Alessandria
Alessandria, detenuto si impicca in cella. Sappe: “Persistono i drammi umani tra le sbarre”
Ha deciso di togliersi la vita impiccandosi alla finestra della cella della Casa di Reclusione San Michele di Alessandria dov’era detenuto da pochi giorni per scontare una condanna definitiva a sette anni per vari reati. E’ accaduto ieri pomeriggio: protagonista un detenuto straniero di nazionalità marocchina.
La notizia è stata diffusa dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
L’uomo di 32 anni – rende noto Vicente Santilli, segretario regionale Sappe per il Piemonte – era giunto in carcere tre giorni fa per scontare una pena di sette anni ed era ristretto provvisoriamente presso la Sezione detentiva Polo universitario. Si è suicidato, presumibilmente verso le 16, 45, impiccandosi con i lacci delle scarpe alle sbarre della finestra della propria cella. L’Agente di Polizia Penitenziaria di servizio, subito dopo aver fatto l’apertura delle celle della Sezione per la socialità, si è accorto immediatamente dell’accaduto e ha dato l’allarme.
Purtroppo sono stati vani i tentativi di soccorso per rianimarlo, anche con l’ausilio di altri colleghi e dello staff infermieristico.
Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto – commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe – evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici.
“Negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze – conclude il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo -. Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante”.
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