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Matt Sclarandis in moto sull’Himalaya sulle orme del padre Piergiorgio – intervista

Gabriele Farina

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Sta per cominciare una grande avventura, una di quelle che meritano di essere raccontate. Matt Scalarandis ha deciso di affrontare un viaggio in moto su alcune delle strade più alte del mondo, quelle che passano dall’India al Nepal arrampicandosi sulle pareti dell’Himalaya.

Quella di Matt non è una follia fine a se stessa, ma un viaggio alla scoperta del ricordo di suo padre, Piergiorgio Sclarandis. Piergiorgio, nel 1963, mollò tutto, inforcò una Lambretta 150 CC e partì da Torino per fermarsi solo dopo 25 mila chilometri e un anno di viaggi a Kathmandu, in Nepal. Jugoslavia,
Bulgaria, Turchia, Siria, Iraq, Iran, Pakistan e infine India. Da quel viaggio Piergiorgio acquisì l’esperienza e la passione necessaria a fare di lui un grande fotografo. Lavorò per The New York Times, The Washington Post, Smithsonian, Forbes, Casa Vogue and Connoisseur. Fotografò alcuni dei più grandi personaggi del ‘900 (su tutti, deformazione di chi scrive, impossibile non segnalare almeno Alfred Hitchcock).

Alcuni mesi fa Piergiorgio Sclarandis se n’è andato, ucciso dal morbo di Alzheimer. Così il figlio Matt ha deciso di intraprendere un nuovo viaggio, su alcune delle strade battute 50 anni fa dal padre, alla scoperta dell’uomo e del fotografo Piergiorgio ed anche per recuperare un po’ di quel padre che la malattia gli ha portato via negli ultimi anni.

Per farlo ha messo insieme una piccola troupe composta dai registi Maxì Dejoie, Virginija Vareikytè, Riccardo Bianco (direttore della fotografia), dal fotografo Owen Buggy e “dall’uomo sul posto” Rameshwar Legha. Insieme cercheranno di realizzare un documentario (dal titolo provvisorio “Warm Shadow”) per raccontare un viaggio (anzi due), un uomo, un fotografo e inevitabilmente un territorio (uno dei più affascinanti al mondo.

Perchè il sogno si realizzi Matt e la sua squadra hanno dato vita ad un crowdfunding per raccogliere i soldi necessari all’avventura. Leggetelo con attenzione perchè è un crowdfunding ottimamente realizzato e offre in cambio dell’investimento (perchè di investimento più che di donazione si tratta) un sacco di cose interessanti.

Dopo il video di presentazione trovate l’intervista con Matt Sclarandis, che ci ha raccontato più nel dettaglio da cosa nasce questa avventura.

Quando è nata in te la necessità di intraprendere questa avventura?

Nel Natale del 2013, quando ho visto mio padre per l’ultima volta.
Ero a New York a casa di mia sorella e mio padre era con noi con sua moglie. La sua malattia era già molto avanzata e a volte non sapeva bene chi fossimo ed era confuso o incuriosito. In quel paio di giorni ho cercato di estrapolare alcune delle sue memorie ma senza grandi risultati. Il tutto era parecchio confuso e i ricordi sfocati.
Mi ricordo che ogni giorno dovevo ripresentargli la mia ex fidanzata e ogni giorno con un gran sorriso le diceva come se fosse per la prima volta: “Piacere! Che bella ragazza, come mai parli cosi bene l’Italiano?” E’ stato proprio in quei giorni che ho deciso che avrei voluto sapere di piu’ su di lui. Specialmente perchè la mia relazione con lui era sempre stata molto poco concreta e a quel punto era troppo tardi per cercare di ripararla. Dovevo farlo da solo. Per me.

Cosa sai del viaggio compiuto da tuo padre nel 1963? Quali documenti ha lasciato di quell’impresa?

So che ci sono foto di quel viaggio, una tromba tibetana regalata dal sindaco di Katmandu e vari oggetti (non so se esistono ancora).

Che ricordo hai di tuo padre come fotografo?

Non molto, proprio per il fatto che viaggiava cosi tanto non ho mai avuto modo di conoscerlo profondamente. Solo attraverso il suo lavoro. Ora il sogno e riuscire a scoprirlo più in profondità avendo accesso a tutte le sue foto e documenti.

Come la malattia ha cambiato Piergiorgio negli ultimi anni?

L’Alzheimer’s è una malattia degenerativa che colpisce la memoria, il pensiero in se fino a distruggere le cellule nel cervello che comandano le funzioni vitali e motorie.
Piergiorgio era sempre lo stesso ma pian piano tutti i suoi ricordi iniziarono a sparire fino a perdere anche la capacità di riconoscere i suoi figli e sua moglie.

Come hai messo insieme la squadra che ti accompagnerà per realizzare il documentario?

E’ partito tutto da una mail mandata a Riccardo Bianco. Sapendo che anche lui è una persona assetata di avventura, gli ho proposto di aggiungersi al viaggio in moto e magari di fare delle riprese per mettere insieme un documantario. Dopo una chiaccherata su Skype, Riccardo si è consultato con Maxì Dejoie sul progetto. Salta fuori che Maxì e io abbiamo fatto il liceo insieme e tutti i pezzi del puzzle cominciano a incastrarsi.

Come è organizzato il viaggio? Vi muoverete tutti in moto, attrezzature comprese?

Ci saranno 3 moto e una jeep 4×4 per l’attrezzatura e riprese.

Quando è prevista la partenza e quanto durerà il viaggio?

La partenza e’ prevista per l’8 di Luglio e il viaggio durera’ tra i 15 e i 25 giorni.

Avete in programma di raccontare l’avventura tramite i social network? Come potremo seguirvi?

Assolutamente! Stiamo lavorando alla preparazione di un travel-log dove caricheremo storie, foto e videos durante il viaggio (internet-permettendo..)

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