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Farhan, a 19 anni dal parco Ruffini alla nazionale Paralimpica
Questa è una bella storia, che ci piace portare alla vostra conoscenza. Farhan è un ragazzo somalo di 19 anni arrivato in Italia nel 2002. All’età di 12 anni si stabilisce a Torino, dove comincia a studiare. Quando quattro anni fa ha inizio la XXX edizione dei Giochi Olimpici di Londra, Farhan viene a conoscenza delle Paralimpiadi, seguendo la manifestazione sportiva in tv.
Nello stesso anno il giovane, in carrozzina per una malattia al sistema osseo, decide di provare a correre come ha visto fare nello Stadio Olimpico di Londra. La sua carriera sportiva comincia al Parco Ruffini, dove va ad allenarsi sulla distanza dei 100 metri. Il suo professore di educazione fisica decide di aiutarlo: grazie all’insegnate, Farhan entra in contatto con una società sportiva di Novara che promuove attività per disabili, l’HSD Novara Onlus, che decide di tesserarlo e che recupera per lui una carrozzina per l’attività sportiva, anche se l’unica disponibile è un modello vecchio e molto pesante.
In questi quattro anni lo sport è diventato sempre più parte integrante della vita del giovane. “Abitando a Mirafiori, si muove sempre con l’autobus e spinge spinge spinge, per via del peso della carrozzina” racconta Manuele, allenatore di Farhan, legato al ragazzo da una profonda amicizia. I due, infatti, fanno squadra anche fuori dalla pista: “Glielo dico sempre, la sua difficoltà è stata il suo punto di forza. Aver potuto utilizzare carrozzine e attrezzi poco – o per niente – adatti, lo ha costretto a migliorare al massimo le sue performance.”
Dallo scorso anno Farhan si allena quattro volte alla settimana con Manuele nella categoria di atletica leggera T52, 100 metri in velocità in carrozzina senza l’uso prensile delle mani. Nonostante disponga di un attrezzo faticoso da manovrare, Farhan è riuscito a raggiungere degli ottimi tempi tanto che, durante gli allenamenti al Ruffini, è stato notato da un tecnico della Nazionale che gli ha chiesto di partecipare ad un raduno degli Azzurri. Il giovane tuttavia ha la cittadinanza somala e per questo non può gareggiare ufficialmente in nessuna competizione nazionale, non potendo, per adesso, veder riconosciuti i propri traguardi. Il problema si è presentato in modo urgente per la partecipazione ai Giochi di Rio 2016. Essendo pressoché inesistente il Comitato somalo, quello italiano sta cercando di accelerare le pratiche per fargli acquisire la nazionalità italiana, ma per agosto è difficile che, nonostante il suo tempo di 21 secondi (2 secondi e 30 decimi sopra al miglior tempo stabilito a Londra 2012), possa qualificarsi per la competizione.
Nel frattempo, anche altre Istituzioni e Aziende stanno cercando di aiutare l’atleta a migliorare ancora di più le performance in pista. Officine Ortopediche Maria Adelaide, azienda torinese attiva nel settore dell’ortoprotesica, ha costruito per lui due differenti tutori per le mani. Grazie a un dispositivo di digitalizzazione per l’ortopedia – lo Structure Sensor di Rodin4D, uno scanner 3D applicato ad un tablet – è stato possibile rilevare la figura dei pugni in modo accurato, adattando i tutori alla conformazione di Farhan con grande precisione, così da permettergli di trasferire in modo ottimale la spinta delle braccia sulle ruote. Officine Ortopediche Maria Adelaide, inoltre, insieme alla Fondazione Specchio dei Tempi e all’associazione HSD di Novara, finanzierà l’acquisto di una carrozzina da corsa di ultima generazione, la Top Hand, permettendo a Farhan di correre, finalmente, al massimo delle sue potenzialità.
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