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Si è chiuso il sinodo valdese: prioritario istituire corridoi umanitari che permettano la fuga ai profughi

Redazione Quotidiano Piemontese

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Si sono chiusi i lavori del Sinodo Valdese in corso a Torre Pellice dal 23 al 28 agosto. Il pastore Eugenio Bernardini è stato eletto moderatore per il quarto anno consecutivo della Tavola valdese, organo esecutivo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi. Nel suo discorso Bernardini ha ricordato:  “Solo accogliendo chi soffre si può accogliere Dio. L’uso strumentale che alcune forze politiche fanno di questo dramma umanitario planetario – rinfocolando così ciò che la predicatrice del culto inaugurale ci ha ricordato, e cioè che tutti noi siamo naturalmente predisposti a sentimenti di pregiudizio, razzismo, nazionalismo – si giudica da sé”.

Il Sinodo ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che esprime sgomento e cordoglio per l’ennesima tragedia avvenuta ieri nel mar Mediterraneo: “Il Sinodo, di fronte all’ultima tragedia nel Mar Mediterraneo che ha visto la perdita di 51 vite umane, esprime sgomento e cordoglio e rilancia con forza la necessità di istituire corridoi umanitari che permettano un passaggio sicuro alle donne, agli uomini e ai bambini che sono costretti a intraprendere un sofferto viaggio per sfuggire a distruzioni, violenze e persecuzioni che si registrano in ampie aree dell’Africa e del Medio Oriente.”

Dal comunicato di chiusura del Sinodo:

Un sinodo particolarmente “intenso e produttivo”, ha affermato Bernardini: “Questo è il ‘mestiere’ dei cristiani, che noi svolgiamo sia con un servizio diretto di aiuto (diakonia) sia con un insegnamento (predicazione) con cui intendiamo scuotere i cuori e le coscienze di coloro che pensano che i drammi sociali e umanitari non ci riguardano e che voltano la testa, chiudono gli occhi, e passano dall’altra parte della strada, come ricorda appunto Gesù nella parabola del buon samaritano (Luca 15)”. Il moderatore si è soffermato anche sulla crisi economica che attraversa il nostro paese: “Come si fa ad essere nella gioia in situazioni così difficili? Quando i più giovani hanno difficoltà come non mai a trovare lavoro e quindi a progettare il loro futuro, quando lo stato sociale – di cui gli europei vanno giustamente fieri – riduce, a volte anche drasticamente, il proprio sostegno anche ai più fragili e deboli?”, ricordando che dovremo fare i conti stabilmente con la necessità di uno stile di vita più sobrio, con meno “cose”, con meno risorse economiche, con più precarietà: “’meno cose’ non esclude che si possano trovare ‘cose migliori’, ‘meno risorse economiche’ non esclude che si possano trovare ‘più risorse di socialità e di comunità’”.

Il moderatore si è poi soffermato sul saluto di mons. Bruno Forte, presidente dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI in questi termini: “il discorso al Sinodo di mons. Bruno Forte, a nome dei vescovi italiani, ha confermato che un nuovo cammino è possibile, persino su questioni teologiche antiche e divisive, ricercando soluzioni fin qui non esplorate e troppo poco esplorate. Perché sarebbe possibile fare oggi quello che non è stato possibile fare ieri? Perché – ha concluso Bernardini – oggi ci anima una più intensa e rispettosa fraternità nutrita da decenni di confronto comune sulla Scrittura e da una pratica di preghiera e di servizio – nonostante i periodi di stanchezza che ci sono stati – che ci ha permesso di conoscerci per ciò che oggi siamo realmente e non per l’immagine che ci siamo fatti gli uni degli altri. Né vogliamo nascondere che il bagno di umiltà cui ci costringe la postmodernità è salutare nel contrastare orgogli confessionali o denominazionali che non hanno alcuna base evangelica.”

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