lucento nasce come sviluppo di un tuo vecchio racconto. Perchè hai sentito la necessità di farlo crescere?

Il mio decimo libro rappresenta una sorta di traguardo, soprattutto se penso che nove di questi, hanno quali protagonisti Alessandro Meucci e Maurizio Vivaldi.
Con «La ragazza di Lucento» ho inteso chiudere un cerchio, non una storia. Dare maggior respiro e una prospettiva diversa a un racconto fortunato, pluripremiato e tradotto anche all’estero, Giulia.
Ho voluto farlo crescere e vederlo svilupparsi lentamente attraverso un accurato linguaggio cinematografico che aiuta il lettore a immedesimarsi ancor più nella trama. Un esperimento che spero sia riuscito.

L’idea di fondo da cui si sviluppa la storia è una vera bomba che sconvolge protagonisti e lettori. Devi assolutamente raccontarmi come ti è venuta in mente…

Come spesso accade, un’idea nasce improvvisamente e quando meno te l’aspetti e, a volte, è sufficiente un ricordo che emerge dal passato. Bene, quella pallina, io l’ho calciata veramente da ragazzo, anche se trovata per caso sul marciapiede. Poi la fantasia mi ha fatto inserire la vicenda in una cornice noir. Una sorta di alchimia che mi è piaciuta molto, intrigante al punto giusto, potente, sensibile, coinvolgente. Il romanzo, in alcuni suoi tratti, è ovviamente cambiato dal racconto. Resta però quella magica pallina di carta a sconvolgere per qualche ora la nostra pace interiore.

Il romanzo è anche un salto nel passato del protagonista e nel passato del quartiere in cui vive… e in cui sei nato anche tu. Un omaggio anche al Maurizio Blini bambino e ai luoghi della sua giovinezza?

Certo. Nei miei romanzi vi è sempre molto di autobiografico. Ed in questo ho voluto dare nuove risposte. Un prequel che racconta e spiega il perchè Maurizio Vivaldi, un uomo maturo, ex poliziotto ed ex investigatore privato con un esperienza trentennale alle spalle, continui ad essere così fragile, sensibile e divorato dal tarlo del dubbio. Sono così tornato alla sua infanzia, dove spesso, troviamo risposte alle nostre angosce adulte. Poi il quartiere di Lucento fa da corollario a tutta la storia, come un vero protagonista. Le sue strade, la sua gente, in tre distinte epoche, a tracciare un’identità forte e territoriale della periferia nord torinese.

Con questa vicenda hai riportato indietro nel tempo i tuoi personaggi lasciandoci scoprire aspetti che non conoscevamo della loro storia. Come stanno crescendo Vivaldi e Meucci?

La mia scelta di fare invecchiare con me i miei personaggi, che in realtà sono uno alter ego dell’altro, mi aiuta nel far affrontare loro le sfide del tempo. Non a caso, in ogni romanzo affronto temi sociali specifici come ad esempio l’esoterismo, l’immigrazione, la globalizzazione e la nuova criminalità che ne deriva.
Portarli a spasso nel tempo aiuta in questo caso il lettore a comprendere meglio le dinamiche dell’investigazione e il loro mutamento ma anche la genesi di alcuni atteggiamenti, comportamenti, rituali. Una vera sorpresa per chi già li conosce, ma anche per chi li scopre solo oggi, avendo così l’opportunità di partire proprio dall’inizio, quando tutto cominciò.
Per il resto, al di là di questo tuffo nel passato e nei ricordi, Vivaldi ed io invecchiamo più o meno serenamente, e i lettori se ne accorgeranno già dal prossimo romanzo, l’undicesimo, nuovamente contemporaneo e con altre sfide da superare.

Nell’ultima intervista su queste pagine mi hai fatto dei nomi di attori che ti piacerebbe vedere interpretare i tuoi personaggi. Se ti ripropongo la stessa domanda oggi (considerando anche qui sono più giovani) la risposta è sempre la stessa?

Sì. Per quanto riguarda i personaggi resto ancorato alle stesse indicazioni.
Per Maurizio Vivaldi avevo indicato Pier Francesco Favino, Michele Placido, o Diego Abatantuono. Per Meucci invece Giuseppe Battiston o Bebo Storti. Tutti grandi attori.
Poi, ovviamente, se entriamo nello specifico, l’età anagrafica ha un suo rilievo e pertanto sarebbero troppo anziani per «La ragazza di Lucento».
Bisognerebbe trovare attori di età diverse, simili a loro però, con le medesime caratteristiche di grande espressività, umanità, sofferenza. Doti e virtù sempre più rare.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *