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Cronaca

Avvocato di Torino denuncia su Facebook una spedizione punitiva dei vigili urbani

Gabriele Farina

Pubblicato

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Un avvocato di Torino ha denunciato su Facebook (e annunciato denuncia alle autorità competenti) quella che dal suo racconto pare effettivamente essere una vera e propria spedizione punitiva organizzata da un agente di polizia municipale e da due suoi colleghi nei suoi confronti.

La diatriba è nata dal controllo per un casco per bambini ed è proseguita (qui sta il punto) il giorno successivo sotto casa dell’avvocato. Qui di seguito l’intero suo racconto.

condivido qualche riga per capire se ho perso del tutto la bussola o non sono l’unico a pensare che quel che mi è successo ieri sia ingiusto, avvilente e, sotto molto profili, preoccupante?.
Giovedì ho portato mio figlio di cinque anni a scuola, come (quasi) tutte le mattine, in scooter.
C’era un vigile che con la sua moto bloccava l’ingresso alla strada della scuola; anche questa situazione non era affatto nuova. Parcheggio, correttamente, a un metro da lui, scendo e, per farla breve, vengo redarguito perché mi dice che il casco del bambino non è omologato. Gli spiego che è omologato, tolgo il casco a mio figlio, gli faccio vedere l’omologazione, ma continua a dirmi con tono molto duro e trattandomi piuttosto male che non è omologato. Mio figlio è visibilmente spaventato dai toni (non i miei): lascio perdere, faccio finta di niente, e me ne vado: non ho tempo da perdere, mi chiude il prescuola e ho 274 cose da fare. Mentre vado via gli dico, cosa vera, che l’ho comprato da Tosa e che dubito Tosa venda caschi non omologati. Mi guarda malissimo mentre mi allontano, peraltro in modo gratuito perché sono stato educatissimo, ma capisco che non l’ha presa bene. Lo capisce anche mio figlio che mi chiede se verrò arrestato per colpa del suo casco?: lo tranquillizzo, ovviamente.
Il giorno dopo, ieri, devo andare in ufficio presto, ho un appuntamento alle 08.45, ma devo fare altre cose prima e quindi decido (fortunatamente) di non portare io il bambino a scuola ed esco di casa circa quaranta minuti prima.
Esco dal portone e mi trovo di fianco tre moto della polizia municipale con tre vigili in piedi. Non ci faccio tanto caso. Mentre metto il casco attraversando la strada sento chiamare con il “classico” … psss psssss, ma non penso sia rivolto a me. Con la coda dell’occhio vedo un vigile attraversare e venire nella mia direzione. Capisco. Salgo comunque sullo scooter parcheggiato, magari sono paranoico. e, invece, mi sento bussare sulla spalla da dietro.
“signor Scola, scenda un po’ e mi favorisca patente e libretto”
“perché? Non sono neanche ancora partito. Ma come sa il mio nome?”
“un normale controllo. favorisca patente e libretto. E tagliando dell’assicurazione”
“ma lei è il vigile di ieri? Cosa fa sotto casa mia a quest’ora? Mi stavate aspettando? E comunque il tagliando assicurativo non è più obbligatorio”
“si la stavamo aspettando, favorisca i documenti che le ho chiesto”
Dall’altro lato della strada anche il suo collega mi guarda con l’aria da duro.
Scatto, incredulo, la foto qui sotto (ne farò altre ovviamente).
La faccio breve perché ci sarebbero un po’ di riflessioni da fare, a partire dal come mi sono sentito in quel momento io, fino alla faccia goduta degli agenti che all’evidenza si stavano sentendo importanti e potenti nei miei confronti……. Con un atteggiamento odioso, del tipo non rispondere alle domande con cui chiedevo spiegazioni, e trattarmi come fossi un delinquente abituale, hanno cercato in tutti i modi di farmi qualche multa e ovviamente ci sono riusciti (revisione scooter; pazienza ho sbagliato e pagherò. non sarò né il primo né l’ultimo che si è dimenticato la revisione). Hanno palesemente cercato di farmi perdere la lucidità, perché, garantisco, in quella situazione e con quell’atteggiamento ti viene una voglia di insultarli che neanche Pellè dopo il rigore ……e ci sono anche quasi riusciti, soprattutto quando ho realizzato che dovevo avvisare il cliente delle 8.45 che all’appuntamento non ci sarei potuto essere (perché il tutto è durato un’ora! Ma chissà da quanto mi aspettavano….),. tuttavia ho tenuto. Fortunatamente non c’era mio figlio perché si sarebbe spaventato in un modo che , probabilmente, avrebbe cambiato gli assetti degli umori, soprattuto il mio. E, sinceramente, credo che fosse proprio quello che cercavano. Perché non potevano sapere che, proprio quel giorno, non lo avrei accompagnato e nonostante quello sono venuti ugualmente in tre ad aspettarmi sotto casa, avendo perfettamente presente che sarei potuto uscire con la mano ad un bimbo di cinque anni.
Sarebbe interessante fare delle riflessioni su questo avvenimento, ma purtroppo il post è già troppo lungo così
Mi limito molto più pragmaticamente a chiedere a Città di Torino e @PoliziamunicipalediTorino di illuminarmi se sia questo il rapporto tra cittadino ed istituzioni che meritiamo. Se sia corretto che tre agenti della polizia municipale si presentino sotto casa di un cittadino, sapendone già il nome, per fare accertamenti del tutto gratuiti con evidente ed esclusiva finalità intimidatoria, solo perché uno dei tre, non si capisce in che modo, si è probabilmente sentito offeso.
Mi chiedo se sia accettabile non essere per le strade della città alle 8 del mattino, durante il turno di lavoro per stare, a spese di tutta la comunità, non so quanto tempo ad aspettare un cittadino che non ha fatto niente, pur di poter dare soddisfazione ad un ingiustificabile desiderio di affermazione di potere.
Chiedo se sia costume accettabile che due agenti si sottraggano al loro dovere per permettere ad un collega di organizzare quella che non ho paura a definire una vera e propria spedizione punitiva contro un cittadino che, ripeto, non ha fatto nulla. se sia questo lo “spirito di corpo”.
Ma se questo fosse successo ad una persona meno lucida? Se fosse successa a una persona più debole e con meno strumenti di me? Se ci fosse stato mio figlio?
ovviamente dal mio punto di vista la querela scatterà senza tanti patemi e alle domande sopra risponderà la Giustizia. ma vorrei anche capire cosa ne pensa il datore di lavoro che, alla fine, siamo tutti noi.

Il suo post è stato inevitabilmente condiviso migliaia di volte e i commenti sono stati spesso su toni molto accesi. Al punto che l’assessore comunale alla Polizia municipale Roberto Finardi ha già annunciato che gli autori degli insulti su Facebook saranno denunciati ma anche che sarà avviata una verifica interna per capire cosa sia effettivamente accaduto.

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