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Piemonte primo in Italia sull’apprendistato: l’intesa mette insieme scuola, imprenditori, sindacati

Redazione Quotidiano Piemontese

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Prima in Italia la Regione Piemonte firma un protocollo d’intesa che regolamenta i contenuti formativi e gli aspetti contrattuali dell’’apprendistato duale’, mettendo insieme sindacati (Cigl, Cisl e Uil Piemonte), associazioni imprenditoriali (Confindustria Piemonte, Confartigianato Imprese Piemonte, Confederazione Nazionale Artigianato Piemonte, Casa Artigiani Piemonte, Confcommercio Piemonte, Confapi Piemonte, Confimi Piemonte, Legacoop Piemonte, Confcooperative Piemonte, Coldiretti Piemonte, Cia Piemonte, Confagricoltura Piemonte, Confesercenti Piemonte, Abi Piemonte), università (Università degli studi di Torino, Politecnico di Torino, università degli studi del Piemonte Orientale, università degli studi di Scienze Gastronomiche), e Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte.
Il documento permette in sostanza ai giovani tra i 15 e i 29 anni di conseguire tutti i titoli di studio previsti dall’ordinamento italiano ed europeo, dalla qualifica professionale al dottorato di ricerca, lavorando, alternando cioè momenti di formazione a scuola e in azienda. L’alto apprendistato dà inoltre la possibilità di svolgere attività di ricerca o il praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche.
Per tutti i giovani tra i 18 e i 29 anni, e per i lavoratori beneficiari di un trattamento di disoccupazione, oltre che in mobilità, si conferma lo strumento dell’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere per il conseguimento di una qualifica ai fini contrattuali.
La Regione Piemonte mette a disposizione, a copertura dell’offerta formativa per tutte le tipologie di apprendistato, circa 72 milioni di euro (28,6 milioni di euro provenienti dalla programmazione europea Fse 2014-2020 e circa 43,4 da risorse dello Stato); di questi circa 26 milioni saranno destinati all’apprendistato duale.
La nuova disciplina introduce elementi di semplificazione e riduzione dei costi a carico delle imprese. La maggior parte degli aspetti burocratici (la stesura del piano formativo, ad esempio) saranno infatti svolti non più dall’azienda ma dalla stessa istituzione formativa o universitaria. Le imprese che assumeranno in apprendistato godranno poi di una serie di benefici fiscali e contributivi, quali: l’azzeramento dei costi per la formazione svolta a scuola, la diminuzione al 10% di quelli per la formazione interna all’azienda, la riduzione dal 10 al 5% dell’aliquota di contribuzione per le imprese con più di nove dipendenti.
“Siamo la prima Regione a sottoscrivere un’intesa condivisa da istituzioni, atenei, sindacati e parti sociali sul modello duale, che vede finalmente gli istituti scolastici e i datori di lavoro fianco a fianco nel processo formativo”, dichiara l’assessore all’Istruzione, Formazione Professionale e Lavoro della Regione Piemonte, Gianna Pentenero.
“In questo modo, diamo attuazione concreta a quel principio di alternanza introdotto dalla legge ‘La Buona Scuola’ e portiamo a sistema un modello diverso di studiare e qualificarsi. L’apprendistato duale permetterà infatti di collegare in modo più veloce ed efficace l’offerta formativa con la domanda delle imprese e la programmazione didattica con le necessità del sistema produttivo, contrastando così la dispersione scolastica e favorendo l’occupabilità giovanile”.
“Un sistema nel quale – sottolinea ancora Pentenero – formazione e lavoro si raccordano organicamente, grazie all’integrazione di apprendimenti in aula e in azienda, tra teoria e pratica, che permetteranno di rafforzare il legame tra gli indirizzi di studio scelti dai nostri ragazzi e i fabbisogni di competenze delle imprese”.
“L’intesa sul testo unico che disciplina l’apprendistato in Piemonte – spiega Fabrizio Manca, direttore generale dell’ufficio scolastico Regionale per il Piemonte – è un risultato molto importante, perché nasce da un confronto serrato e autentico che la Regione ha sviluppato con tutte le istituzioni coinvolte in questa sfida. Si tratta non solo di dare applicazione al nuovo quadro normativo nazionale fissato dal decreto legislativo 81 del 2015, ma anche e soprattutto di aumentare il ventaglio di possibilità offerto ai nostri giovani, integrando in modo profondo istruzione e formazione da un lato, lavoro dall’altro”.

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