Cittadini
Chiamparino sulla legge di bilancio: non abbiamo ridotto la Regione Piemonte “al pian dei babi”
Si è svolta in Consiglio Regionale del Piemonte la discussione sulla legge di Bilancio. Secondo il presidente regionale Sergio Chiamparino la situazione è grave, si sta tentando una difficile opera di risanamento, ma c’è ancora molto da fare per evitare il peggio:
Nel giorno del dibattito finale in Consiglio regionale sull’approvazione della legge di Bilancio della Regione, tengo a fare alcune precisazioni. Mi sembra che non ci sia sufficiente consapevolezza della gravità della situazione economico-finanziaria della nostra regione, e degli sforzi che si sono dovuti fare per rimettere la nostra macchina amministrativa in grado di procedere.
Un’impressione che mi viene anche da alcuni fatti che mi sono capitati e da persone con cui ho parlato: evidentemente la nostra serietà nel gestire l’emergenza in questi due anni ha trasmesso un messaggi positivo sulla situazione dei conti, però il risvolto negativo e che non c’è ancora una più diffusa sensibilità di quello che abbiamo dovuto e dovremo ancora affrontare. Lo dico con molta chiarezza: è uno scarto che sento e che non mi fa certo felice.
Un altro punto che vorrei qui affrontare sono le accuse che ci sono state rivolte di non avere un preciso progetto politico. Al di là del fatto che quando non si sa bene cosa dire la si butta in politica, mi sembra chiaro che non siamo certo noi quelli che descrivono il Piemonte come “il migliore dei mondi possibili”, perchè finché ci sarà una sola persona nella nostra regione in cerca di un lavoro che non trova, per noi questo sarà motivo di profonda insoddisfazione, e finché in Piemonte ci saranno lavoratrici e lavoratori costretti a lavorare per 400 euro al mese anche questo per noi sarà motivo di profonda insoddisfazione.
Siamo dunque molto consapevoli dei problemi che abbiamo davanti, ma siamo convinti di aver fin qui agito con responsabilità e siamo molto orgogliosi di quanto abbiamo fatto. Aver risanato il bilancio, impresa di cui ringrazio ancora il vicepresidente Reschigna e tutta la giunta per l’impegno, ed essere usciti da piano di rientro della Sanità, non significa solo di aver messo questo veicolo in grado di camminare ma ha conseguenze ben più profonde. Ad esempio: i fondi europei sono tutti cofinanziati, e riguardano lo sviluppo dell’innovazione, della coesione sociale, la crescita dell’ agricoltura; abbiamo in Finpiemonte uno strumento in più che facilita l’accesso al credito, e che ci permette di affrontare temi cruciali come il venture capital; abbiamo gli investimenti sugli ospedali piemontesi, progetti che, in diverse fasi di sviluppo, rispondono a quelle che riteniamo essere le esigenze del nostro territorio, e sono progetti che sono orgoglioso di poter lasciare da completare a chi verrà dopo di noi.
Non sto facendo oggi un conto ragionieristico, e lo dico da ragioniere, ma sto descrivendo una situazione che ha ripercussioni importanti sul piano politico ed economico, perchè tutto questo è avvenuto senza ridurre, anzi aumentando la spesa sociale (ad esempio il fondo per la morosità incolpevole), sviluppando la programmazione ambientale, dando nuovo impulso al trasporto metropolitano con la procedura competitiva per il nodo ferroviario di Torino (e siamo la prima regione in Italia a seguire questa strada), organizzando con Toti e Maroni una cabina di regia sulla logistica che permetterà al Piemonte di avere un ruolo cruciale nello sviluppo del NordOvest.
Ricordo poi ancora l’operazione fatta sul diritto allo studio universitario, dove negli anni precedenti al nostro insediamento si era scesi sotto ogni livello di decenza, perchè i giovani rappresentano scienza e capitale umano ed è inutile sciacquarsi la bocca ai convegni e poi ridurre i fondi per il diritto allo studio.
Insomma, ci vuole un bel coraggio a dire che abbiamo ridotto la Regione Piemonte “al pian dei babi”, soprattutto se a dirlo è chi, negli anni scorsi, ha portato la nostra Regione a un livello in cui anche gli anfibi più disponibili ad adattarsi non avrebbero potuto vivere.”
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