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Cultura

Al MAU Celebrate Yourself, la mostra che racconta il mondo GLBTQI

Redazione Quotidiano Piemontese

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Al MAU – Museo di Arte Urbana di Torino, dal 4 maggio al 4 giugno, ci sarà “Celebrate Yourself”, la nuova mostra di Alice Arduino, fotografa di Torino nell’ambito eventi e sport che ogni anno realizza progetti fotografici volti a focalizzare l’attenzione sulle problematiche sociali e culturali del nostro paese. Alice è una attivista e militante in ambito femminista, lgbt+ e di genere su cui si concentrano molto spesso i suoi lavori.

Celebrate Yourself è un progetto fotografico che ha l’obiettivo di raccontare il mondo e la comunità lgbt. Sono state fotografate e intervistate 35 persone con l’intento di scoprire gli hobby, le passioni, il lavoro, principi e valori, andando oltre le etichette gay, lesbica, bisessuale, transessuale. Sono le storie di singoli, coppie e famiglie omogenitoriali con figli avuti da una inseminazione artificiale o da precedenti relazioni. Tra loro vi sono esponenti politici, dejeey, avvocati, poliziotti, giovani, studenti, attivisti, scrittori che hanno fatto coming out, raccontando la loro esperienza, contributo e vissuto.

La finalità è di sensibilizzare maggiormente coloro che ancora vedono con diffidenza al mondo gay e aiutare altri ragazzi/e a fare “coming out” attraverso l’esempio personale degli intervistati. E’ necessario celebrare sé stessi ogni giorno, essere orgogliosi di ciò che si è. Le storie narrate sono state pubblicate sulle riviste Pride Online, TPI – The Post Internazionale e sul sito Sessualità Positiva della Psicologa Laura Salvai per promuovere il progetto come una espressione di libertà e consapevolezza per “essere se stessi e vivere felici”. Il lavoro è stato presentato e promosso al Cinema Massimo presso il Lovers Film Festival e al Parco della Tesoriera presso l’Evergreen Fest nel 2017.

Per realizzare le interviste e trovare persone disponibili a partecipare, la fotografa si è appoggiata ad alcune associazioni lgbt+ torinesi: Arcigay “Ottavio Mai”, Circolo Maurice glbt e Sunderam Identità Transgender. Le persone hanno aderito e dato la loro disponibilità, “mettendoci la faccia”, raccontando la loro storia: gioie, dolori, difficoltà, coming out con i genitori e amici, aneddoti simpatici e divertenti che hanno caratterizzato le interviste e gli incontri che l’autrice ha fatto singolarmente con ogni persona.

Sono vari gli aspetti analizzati, realizzate in parchi, a casa delle persone o in ambienti di lavoro a seconda della disponibilità e del tempo. Si parla di stereotipi, pregiudizi e coming out.
“Il mio obiettivo era raccontare la comunità lgbt+ andando oltre le etichette” spiega Alice Arduino. “Volevo che uscisse fuori la storia delle persone fotografate, i loro hobby, passioni, quello che fanno nel tempo libero, cosa leggono, guardano in tv, al cinema e che musica ascoltano. Chi legge le interviste deve trovare dei punti in comune con loro, familiarizzare, sorridere, commentare perché le cose che ci accumunano e uniscono sono molteplici. Il fatto che poi siano gay, lesbiche, bisessuali e transessuali è una cosa in più, una “etichetta” che gli altri ti attaccano e che non deve influire sul giudizio delle persone”. Se viviamo in una società dove i soggetti vengono spesso etichettati, con questa mostra si cerca di ribaltare questo principio, partendo dalla comprensione e uguaglianza attraverso ciò che si ha in comune con loro. E allora, Michela prima di tutto è una cuoca e pasticcera, Luigi uno studente di giurisprudenza impegnato con i migranti, Mimmo e Alberto sono rispettivamente uno stilista e un impiegato che amano la musica rock anni ’70 e ’80. L’attenzione si sposta su chi sono, cosa fanno, quali sono i loro pensieri, lasciando in secondo piano i loro gusti sessuali che caratterizzano la loro vita.
Il coming out è un altro tema fondamentale del progetto: “uscire allo scoperto”, dire al mondo cosa e chi ti piace non è così scontato per una persona omosessuale. Anche se nel 2018 il clima Italiano è più tranquillo grazie alle unioni civili approvate nel 2016, è ancora necessario ribadire e sottolineare l’importanza del rispetto e di tutto ciò che comporta nel raccontare agli altri chi sei e cosa ti piace. “Viviamo in un mondo dove l’eterosessualità è considerata la normalità e chi non appartiene a questa “categoria” spesso subisce un giudizio negativo. Se la relazione con gli amici è più facile, più complicata può diventare quella con i parenti o sul posto di lavoro. Qui possono nascere le discriminazioni più forti, l’indifferenza e l’allontanamento, portando molta sofferenza in chi la subisce”.

Fare coming out, diventa pertanto un “atto di coraggio” un percorso di accettazione di sé stessi molto lungo e complesso. Quando avviene, si è pronti a dirlo agli altri, ci si mette letteralmente “in gioco”, affrontando il giudizio del mondo esterno, pur sapendo che le razioni potrebbero compromettersi. A Torino sono 35 le persone che si sono rese disponibili al progetto. “Non è una cosa così scontata e questa mostra lo dimostra. Molti mi hanno detto che non volevano essere fotografate perché i genitori non lo sapevano o perché avrebbero avuto problemi sul lavoro. Altri non erano sicuri perché ancora incerti. Non ho trovato nessuna famiglia arcobaleno disposta a farsi fare una foto, probabilmente per tutelare i figli/e. Questo dimostra che c’è ancora molto lavoro da fare non solo da parte delle associazioni lgbt+ e dei singoli ma anche delle istituzioni che hanno il dovere di promuovere progetti di sensibilizzazione e diffondere iniziative di rispetto e uguaglianza” dice Alice Arduino.

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