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Cronaca

Gli smemorati di Palazzo San Macuto non riescono a chiarire il commissariamento di Benebanca alla commissione di inchiesta sulle banche

Redazione Quotidiano Piemontese

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Le nuove audizioni della Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle banche hanno coinvolto a più riprese il commissariamento lampo di Benebanca ma non sono riusciti fare luce sulla verità di quanto accaduto dato che i personaggi coinvolti hanno spesso non saputo dare risposte alla richieste di chiarimenti.
Il Comitato SvegliamociBene ha riassunto con un lungo comunicato le audizioni dei giorni scorsi

La carta stampata e l’opinione pubblica non avevano ancora smaltito lo stupore scaturito in seguito all’audizione di Gianni Zonin, il Presidentissimo di Banca Popolare di Vicenza che, alle incalzanti domande dei parlamentari interroganti della Commissione Bicamerale di Inchiesta sulle banche, ha costellato le proprie risposte con una serie interminabile di “non ricordo”, “non so”, “non avevo poteri esecutivi” che gli sono valsi l’appellativo di “smemorato di Vicenza”, che a Palazzo San Macuto sono andate in onda, in diretta webtv, altre audizioni caratterizzate da altrettanta invocata amnesia, senza tuttavia che i media se ne accorgessero o riportassero la notizia.

Questi Signori potrebbero essere definiti, per una sorta di analogia col caso Zonin, come gli “smemorati di Palazzo San Macuto”. Ma chi sono costoro? Personaggi autorevolissimi che all’epoca dei fatti hanno rivestito o tuttora rivestono posizioni e ruoli apicali in Ministeri ed Authority sul sistema creditizio e che, se non altro per diretta esperienza professionale, dovrebbero bene ricordare certi accadimenti, nati negli anni in cui la crisi ha vissuto il proprio apice ma soprattutto perchè oggetto di successive iniziative legali che hanno interessato i mesi e gli anni a venire, con talune vertenze tuttora in corso avanti il Tribunale Ordinario di Roma o presso la Corte di Giustizia Europea dei Diritti dell’Uomo.

Parliamo del caso “Bene Banca”, ossia del commissariamento “preventivo” (cioè prima che i problemi potessero sorgere ed intaccare una realtà ancora sana e solida) di una banca con i conti in ordine, con ampio rispetto dei requisiti minimi patrimoniali e risultati reddituali record, tuttavia commissariata per asserite gravi irregolarità e violazioni normative.

Un caso di cui la carta stampata si è occupata a più riprese e che non è sfuggito all’occhio attento e critico del Senatore pentastellato Gianni Girotto che ha esplicitato diverse domande agli esponenti di Banca d’Italia e Ministero dell’Economia, di volta in volta in audizione presso la Commissione di inchiesta.

In particolare il commissario Girotto ha posto in relazione, riscontrando una sorta di due pesi e due misure, il caso del commissariamento preventivo di una banca sana e solida come quello di Bene Banca, con i mancati interventi in Veneto, la sua terra di appartenenza, ove la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono finite in LCA, leggasi fallimento, con danni ingentissimi a carico dei risparmiatori, senza che si riscontrasse un intervento di rigore della vigilanza di simile portata.

Ad essere oggetto delle domande pungenti del Senator Girotto sono stati in ordine cronologico Carmelo Barbagallo (Capo della Vigilanza di Banca d’Italia), Ignazio Visco (Governatore di Banca d’Italia), Vittorio Grilli (ex Ministro dell’Economia che ha sottoscritto il decreto di commissariamento di Bene Banca il 26.4.2013, due soli giorni prima di lasciare l’incarico) e Fabrizio Saccomanni (ex Direttore Generale di Banca d’Italia fino al 28.4.2013, firmatario della proposta di commissariamento della bcc benese datata ed inoltrata al MEF il 16.4.2013).

In materia il Commissario Girotto ha segnalato una certa discrasia tra le dichiarazioni ufficiali e l’azione della vigilanza effettivamente condotta a Bene Vagienna. In particolare Girotto ha riscontrato come nelle Considerazioni finali del 2016 il Governatore Visco abbia precisato come individuare le anomalie e le criticità delle banche “non sia agevole” e sempre l’Authority di Visco in data 31.1.2016 abbia diramato un comunicato stampa in cui ha rivendicato una sorta di assenza di pieni poteri, lamentando testualmente un “margine di discrezionalità assai ristretto” ed il fatto “di non poter intervenire troppo tempestivamente” in quanto se avesse commissariato una banca ancora in grado di proseguire l’attività “avrebbe violato l’ordinamento”.

Ecco la diretta domanda al Governatore Visco: “Ma come giustifica allora il commissariamento preventivo del 3.5.2013 di Bene Banca, una bcc del cuneese, rispettosa dei ratios patrimoniali avendo un free capital di circa un quarto rispetto ai requisiti minimi imposti dalla normativa, ed ottimi risultati reddituali (MOL a +231% e R.O.E. al 16,03% ndr) commissariata il giorno prima dell’Assemblea dei Soci chiamata a rieleggere per acclamazione il CdA uscente alla guida dell’istituto? Non era questo forse il modo di rimuovere gli amministratori poco graditi dalla Banca d’Italia?”

Visco, in sede di risposta ha confermato l’assenza di problematiche patrimoniali per Bene Banca, spiegando in diretta webtv come, una volta valutate le controdeduzioni degli esponenti della Banca, si fosse deciso di commissariare per le gravi irregolarità riscontrate.

Girotto ha tuttavia così replicato: “dott Visco, Lei ha parlato di analisi delle controdeduzioni delle parti interessate prima di decidere di sottoporre a commissariamento una banca, ma quali controdeduzioni degli ex esponenti di Bene Banca può aver visto il Direttorio quando il rapporto ispettivo è stato notificato agli ex amministratori 17 gg dopo l’insediamento del Commissario ?”

La risposta di Visco è stata un po’ contraddittoria, di fatto negando la precedente affermazione e tentando di spiegare, anche grazie all’intervento di supporto di Barbagallo, come in realtà si trattasse di due procedure distinte, con tempistiche diverse, in un tentativo poco edificante di buttare la palla in corner.

Girotto però ha continuato ad incalzare: “Gli ex amministratori di Bene Banca hanno fatto ricorso alla Giustizia Amministrativa contestando, tra le altre, come nell’azione di vigilanza non fossero bene individuate le norme asseritamente violate, senza tuttavia ricevere adeguata risposta in giudizio. In materia la sentenza della Corte di Cassazione ha precisato come: ‘L’impianto motivazionale utilizzato risulta, pertanto, articolato ed esaustivo, oltre che del tutto congruo in relazione ai presupposti e le finalità della procedura in questione, i quali hanno riguardo alla oggettiva conduzione dell’attività aziendale e all’impossibilità di garantirne l’ordinata prosecuzione in capo agli esponenti aziendali in carica, e che dunque assumono rilievo a prescindere dall’eventuale individuazione di specifici illeciti in relazione ad altrettante specifiche disposizioni normative’. Ergo, pur non avendo individuato specifici illeciti in relazione ad altrettanto specifiche normative ma non volendo la Vigilanza consentire la prosecuzione in capo agli esponenti aziendali in carica della conduzione dell’attività aziendale, Bankitalia è intervenuta commissariando una banca con i fondamentali in regola, ottimi risultati reddituali, perfettamente in grado di proseguire l’attività. Ma allora mi sa dire quali siano queste gravi irregolarità che hanno portato a commissariare una banca sana e solida, tanto da passare alla storia come il commissariamento più veloce della storia bancaria nazionale?” La risposta è stata un laconico “non ricordo” ma “le faremo sapere”…

Ma già in precedenza lo stesso Barbagallo si era reso artefice di un misunderstanding su Bene Banca che l’attento Senator Girotto aveva puntualmente individuato: il capo della Vigilanza aveva citato come i milioni di euro dirottati alle casse di Vicenza dalla bcc benese sotto la gestione del Commissario Duso fossero solo 8 e come tali di molto inferiori alla soglia del 25% del patrimonio (60 mln), quando in realtà erano molti di più, nello specifico ben 48 (di cui 38 di depositi e 10 di obbligazioni) pari quindi all’80% del Patrimonio… Beh, un pochino di più di una imprecisione.

La stessa amnesia si è poi riscontrata nel corso dell’audizione di Vittorio Grilli, ex Ministro dell’Economia sino al 28.4.2013, al quale il senator Girotto, rammentando dapprima la sentenza del Consiglio di Stato del 26.2.2015 che aveva accolto il ricorso degli amm.ri deposti di Banca Popolare di Spoleto di fatto per carenza di istruttoria da parte del MEF nella propria decisione del 8.2.2013, ha chiesto se nell’iter per decretare il commissariamento di Bene Banca, due mesi dopo il decreto sulla Spoleto, il 26.4.2013 (si noti soli 2 gg prima di lasciare l’incarico di Ministro) il Ministero abbia fatto una analisi istruttoria completa, parziale o minima.

La risposta dell’ex Ministro è stata un altro “non ricordo” … In ogni caso l’audito ha asserito di non ricordare casi in cui il Ministero dell’Economia non avesse accolto una proposta di commissariamento inoltrata dalla Banca d’Italia. Altra palla in corner.

Nella medesima giornata di audizioni del 21.12, una risposta fotocopia di quella di Grilli l’ha rilasciata Fabrizio Saccomanni, sentito quale ex Ministro dell’Economia dal 28.4.2013, il quale nella propria relazione introduttiva ha ricordato alla Commissione come negli 11 mesi circa di mandato quale Ministro abbia decretato il commissariamento di 3 banche, elencandole puntualmente in CARIFE, Banca Marche e Bcc di Alberobello.

Non avendo ancora ricevuto chiarimenti in ordine alle presunte gravi irregolarità di Bene Banca, il senatore Girotto ha incalzato l’ex Ministro, già Direttore Generale di Banca d’Italia dal 2006 al 28.4.2013, nonché firmatario in data 16.4.2013 della proposta di commissariamento di Bene Banca indirizzata al MEF, poi accolta dal Ministro Grilli il 26.4, ossia 2 gg prima di lasciare il testimone proprio a Saccomanni.

Ecco quanto ha domandato l’ottimo Girotto: “il Governatore Visco 2 giorni fa, ha potuto riferire come la Bene Banca non avesse alcun problema patrimoniale, bensì fossero state riscontrare gravi irregolarità, senza tuttavia ricordare quali fossero rimandando detta precisazione ad una successiva risposta scritta che attendo. Effettivamente, riguardando le carte, il Dott.Visco non era presente alla riunione del Direttorio del 16.4.2013 che ha deliberato di sottoporre a commissariamento la predetta bcc; tale riunione è stata infatti da Lei presieduta in funzione di vicario del Governatore. Lei mi sa dare qualche notizia in più?” “Non ricordo il caso” risponde Saccomanni, colpito da evidente amnesia.

Peccato però che poco prima l’ex DG di Bankitalia avesse elencato con dovizia di particolari i 3 commissariamenti decretati quanto era a capo del MEF, carica assunta il 28.4.2013.

Strano che l’ex Ministro non ricordasse quanto dalle stesso discusso in un Direttorio del quale aveva assunto la funzione vicaria del Governatore, oppure quanto predisposto nella proposta inoltrata al MEF in pari data, ossia il 16.4.2013, cioè soli 12 gg prima di assumere l’incarico ministeriale …

Magari passando da via Nazionale a via XX Settembre l’ex DG di Palazzo Koch ha resettato la propria memoria oppure, molto più semplicemente, risulta più agevole rammentare Alberobello con i suoi famosi trulli piuttosto che Bene Vagienna con il suo caso di commissariamento più veloce della storia nazionale. Ma a rinfrescargli la memoria ci dovrebbe aver pensato l’ottimo commissario Girotto che, precisando come l’argomento della successiva domanda sia relativo ad una querela di falso, ha chiesto ed ottenuto di passare in modalità secretata. Ma questo è tutto un altro film.

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