Cultura
Torino Comics 2016 – il bilancio di Alberto Arato
A poche settimane dalla chiusura di Torino Comics 2016, per la prima volta all’Oval e chiuso con un grande successo di pubblico, Alberto Arato, scrittore e presidente di Anonima Fumetti, ha fatto il punto sull’edizione appena conclusa.
L’andatura di bolina consente a una barca a vela di risalire il vento, riuscendo a mantenere la rotta anche in condizioni critiche. Certo quando il vento è apparentemente contrario tenere il timone puntato in una certa direzione può apparire estremamente rischioso, ma di solito, se il pilota è abile, la barca che naviga di bolina non solo va avanti, ma va anche ben veloce.
Mi piace paragonare l’ultima edizione di Torino Comics come quella di un evento che pratica tale navigazione. Baso queste mie considerazioni su due impressioni che ho avuto entrando all’Oval.
La prima è quella che fosse un evento estremamente vitale. A parte i numeri, che mi paiono comunque molto significativi, si aveva l’idea che l’evento piacesse, che avesse trovato la cifra giusta per entrare nell’immaginario. Sono rimasto stupito dell’enorme quantità di ragazzi e di giovani presenti. Certo, si potrà obiettare che c’erano anche i cosplayer, i youtubber ecc. Ma io dico che proprio questo è il nostro pubblico – parlo da autore – un pubblico che si identifica a tal punto con i personaggi del suo immaginario da desiderare di ‘essere’ loro.
E qui si innesta la seconda sensazione: il cambiamento del modo di fruizione del fumetto (che ne sta influenzando il supporto, la struttura stessa della sua narrazione, della sua distribuzione, del suo linguaggio, della sua stessa essenza) sta facendo passi così da gigante da lasciarci un po’ tutti storditi e da obbligarci ad uscire dai nostri studi di scrittura. Io credo che ogni autore dovrebbe mettere il naso in simili aggregati vitali per annusare l’odore dei lettori, capirne la mentalità , sentirne gli slanci e i bisogni. In altre parole misurarsi con il proprio pubblico. Non per essere acquiescente, ma per interpretarlo e lavorare in modo rinnovato e consapevole alla propria opera creativa.
La barca viaggia, qualche volta sbanda, ma tenere tese le scotte per capire, per essere nel mare, percorrerlo in lungo e in largo, secondo me è qualcosa di molto importante. Anche se, da vecchio brontosauro quale sono, la folla, il rumore e insieme la meraviglia mi lasciano un po’ stordito, credo che il vantaggio dell’opportunità di poter essere nel vivo delle cose e del tempo vada accolto con curiosità e con trepidazione.
Per questo sento di poter fare un augurio a questa manifestazione che ha saputo trasformarsi seguendo il tempo e offrendo ai giovani – sapendo parlare il loro linguaggio – un panorama sulla base immaginifica dei loro sogni, il fumetto appunto: «Alla via, alla via così».
Alberto Arato
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