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Cultura

Avventure semiserie delle mie gambe, intervista con Noria Nalli

Gabriele Farina

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Noria Nalli, giornalista, torinese (quasi) dalla nascita, malata di sclerosi multipla, ha voluto raccontare piccoli tranci della sua vita, della sua connvivenza con la malattia, in Avventure semiserie delle mie gambe, Golem edizioni.

Si tratta di un libro curioso, proprio perchè raccontato direttamente alle proprie gambe, tanto odiate e diventate fragili con l’arrivo della malattia.

Trovate qui la recensione completa del libro.

Noria Nalli ha voluto rispondere alle nostre domande.

Un libro coraggioso, che ti mette a nudo. Ma del resto è quello che fai regolarmente sui social e sui blog che curi. E’ stato difficile decidere di raccontare a tutti le tue difficoltà?

Non difficile, perché in fondo raccontare per me è un’esigenza, ma sicuramente molto coinvolgente, catartico. Mentre raccontavo provavo sensazioni davvero forti, ma le emozioni rappresentato anche un momento di crescita, di spiegazione, una forma di terapia spirituale. Quando ho iniziato a collaborare con La Stampa, con i miei Ritratti di corsia, miniracconti, sulle mie esperienze di degenza, ho scoperto che quello che scrivevo rientrava nella Medicina Narrativa. Ripensandoci, credo che, quasi tutte le mie esperienze letterarie e giornalistiche non siano altro che Medicina Narrativa.

Nel racconto usi piccoli flash per raccontare momenti della tua vita, con al centro inevitabilmente la malattia. Quando hai scoperto di soffrire di sclerosi multipla ha capito subito che sarebbe diventata protagonista della tua vita o ha reclamato spazio pian piano?

Sicuramente la cara sclerosi multipla si è impossessata della mia vita, nel bene e nel male, in modo molto graduale

Il rapporto con le tue gambe è al centro del libro. Un rapporto difficile già prima della malattia. Come va il vostro rapporto adesso? Siete finalmente in pace?

Il nostro rapporto è molto migliorato, ma la vera pacificazione forse non avverrà, come avviene nelle grandi storie romantiche.

Sullo sfondo c’è Torino. Com’è il tuo rapporto con la città e quanto è accessibile per un disabile?

Come ripeto spesso nei miei blog, tra me e la città in cui vivo, Torino, esiste un rapporto di odio-amore. A lungo mi sono sentita rifiutata e questo prima che il mio fisico conoscesse la disabilità.
Credo che Torino, come in genere le grandi città, non sia molto accessibile

Quali consigli daresti all’amministrazione comunale per interventi semplici e immediati che servano a migliorare la vita quotidiana dei disabili che vorrebbero muoversi come tutti per le strade, nei musei, nei cinema, negli uffici, in tutti i luoghi di Torino?

Non voglio dilungarmi nei discorsi sul modo di migliorare la vita dei disabili. Farò solo due piccoli esempi.
L’attivazione di un servizio di trasporti efficiente, destinato ai disabili e alle persone svantaggiate, in modo che possano uscire, vivere la città, andare a scuola, al lavoro, dal medico o al cinema. Ridistribuire i progetti di spesa in modo da attivare efficienti servizi di assistenza alle persone in difficoltà. Faccio un esempio, io vengo aiutata da una persona per guadagna solo 300 euro al mese, una cifra davvero ridicola.

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