Piemonte
Alla ricerca della famiglia dell’ufficiale italiano senza nome fatto prigioniero nel deserto
Il giornalista sudafricano Shaun Smillie ha ritrovato tra i cimeli di famiglia gli effetti personali di un ufficiale italiano, che il nonno aveva fatto prigioniero durante la seconda guerra mondiale.
Il giornalista ha rivolto un appello al ministero della difesa italiano e allo stato maggiore dell’esercito italiano nel tentativo di restituire gli oggetti ai familiari del militare. L’appello è stato fatto suo dal magazine online specializzato on line Armymag che ha raccontato la storia e messo online 10 fotografie in bianco e nero.
Un paio di fotografie sembrano realizzate a Torino e dintorni e si ipotizza che il graduato sia passato dall’Accademia Militare di Artiglieria e Genio a Torino.
Shaun Smillie ha chiesto lumi sulle foto a un esperto sudafricano: Hamish Paterson, uno storico militare presso il Museo Nazionale di Storia Militare Ditsong. «Nelle foto l’ufficiale era appena stato nominato tenente. Dal numero uno sul suo kepi, l’esperto ha ipotizzato che l’ufficiale potesse essere stato assegnato al 1° reggimento di artiglieria divisionale come sottotenente. Il 1° reggimento artiglieria divisionale, faceva parte della XXII divisione di fanteria Cacciatori delle Alpi che prestarono servizio in Albania e Croazia. Non hanno mai combattuto in Africa occidentale, quindi con buona probabilità era stato trasferito in un altro reparto. Probabilmente il tenente era uscito dall’Accademia di Modena, per trascorrere due anni all’Accademia Militare di Artiglieria e Genio a Torino».
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