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L’Agenzia delle Entrate mette le mani nelle tasche degli italiani: conti correnti e depositi pignorabili in caso di contenzioso

Redazione Quotidiano Piemontese

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Con l’autunno ritorna prepotente la discussione su quello che è stato uno degli argomenti più caldi della fine primavera e che ha visto i maggiori fronti politici combattere con toni molto accesi; stiamo parlando della Nuova Equitalia, che entra a far parte dell’Agenzia delle Entrate, e in questo modo entra in possesso di tutti quei dati sensibili conservati nell’Anagrafe Tributaria: rendite catastali, risparmi, INPS, buste paga, rapporti di lavoro e quant’altro.

Ormai il Fisco sa tutto di noi e non gli si può nascondere proprio più nulla. Se una volta esisteva una sorta di rapporto fiduciario tra banca e risparmiatore, con l’avvento della digitalizzazione questo rapporto è venuto meno. Oggi tutto si fa sul Web, compresa la gestione dei propri soldi e dei propri risparmi; è possibile anche effettuare l’apertura di un conto corrente ( ecco alcune info su
quelli a zero spese http://www.migliorcontocorrente.org/zero-spese.htm ) o di  un conto deposito, l’emissione di carte di credito, prepagate e non. E tutto ciò è a portata di click di chi ci controlla.

Quali sono i risultati? Che dal 1° luglio l’Agenzia delle Entrate – Riscossione potrà pignorare direttamente i conti correnti, le pensioni e le indennità dei contribuenti in caso di contenzioso, senza dover attendere l’autorizzazione del Tribunale. Questi i toni della notizia che è stata divulgata, ma, in realtà, le cose non stanno veramente così.

Ciò che cambia realmente rispetto al passato, infatti, è che la fusione tra la vecchia Equitalia, vecchio “braccio armato” del Fisco, e l’Ente creditore, rende molto più snelle e veloci le procedure di acquisizione dati economici e patrimoniali e, conseguentemente, si velocizzano anche le procedure coattive, che, però, nella sostanza, restano le stesse.

La maggior efficienza delle procedure non implica, però, che se non si paga il debito entro dieci giorni il conto viene bloccato, sia chiaro; ciò avviene solo dopo regolare procedura messa in atto di fronte all’insolvenza del debitore, ovvero avvisi, solleciti di pagamento, avvisi di intimazione che cadono nel vuoto. Il pignoramento, dunque, può scattare solo se il debitore non attiva nessuna delle contromisure che ha a disposizione e solo in questo caso il Fisco può, rivolgere la richiesta direttamente al titolare della somma, banche o Posta, e far bloccare il conto del cittadino.

Tuttavia, anche nel caso in cui si ricevesse la notifica del pignoramento del conto corrente, è possibile ancora difendersi, pagando entro 60 giorni il dovuto o, in alternativa, presentando una richiesta di rateizzazione; se ne esistono i presupposti, l’Ente creditore accetta la richiesta e il contribuente paga la prima rata il conto corrente viene automaticamente sbloccato. Solo nel caso in cui tutto taccia e solo scaduti i sessanta giorni dalla notifica, è possibile mettere effettivamente le mani sui risparmi del debitore.

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