Cronaca
Chiara Appendino racconta le vicende del MAO che definisce il museo della menzogna
Come mai hai iniziato ad occuparsi di questa vicenda del MAO?
E’ tutto iniziato dalla assurda vicenda dell’accordo tra FTM e il museo di Lugano. Un rapporto che costava alla città migliaia di euro l’anno e che fu interrotto grazie alle mie interpellanze. La Fondazione aveva assicurato che l’accordo era stato sospeso ma non è cosi. Abbiamo appena scoperto che la Presidente Asproni pur sospendendo l’accordo “per garantire l’autonomia del nuovo direttore”, si era contestualmente presa la libertà di prenotare ben due mostre per il 2015 con lo stesso consulente e il suo museo.
Perché non riesco più a contare il numero di volte in cui la Presidente della Fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni, ha mancato di trasparenza su questioni riguardanti questo museo. Dalla nomina del nuovo direttore, che si è poi scoperto strettamente legato al consulente del museo di Lugano incaricato di supervisionare i lavori di riorganizzazione del MAO, ai rapporti in essere con tale consulente
fino ai costi del rifacimento che prima erano 15.000 euro e ora si scoprono essere quasi 236.789,67 euro + IVA.
Sui costi del riallestimento la Presidente Asproni nega di aver mai detto che sono costati 15.000 euro e comunque difende i risultati ottenuti dal museo?
Al di là del fatto che si paragonano i dati del primo semestre 2015, quello dell’ostensione della Sindone, a quelli del 2014, anno in cui il museo era praticamente fermo proprio a causa de lavori di riallestimento, io non mi fido più dei dati forniti dalla Fondazione. Sui costi, delle testate hanno riferito cifre “al di sotto dei 20.000”, riportando dichiarazioni del neo direttore Biscione e della Presidente Asproni, che non ha mai smentito o rettificato pur avendone tempo e opportunità. Ma la questione va oltre: non è la prima volta che la Presidente Asproni non ce la racconta giusta.
Si riferisce alla discussa nomina del nuovo direttore, oggetto di svariate sue interpellanze in comune?
Esattamente. Quando in comune si fece un’interpellanza chiedendo conto del perché fosse stato nominato un direttore privo dei requisiti richiesti dal bando indetto dalla Fondazione stessa, mi fu risposto dall’Assessore Braccialarghe che quel nominativo era la prima scelta, indicata all’unanimità, dalla commissione internazionale incaricata dalla Fondazione. Quando chiesi il verbale della commissione, la Fondazione me lo negò, adducendo motivi di privacy dei candidati, anche se un consigliere comunale ha tutto il diritto ad accedere a tali atti. Nonostante ciò sono riuscita a ottenere copia di quel verbale e ho scoperto non solo che esisteva una graduatoria ma addirittura che la persona nominata era arrivata quarta e non prima all’unanimità come dichiarato sino ad allora.
Lei quindi sostiene che non c’è mai stata buona fede nelle decisioni prese dalla Presidente Asproni su questo museo?
Se ci fosse stata volontà di agire in modo trasparente, la Fondazione avrebbe dovuto correggere le
dichiarazioni dell’Assessore sulla nomina dopo la prima interpellanza. Invece hanno tentato di nascondere il verbale e di impedirmi di accedere agli atti, da cui si evince che in effetti il neo-direttore
non era affatto il primo nome scelto dalla commissione, ma l’ultimo.
Intende chiedere le dimissioni della Presidente Asproni?
Ormai è la terza volta in cui si cerca, in qualche modo, di alterare la verità su questo museo senza che il
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