Cultura
Picasso, Braque e Cocteau, tre grandi personalità a confronto a Torino
La galleria Elena Salamon Arte Moderna, dal 12 aprile al 26 maggio, aprirà le porte a tre importanti artisti di fama internazionale, poliedrici e anticonformisti e dalle forti personalità, mettendo i loro lavori a confronto. Si tratta di Picasso, Braque e Cocteau, tre maestri che hanno segnato il mondo artistico d’inizio secolo, tra l’euforia delle avanguardie e lo scempio della guerra, lasciandoci un’importante e preziosa pagina di storia dell’arte.
Si potranno ammirare, in dialogo continuo, oltre cento litografie realizzate in un arco temporale che va dal 1934 al 1963, quasi tutte a colori, provenienti da diverse serie realizzate dai tre artisti durante il corso della loro carriera.
Ed è proprio nella litografia – strumento che permette ampio uso del colore e alte tirature – che Picasso, Braque e Cocteau individuano uno dei mezzi tra i più adatti al loro linguaggio artistico perché, pur utilizzando espressioni spesso differenti, tutti e tre in quegli anni sono accomunati da convinzioni profonde: l’opera non nasce da un progetto, ma da un gesto immediato, spontaneo. Figura e segno si dissolvono, lasciando spazio a forme originali e pure.
Durante un’esposizione al Salon D’Automne, nel 1907, Picasso incontrò – grazie alla mediazione di Guillaume Apollinaire – Georges Braque con il quale intrattenne un rapporto di profonda amicizia; il combustibile delle idee dei due artisti, che si stavano progressivamente allontanando dalla figurazione tradizionale fu dato da teorie e opere di Cezanne che, nell’ultima fase, cercò di creare immagini salde e definite, riconducendo la natura e le figure a forme geometriche essenziali. Il 1907 è per Picasso un anno di svolta. Realizza l’opera “Les demoiselles d’Avignon” che in qualche modo segna la nascita del Cubismo. Con Georges Braque instaura un lungo sodalizio artistico. Nel 1909 soggiorna a Horta de Ebro, dove porta avanti la ricerca che nel 1910 sfocerà nel cosiddetto ‘cubismo analitico’ (1910-1912). A contatto di gomito con Braque, elabora una nuova concezione della composizione, definita ‘cubismo sintetico’ (1912-1914). Il proficuo confronto tra i due, all’inizio del Novecento, dà vita a una nuova visione dello spazio, con oggetti smembrati e sfaccettati, creati dallo spezzettarsi dei piani. Nasce il Cubismo (Picasso, Hommage a Georges Braque, 1964, img n.1). Il punto di partenza è la necessità di opporsi alla meccanica riproduzione del reale e alla presunta superficialità di osservazione delle correnti precedenti, in particolar modo dell’impressionismo.
Il mondo esterno non deve essere solo visto, deve essere compreso. La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, scrive Picasso.
Braque è considerato tra i capostipiti della rivoluzione cubista. La sua opera si incentra soprattutto sulle nature morte, interpretate in modo assolutamente originale rinunciando alla profondità, dove lo sfondo e il primo piano non sono distinguibili e le forme appaiono appiattite. Nonostante la scomposizione degli oggetti ritratti, l’effetto è quello di una grande armonia. Compaiono materiali fino ad allora totalmente estranei alla pittura: carta di giornale e da parati (Braque, Papier collé, img n. 9). Oggetti familiari, a cui non si presta attenzione acquistano un nuovo significato.
In controtendenza con diversi artisti del Novecento, personaggi mediatici di grandissima fama, Georges Braque predilige lunghi periodi di quiete e tranquillità all’interno del proprio studio, lontano dal clamore e dai riflettori del jet set dell’epoca. Sebbene alcuni aspetti del cubismo rimangano sempre presenti nella sua opera, negli anni del secondo dopoguerra si riaccosta a una più realistica interpretazione della natura (Braque, Le Bouquet, img n. 10), affina le ricerche sui rapporti coloristici e tonali e le applica nei suoi lavori. Oltre a dipingere, l’artista esegue litografie, incisioni, sculture e libri d’artista. Uccelli, fiori e paesaggi sono temi ricorrenti nella sua opera (Braque, Trois Oiseaux, img n. 11). In questi fogli si nota una ripresa dei gialli e dei rosa, pur coniugati sempre con i prediletti blu, neri e bruni (Braque, Soleil et lune, img n.12). Tra gli esponenti delle correnti artistiche moderne Braque è colui che meglio ha saputo trasfondere nei puri rapporti formali una profonda commozione poetica.
Jean Cocteau poliedrico artista francese di fama internazionale poeta, saggista, pittore, drammaturgo, sceneggiatore, regista e attore stringe amicizia nel 1917 con Picasso. Interrotti bruscamente gli studi, nel 1907, inizia a frequentare i salotti parigini. Allo scoppio della Grande Guerra è impegnato come infermiere d’ambulanza nelle Fiandre, ma abbandona il fronte per continuare l’attività intellettuale nei caffè parigini dove.
Esempio emblematico di queste proficue frequentazioni è il viaggio, tra Roma e Napoli, che Cocteau compie insieme a Picasso, a Léonide Massine e Sergej Diaghilev: una comitiva esplosiva di artisti in cerca di nuovi spunti, tracce e immagini. In quello scorcio d’inizio secolo, tra l’euforia delle avanguardie e lo scempio della guerra, questi quattro artisti scrivono una pagina memorabile di storia del teatro, componendo Parade, spettacolo a tema circense scritto e diretto da Cocteau, coreografato da Massine, con le musiche di Erik Satie, le scene e i costumi di Picasso e i balletti russi di Diaghilev. L’opera grafica di Cocteau è caratterizzata dal suo tratto lineare fluido e ininterrotto e dai soggetti di chiaro richiamo alla mitologia classica (ad esempio le opere img n. 14, 15, 16, 17 e 18).
Numerosi lavori ritraggono i protagonisti delle sue pièces teatrali, tra le più note: Antigone (1922), Roméo et Juliette (1924), La voix humaine (1930), La machine infernale (1934), Les parents terribles (1938), Les monstres sacrés (1940), L’aigle à deux têtes (1946), Théâtre de poche (1949). Nella copiosa produzione artistica di Cocteau si trovano tracce di tutti i movimenti d’avanguardia: irriverente, sperimentatore, anticonformista, esuberante, ironico e autoironico, scelse di ‘essere un uomo vivo e un artista postumo’.
Dal 16 al 27 Maggio, nei giorni di esposizione della mostra, al Teatro Regio di Torino andrà in scena La Voix humaine dall’omonima tragedia di Jean Cocteau, edizione in lingua originale francese.
Picasso, pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo, negli anni cinquanta si impegna nella reinterpretazione delle opere dei grandi maestri, producendo una serie di dipinti e litografie ispirate all’arte di Goya, Velàzquez, Pussin e Manet. Ne sono esempio alcune opere in mostra (Picasso, Amazona, img n. 2 e n. 3). Scrive di sé stesso I buoni artisti copiano, i grandi rubano. Tori e tauromachie sono una costante nella sua sterminata produzione. Per l’artista il toro è simbolo di lotta, vittima sacrificale e al contempo potenza distruttrice. La corrida è una cerimonia che riconduce all’eterno conflitto tra vita e morte (Picasso, Petit Corrida, img n. 6 Entrada en pasillo, img n.5, e Amazona, img n. 4).
La serie della Comedie Humaine, omaggio all’opera di Balzac, è una sorta di catalogo ragionato dei “tipi umani” e delle loro passioni. Sono fogli audaci, colorati ed espressivi nei quali si intrecciano originalità e citazioni neoclassiche (Picasso, Le Roi en visit e Homme masque, img n. 7 e 8).
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