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Cultura

Una foto di Max Casacci mostra la distruzione di Giancarlo e scatena i ricordi e la rabbia

Gabriele Farina

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Questa foto scattata da Max Casacci e pubblicata sul suo profilo Facebook mostra quel che rimane di Giancarlo, lo storico locale dei Murazzi che risulta distrutto dopo le ultime inondazioni e a causa del blocco politico e amministrativo degli ultimi anni dei Murazzi.

La foto è stata riempita dei commenti di chi ha vissuto gli anni d’oro di Giancarlo e dei Murazzi, vera culla della rinascita musicale di Torino. Leggendo i commenti potrete rendervi conto del dolore che questa foto ha suscitato in chi ha amato quel luogo e vissuto quegli anni e della rabbia verso tutti coloro i quali hanno contribuito all’abbandono e alla morte dei Murazzi, un danno grave per la città, non solo dal punto di vista culturale, ma anche sociale ed economico.

Questo il testo del post in cui Casacci racconta il cuore vero della Libera Repubblica dei Murazzi.

I Subsonica verosimilmente sono nati il giorno in cui, facendo il tecnico in un locale. mi sono imbattuto in un giovane cantante che capitanava una band (una promettente band che suonava un po’ tutta la musica che andava di moda all’epoca) con una voce molto, molto speciale. Forse sono nati, senza che lo sapessimo, quando mi ha chiesto consigli su quello che avrebbe potuto stimolarlo a crescere. Dando così vita ad un rapporto molto affettuoso, pieno di stimoli reciproci, del quale avevo anche bisogno visto che non stavo attraversando uno dei momenti migliori della mia vita.
Ma la verità vera vera è che i Subsonica, hanno preso rapidamente forma in un momento in un modo e in un luogo preciso, grazie ad un altro locale: quello nella foto qui sotto. Ai personaggi che lo popolavano. all’atmosfera indescrivibile che per più di una decina di anni è riuscito a creare contagiando tutta la città. Un locale che era l’ombelico della notte. Già prima dei Subsonica, avevo scritto delle canzoni (con gli Africa Unite) che lo raccontavano così avevano fatto diversi gruppi torinesi, così dopo qualche anno avrebbero fatto molti altri inclusi Daniele Silvestri e Vinicio Capossela. Il locale era Giancarlo, il luogo era La Libera Repubblica dei Murazzi, come all’epoca amavamo chiamarla.
Non spreco nemmeno parole per descrivere l’affetto e la gratitudine che provo ancora oggi per quell’Universo parallelo, che ha avuto la forza di guaririci dalla dipendenza degli immaginari d’importazione. Giancarlo era più wild del Bronx, quel tratto di fiume era più bluesy dell’intero Mississipi, più trasgressivo della Berlino degli album di Bowie, più charmant della Parigi del french touch e più groovy di tutti i locali londinesi messi insieme. Perché era nostro, eravamo noi, tutti noi che lo frequentavamo. Giovanissimi, vecchi rimastoni delle lotte degli anni 70, ragazzi bene. ragazzi delle periferie, ricchi della collina, disoccupati, manager, musicisti, scrittori, ragazzi di parrocchi, tossici, trans, pittori, operai, studenti, professori…
Oggi l’ho ritrovato così. Spiegare perché sarebbe lungo. Oppure no. Una mediocre concatenazione di eventi che ha a che fare con un calcolo di speculazione di qualcuno che aveva interesse a far chiudere i locali in quella zona, l’oppurtunismo politico di chi cercava uno spiraglio politico per metter in cattiva luce qualcun altro , f la gelosia di chi aveva avviato attività simili in altre zone. Ma in buona sostanza l’abitudine torinese a lasciare andare tutto alla deriva senza fare nulla. Anzi semmai riuscendo repentinamente a passare dalla (altra) parte di quelli pronti a scagliare la prima pietra.
Non c’è niente che sia per sempre ed è giusto così.
Però oggi scattando questa foto, non ho potuto non chiedermi se non sarebbe potuto andare tutto diversamente.

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