Società
Enzo B chiarisce la sua posizione sulle adozioni mancate in Etiopia
Enzo B, dopo diverse settimane di silenzio, ha rilasciato un comunicato in cui spiega la sua posizione relativamente all’inchiesta sulle mancate adozioni in Etiopia e sulle accuse delle famiglie il cui percorso di adozione non si è concluso positivamente.
Riportiamo integralmente il comunicato di Enzo B
Non vorremmo che il nostro silenzio fosse stato interpretato erroneamente come un’ammissione di colpa.
Noi abbiamo completa fiducia nell’operato della Magistratura così come siamo consapevoli che eventuali azioni civili e penali debbano essere ponderate, ma sappiamo anche che la comunicazione va altrettanto meditata e soppesata, poiché diversamente rischia di essere condizionata dall’onda dell’emozione e quindi di risultare poco utile alla comprensione dei fatti.
Certo, forse nell’epoca della post verità e dei fuochi d’artificio mediatici dove chi più urla sembra portatore di verità inconfutabili, la nostra modalità rischia di apparire un po’ retrò, ma garantiamo a tutte le famiglie che hanno in corso con noi una procedura adottiva che ENZO B non ha mai portato e mai porterà a compimento procedure basate su comportamenti o atti illegali.
Tuteleremo, quindi, la nostra reputazione e il nostro buon nome in tutte le sedi opportune perché è evidente che gettare discredito con leggerezza o, peggio, con malafede danneggia non solo noi, ma soprattutto le famiglie che si sono affidate ad ENZO B.
Alcune delle famiglie che hanno rilasciato interviste, pur forse sulla spinta di uno stato d’animo umanamente comprensibile, hanno diffuso mezze verità, altre hanno omesso fatti e circostanze, qualcun’altra poi si è presa la responsabilità di menzogne comprovabili come tali.
Ripercorriamo i fatti.
ENZO B è operativo in Etiopia dal 2008. Fino ad oggi ha complessivamente instradato nel Paese 195 procedure di cui 112 successivamente concluse: 104 in Etiopia e 8 in altri Paesi; 46 procedure sono state sospese o revocate; 14 si trovano instradate in altri Paesi: 9 sempre con ENZO B e 5 tramite intesa con altri EEAA legati ad ENZO B. Ad oggi risultano quindi ancora instradate in Etiopia 15 coppie.
In quel Paese nel 2011 abbiamo concluso 26 adozioni, 31 nel 2012, 19 nel 2013 e 12 nel 2014.
Questo per chiarire una volta per tutte che nel 2011 l’Etiopia non era chiusa e che ENZO B ha di fatto concluso gli instradamenti nel 2013, con l’eccezione degli instradamenti di 3 coppie nel 2014. Due di queste hanno ricevuto la proposta di abbinamento per bimbi in età scolare: una ha accettato concludendo l’adozione, l’altra ha rinunciato all’abbinamento.
Ad oggi non c’è alcuna dichiarazione ufficiale di chiusura delle adozioni internazionali da parte delle preposte Autorità Etiopi. Rimane il fatto che sono rimasti solo l’Italia e gli USA con Enti accreditati ad adottare, perché tutti gli altri Paesi di accoglienza occidentali hanno deciso di ritirarsi.
Ancora nel 2015 gli orfanotrofi con i quali avevamo rapporti ospitavano molti minori in stato di adottabilità ed erano certi che a breve si sarebbero sbloccate le procedure, ma questo non è poi avvenuto per la riluttanza delle Autorità ad avviare le procedure necessarie alla finalizzazione delle adozioni di quei bambini. Riluttanza che deriva, a quanto ci è dato sapere dalle fortissime pressioni politiche esercitate da organismi internazionali quali l’UNICEF, tese a disincentivare in assoluto l’istituto dell’adozione.
In uno scenario come questo un Ente che intenda operare nella piena legalità non può che attenersi alle legittime determinazioni delle Autorità locali. Vale la pena fare presente però che ad ENZO B, e ci risulta anche ad altri Enti italiani, sono state proposte “soluzioni” che avrebbero consentito di sbloccare le procedure “agevolandone” l’iter burocratico. Soluzioni che, per quanto ci riguarda, erano e sono da considerarsi inaccettabili perché riprovevoli oltre che illegali: e come tali non le abbiamo accettate.
Degli Enti italiani ad oggi accreditati in Etiopia solo tre, a quanto ci risulta, hanno concluso adozioni nel corso del 2016.
Ci sembra importante al proposito richiamare le dichiarazioni rilasciate dalla Vicepresidente CAI Silvia Della Monica durante il Convegno tenutosi presso il Senato il 7 febbraio scorso. Dopo l’ampia esposizione dei fatti accaduti in RDC durante il blocco 2013/2016 la giornalista de L’Unità, Claudia Fusani, ha domandato alla Vicepresidente se, oltre ad Ai.Bi., altri Enti fossero sotto indagine da parte della Commissione. La risposta è la seguente:
“Altri Enti hanno implicazioni in altri Paesi (…) voglio dirlo subito: in Etiopia. Ma non gli Enti che sono stati oggetto di continue notizie giornalistiche perché non hanno portato a compimento le procedure, no, quelli che le procedure le hanno portate a compimento. Perché sull’Etiopia ce lo dobbiamo chiedere: perché alcuni Enti portano a compimento le procedure e altri non ci riescono?”
Quindi cerchiamo di sgombrare il campo da equivoci:
Le famiglie hanno firmato liberamente un contratto che è un’obbligazione di mezzi e non di risultato. Vale a dire che non si paga perché la procedura adottiva vada a buon fine in ogni caso: si sostengono i costi di un servizio che deve garantire che, se un bimbo abbandonato e adottabile viene segnalato dalle Autorità del Paese, quel bimbo possa trovare una famiglia.
Il nostro contratto, parola più parola meno, è uguale a quello in uso alla maggioranza degli EEAA, compreso dell’Ente pubblico piemontese: basta esplorare i siti degli Enti e leggere le loro Carte dei Servizi per verificarlo.
Il nostro contratto e la Carta dei Servizi, obbligatoria per ogni Ente, è depositata presso la CAI fin dalla fine del 2009 allora diretta dalla Vicepresidente Daniela Bacchetta, nel rispetto delle norme da questa emanate quali Linee Guida per gli EEAA. Ad ogni cambiamento, anche minimale, la Carta è stata inviata nuovamente da ENZO B alla CAI. In 7 anni non è mai stato sollevato alcun rilievo in merito da parte di quest’ultima.
In Etiopia gli abbinamenti sono una responsabilità dell’Ente ed è l’Ente che deve dotarsi di tutti gli strumenti che ragionevolmente possano garantire che l’adottabilità di quel minore corrisponda alla verità.
Sulla base della procedura definita dalle Autorità Etiopi, il dossier delle famiglie adottive viene depositato presso il Ministero competente e presso il Tribunale solo dopo che sia stata ricevuta una proposta di abbinamento con un minore adottabile e che tale proposta sia stata accettata formalmente dalla famiglia candidata all’adozione.
ENZO B è accreditato dal 2008 presso il Ministero competente (MOWACA) e ha mantenuto tale accreditamento senza soluzione di continuità fino ad oggi: ultimo regolare rinnovo di validità triennale nel marzo 2016.Non vorremmo che il nostro silenzio fosse stato interpretato erroneamente come un’ammissione di colpa.
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