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Cultura

Saluti da Cerignola. Fabrizio Bellomo è il quarto artista scelto per Opera Viva Barriera di Milano

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il quarto artista scelto dal curatore Christian Caliandro per Opera Viva Barriera di Milano, il progetto artistico ideato da Alessandro Bulgini e sostenuto da FLASHBACK, è Fabrizio Bellomo, con l’opera Saluti da Cerignola (2017).

Fabrizio Bellomo realizza una cartolina gigante di Cerignola per il manifesto di 3 metri per 6 metri nella rotonda di Piazza Bottesini: il quartiere di Barriera si riunisce dunque per queste settimane con la cittadina pugliese, da cui molte famiglie sono emigrate nel secondo dopoguerra proprio alla volta di Torino e di queste strade, di questi palazzi, di queste piazze. Ancora negli anni Ottanta, gli immigrati in città provenienti dalla sola Cerignola erano circa 35mila, e piazza Foroni – posta accanto alla rotonda di Piazza Bottesini – con il suo mercato era ed è il centro della vita economica e sociale della zona.

La realizzazione del lavoro è stata preceduta da una ricerca condotta sia sul web che presso lo Studio Belviso, il laboratorio fotografico che ha realizzato le cartoline del paese negli ultimi cinquanta-sessant’anni.
Il manifesto consiste dunque nella ricreazione di una cartolina d’epoca, adattata al formato di tre metri per sei: un’immagine composita, che insieme alle immagini della cittadina di Cerignola e al font comprende anche l’edicola sacra con la copia della Madonna di Ripalta di Torino. La leggenda narra che un gruppo di briganti trovò sulla riva alta del fiume Ofanto un pezzo di legno, che decisero di usare come tagliere per la cacciagione: ma al primo colpo di coltello la tavola iniziò a sanguinare, e rivelò la presenza dell’immagine sacra, che da allora è venerata dai cittadini.
In questo modo, la cartolina-manifesto riunisce luoghi lontani ma legati da decenni di storie, viaggi, vicinanze affettive, ricordi, vacanze, ritorni: i novecentotrentadue chilometri che separano Cerignola da Barriera, quasi da un capo all’altro dell’Italia, per un attimo si annullano – e una nuova dimensione spaziotemporale si crea.

L’opera di Bellomo (che usa e orienta con intelligenza la retorica della percezione turistica, che a sua volta genera proiezioni differenti dei luoghi verso l’esterno) funziona un po’ come il Gallo Silvestre delle Operette morali di Leopardi: “Affermano alcuni maestri e scrittori ebrei, che tra il cielo e la terra, o vogliamo dire mezzo nell’uno e mezzo nell’altra, vive un certo gallo salvatico; il quale sta sulla terra coi piedi, e tocca colla cresta e col becco il cielo.”
Ancora una volta, un’“opera viva” fa emergere tratti dell’identità collettiva che a volte vengono rimossi o dati per scontati, ma che sono essenziali per il territorio e la sua comunità.

Fabrizio Bellomo (1982) è artista, curatore e regista. Porta avanti la sua ricerca in modo ibrido e multidisciplinare. Suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero in mostre personali e collettive, attraverso progetti pubblici e festival cinematografici. È stato invitato e selezionato da importanti istituzioni a partecipare a progetti e mostre fra cui: plat(t)form 2015 Fotomuseum Winterthur (Zurigo), Double Feature Tirana Art Lab (Tirana), ArtAround MuFoCo Cinisello Balsamo (Milano), 2004-2014 10 anni del museo di fotografia contemporanea Triennale di Milano, Milano un minuto prima Fondazione Forma (Milano), Objet Perdù e Giovane Fotografia di Ricerca in Puglia Fondazione Museo Pino Pascali (Polignano a Mare), Progetto Memoria Fondazione Apulia Film Commission (Bari-Tirana), Videominuto Pop e Byob Museo Pecci (Prato – Milano), Video.it Fondazione Merz (Torino), Camera con Vista – Incontri di Fotografia Gamec (Bergamo), Vegla Ben Ustain public project BJCEM 2017 (Tirana). La sua ultima personale è Villaggio Cavatrulli (Planar Gallery, Bari). Ha collaborato con diversi Comuni e istituzioni per la realizzazione e per la progettazione di opere e operazioni d’arte pubblica fra cui: il Comune di Bari, il Comune di Sesto San Giovanni, il Comune di Casale Monferrato, il Comune di Cursi, il Comune di Lumezzane, con il Politecnico di Milano e con il Falstad Museum in Norvegia, con Maps mobile-archive-on-public-space a Tirana. Suoi lavori fanno parte di collezioni pubbliche e private. Vince numerosi premi fra cui, nel 2012, il Premio Celeste con il video 32 dicembre. Il suo primo film è L’Albero di Trasmissione co-prodotto dall’associazione culturale Amarelarte, Fujifilm Italia e Apulia Film Commission; è stato distribuito da Mymovies.it. Ha partecipato, fra gli altri, al 55° Festival dei Popoli di Firenze e al 34e Cinemed – festival international du cinéma méditerranéen de Montpellier. Ha curato il volume Le persone sono più vere se rappresentate per Postmedia Books, Milano 2014, e pubblicato Io neanche lo vedo più il codice, appunti per un possibile saggio all’interno del volume Generazione Critica 2 per Danilo Montanari editore, Ravenna 2015. Ha inoltre ideato e curato, progetti pubblici (amarelarte 2011) e rassegne video. È interessato al rapporto fra l’uomo e la tecnica, fra l’individuo e la tecnologia; ai cambiamenti antropologici dettati dalla meccanica come dai nuovi media; analizza il contemporaneo in relazione al passato e viceversa. È appena stato pubblicato il suo saggio Meridiani, paralleli e pixel. La griglia come medium ricorrente (Postmedia Books).

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