Piemonte
I rapporti troppo stretti fra sport e politica in Piemonte
Lo sport e la politica hanno purtroppo storicamente intessuto troppi rapporti specialmente nei periodi pre elettorali in cui i politici fanno grandi promesse agli sportivi sperando che questi riescano a procurare loro dei voti. Lo Spiffero racconta i rapporti fra sport e politica in Piemonte.
Ma loro i “signori dello sport” continuano a tessere la loro rete, qualche volta scendendo direttamente in campo – come è capitato allo stesso Porqueddu, assessore e vicepresidente in Provincia – altre volte fiancheggiando partiti ed esponenti dopo aver abbandonato la politica attiva – è il caso del re della Turin Marathon Luigi Chiabrera (ex Pci, Ds e Pd), che il 26 maggio ha già messo in calendario un incontro conviviale per raccogliere fondi tra alcuni imprenditori e Fassino – in ultimo sperando di dare una mano, salvo poi fuggire a gambe levate (Mauro Berruto, l’ex coach della nazionale di pallavolo, che ha rinunciato a candidarsi nel Pd di Piero Fassino).
Da tempo i dirigenti sportivi contestano agli amministratori l’assenza di un progetto lungimirante e la marginalità dello sport nelle giunte dei comuni e della stessa Regione Piemonte. “Lo dimostrano gli assessori che abbiamo avuto a Palazzo Civico come in piazza Castello” sbotta un alto dirigente del Coni. “L’ultimo che conosceva direttamente il nostro mondo è stato Renato Montabone”, mentre in Regione, l’unico, a memoria d’uomo, di cui qualcuno riesca a parlar bene è l’azzurro Alberto Cirio, la cui legge sullo sport, a due anni dall’insediamento del centrosinistra, è chiusa in un cassetto in attesa che si approvi da sola.
Così un confronto quotidiano spesso si rivela un dialogo tra sordi. A complicare le cose, poi, sono i personalismi e le faide intestine tra gli sportivi che contribuiscono a dividere un mondo già fiaccato dall’ormai atavica penuria di risorse, che penalizza in particolare l’attività agonistica. Rivalità storiche come quella che vede l’uno contro l’altro armati Porqueddu e il presidente del Cus Torino Riccardo D’Elicio. Un astio che, secondo qualcuno, potrebbe deflagrare in vista delle prossime elezioni in via Giordano Bruno, in cui l’attuale presidente, in sella dal 2001, chiederà a Federazioni ed Enti la riconferma per il quinto mandato consecutivo, sperando in una interpretazione favorevole (e quindi che non contempli la retroattività) della norma che impone il tetto dei due mandati al numero uno del Coni. In caso contrario, si mormora, il “piano B” di Porqueddu prevedrebbe la sua elezione al vertice di una piccola federazione “made in Turin” come il Twirling (dov’è stato da poco giubilato l’ex dirigente regionale Franco Ferraresi), sfruttandola per entrare nella giunta nazionale del Coni, un vecchio sogno sfuggito nel 2012 quando il suo cavallo,Raffaele Pagnozzi, venne superato sul traguardo da Giovanni Malagò.
È in questo contesto, fluido e magmatico, che i candidati di ogni schieramento provano ad assicurarsi qualche preferenza in vista del 5 giugno. E poiché lo sport è un mondo essenzialmente conservatore in pochi, finora, sembrano disponibili a dare credito a Roberto Finardi, assessore in pectore del M5s, che, ironia della sorte, è stato allenatore di Eleonora D’Elicio, figlia del presidente del Cus, che, per contro, non perde occasione per sottolineare la “vision” di un politico “illuminato” come Fassino. E proprio in virtù di quest’asse ha acconsentito a dare una mano – seppur in modo discreto – a Domenico Carretta, candidato democratico di rito fassiniano, vicino al presidente di Palazzo LascarisMauro Laus che il Coni sostenne alle elezioni di due anni fa con l’obiettivo di incoronarlo assessore a furor di popolo (operazione poi fallita). Un altro candidato di Laus, Gianni Ventura, che di Montabone fu strettissimo collaboratore, si sta destreggiando tra federazioni e società, riscontrando anche un discreto successo, frutto del quotidiano lavoro di lobby esercitato negli ultimi cinque anni in Sala Rossa. La dimostrazione che lungo la strada che porta da via Alfieri a Palazzo di Città possa svilupparsi una filiera politica pronta ad accreditarsi come principale interlocutore dello sport cittadino. Un’operazione dettata dalla necessità di riempire lo spazio lasciato vuoto da un’altra influente corrente del Pd, come quella dei Gallo, che avevano provato a conquistare quel campo con la designazione del primogenito, Stefano, al vertice di corso Ferrucci. Un Palazzo abbandonato anzitempo, con le dimissioni della settimana scorsa.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese