Spettacolo
Metallica, il ritorno dei “Four Horsemen”
Pala Alpitour infuocato e stra sold out per il ritorno a Torino dei Metallica, lontani dalla nostra città quasi 22 anni, da quel lontano concerto all’ormai abbandonato Palastampa del 9 settembre 1996. Da sempre loro solo LA band, che ha saputo portare il rock ed il metal ai suoli livelli più estremi, coniugando tecnica, qualità e successo planetario. Veri ispiratori del Thrash Metal e di tutti i sottogeneri che in questi trent’anni si sono susseguiti, i quattro “Four Horsemen”, James Hetfield, voce e chitarra ritmica, vero cerimoniere della band, Kirk Hammett, chitarra solista, Robert Trujillo, basso e Lars Ulrich alla batteria, mantengono intatti forza e carisma, soprattutto se consideriamo che dal 1983, anno in cui si formò il vero nucleo originale, hanno subito il cambio solo del bassista prima nel 1986 con Jason Newsted, per sostituire il compianto Cliff Burton, bassista originario della band, perito tragicamente nel 1986 e poi con Robert Trujillo nel 2003.
Band seminale, con molti alti e qualche basso negli ultimi anni di carriera, capace di creare un impero, tra i primi sdoganarsi dal circuito chiuso del metal ed aprirsi a nuove melodie e suoni diversi, che li hanno portati negli ultimi vent’anni sui palchi dei più prestigiosi festival europei.
Non ci vuole molto ed ecco risuonare le ormai celebri note de “Il Buono, il brutto e il cattivo” (The Ecstasy of Gold), che da sempre accolgono la band sul palco, per poi esplodere subito con Hardwired, sincopato pezzo del nuovo album, Hardwired… To Self-Destruct, ritmi frenetici, suoni lancinanti di chitarra, improvvise decelerazioni e ripartenze da tachicardia. Questi sono i Metallica. Dopo Atlas Rise!, altro brano dell’ultimo lavoro, si comincia con i cavalli da battaglia, che nella loro ultra trentennale carriera, sono davvero infiniti, se non si considera che parliamo di una band che ha venduto oltre 100 milioni di album e che da quasi 10 anni è nella Rock and Roll Hall of Fame.
Seek & Destroy, Welcome Home (Sanitarium), For Whom the Bell Tolls, The Memory Remains, Sad but True. C’è spazio anche per alcuni lavori più recenti, Halo on Fire e Moth Into Flame, per poi arrivare a due magistrali interpretazioni di One e l’immancabile Master of Puppets.
Ma è nei bis che si riaccende lo spirito originario dei Metallica, con la sincopata Orion, seguita da Nothing Else Matters, fantastica ballad, uno delle più famose di sempre con l’indimenticabile arpeggio iniziale e in chiusura Enter Sandman, l’apertura del leggendario Black Album, l’unico brano dei Metallica inserito nella classifica delle 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone. Abbiamo agitato tutti la testa, siamo anche tornati indietro con gli anni e alla fine, con già la nostalgia in corpo ci siamo chiesti, dovremo aspettare altri vent’anni?
Foto e Report Paolo Pavan/QP
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