Ambiente
Si facevano pagare la demolizione dei veicoli ma poi li rivendevano
Nei mesi di giugno, luglio e agosto scorsi, gli agenti del Nucleo Sequestri e Rimozioni della Polizia Municipale torinese, effettuando controlli sulla filiera dei veicoli consegnati alle aziende di demolizione, hanno scoperto un traffico illecito che ha portato a indagare in stato di libertà i titolari di sette aziende – tutti nella zona Nord di Torino – per falso in atto pubblico e traffico di rifiuti.
Gli investigatori della Municipale hanno rilevato che i demolitori si facevano pagare la radiazione e la demolizione dei veicoli dai legittimi proprietari per poi rivenderli, interi, a cittadini stranieri.
Nei diversi siti, sono stati controllati dai vigili oltre 200 veicoli, molti senza targa: dagli accertamenti 11 risultavano cancellati d’ufficio, 2 non si trovavano nel luogo di sequestro, 3 sono risultati di provenienza furtiva, 2 con provvedimento di fermo fiscale attivo, 1 veicolo colpito dalla legislazione antimafia, 53 veicoli risultavano avere le caratteristiche del rifiuto, perché radiati da oltre 60 giorni per l’esportazione verso Paesi extra Unione Europea. Complessivamente sono stati 69 i veicoli recuperati, tutti in attesa di essere spediti con container nei Paesi centroafricani. Dalle indagini sono emersi anche altri reati e indagate altre due persone.
L’indagine, che è stata seguita dagli Uffici della Procura torinese si sta avviando a conclusione in questi giorni e l’esito dell’inchiesta sarà segnalato alla Città Metropolitana in quanto ente competente sulle autorizzazioni rilasciate.
Nel corso dei controlli è stato indagato anche un pluripregiudicato (già all’attenzione della Dia di Catanzaro). Si tratta del titolare di una demolizione in città e affittuario di un terreno a uso agricolo in via Reiss Romoli, in cui sono stati trovati centinaia di veicoli e container pieni di materiali destinati ad essere spediti in Africa via nave. All’interno delle auto sono stati, inoltre, stipati televisori, giocattoli, elettrodomestici e poi caricati su un carro attrezzi e spinti a mano in un container, in modo da sfruttare tutto lo spazio disponibile.
C’è anche il sospetto – dicono al Comando di via Bologna – che parecchie aziende spediscano in Africa rifiuti per i quali siano già stati pagati i contributi per lo smaltimento R.A.E. (frigoriferi, ferri da stiro o estintori per i quali è necessario procedere alla bonifica sia della polvere sia della bombola, batterie di autoveicolo con l’acido all’interno, pneumatici). Per questo aspetto le indagini sono ancora in corso.
Uno di questi luoghi, in via Cigna, posto sotto sequestro giudiziario, era stato dato alle fiamme un mese dopo i controlli della Polizia Municipale, nonostante fosse già stata svuotata la maggior parte del magazzino. Qui erano stati rinvenuti anche diversi veicoli “matrioska”, come un autocarro a tre assi, con nel cassone un autobus a cui era stata tagliata la porta posteriore e infilata un’auto all’interno.
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