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Società

Referendum Irlanda su nozze gay. L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia: qualifica di ‘cattolico’ non regge alla prova dei fatti

Redazione Quotidiano Piemontese

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Esce domani, sull’edizione di domenica 31 maggio de La Voce del Popolo, all’interno di un focus sul tema famiglia,  l’intervista  all’Arcivescovo di Torino  mons. Cesare Nosiglia. Il presidente del Convegno Ecclesiale Decennale di Firenze 2015, affronta il tema scaturito in sede europea dal risultato del Referendum in Irlanda. Pubblichiamo in anteprima un estratto dell’intervista da La Voce del Popolo:

Eccellenza mons. Cesare Nosiglia,
–Il suo pensiero sull’esito del voto irlandese?

È una scelta che ha sorpreso molti perché si riteneva che il popolo d’Irlanda fosse uno dei più cattolici in Europa. Ma questa qualifica di «cattolico» non regge alla prova dei fatti. La cultura dell’individualismo e la martellante propaganda dei mass-media, tutti orientati al sì ai matrimoni omosessuali, è prevalsa in molti sulla ragionevolezza e sull’appartenenza anche se debole alla fede cattolica. Quello che è successo in Italia sul divorzio e sull’aborto lo aveva già dimostrato ampiamente. Molti, che pure si dichiarano cattolici, hanno ormai acquisito nella loro mentalità e costume di vita una netta separazione tra vita privata e vita pubblica, per cui la sfera dell’appartenenza religiosa è vissuta come una scelta individuale. Si ragiona così: «Io sono cattolico e credo nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, ma se un altro la pensa diversamente, è giusto che lo Stato laico gli offra la possibilità di soddisfare i suoi desideri garantendogli uguali diritti». Questo considerare il matrimonio un fatto privato impedisce di coglierne il valore umano, naturale e sociale che esso ha, prima ancora che religioso o conseguente a una scelta dei singoli. In questo modo la vita comune, elemento insostituibile della convivenza sociale, si riduce alla somma di tanti individui separati l’uno dall’altro e autoreferenziali. Il compito dello Stato diventa quello di promulgare leggi che si limitano a riconoscere ogni scelta individuale o di gruppo invece di sostenere soprattutto quelle che contribuiscono a promuovere in modo determinante i valori comuni ritenuti essenziali per la l’intera società. Non dimentichiamo che l’attuale forma di matrimonio e di famiglia, mediante la procreazione e l’educazione dei figli che rappresentano il tesoro più prezioso di un Paese garantisce il suo stesso futuro.

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