Piemonte
Chiamparino dice che il Piemonte rischia il fallimento e che non è il momento di dar peso ai brontolii locali
“Fallimento”, è la parola ripetuta da Sergio Chiamparino ieri, durante la direzione regionale del PD. Lo spauracchio viene agitato dal presidente davanti a tutti i colleghi di partito, e nelle sue intenzioni serve a zittire chi brontola davanti ai colpi di mannaia della giunta. Per esempio, quelli inferti alla sanità; così, mentre Saitta cerca di far capire che “si tagliano i primariati senza primario, che sono una cosa che non ha senso di esistere”, Gariglio ci tiene a precisare che non si terrà conto dell’appartenenza degli stessi amministratori: “Io sono di Moncalieri, per esempio”, dice, “ma non mi opporrò alla riorganizzazione dell’ospedale Santa Croce. Non faremo come Cota, che eliminò le ferrovie locali lasciando in vita solo la Novara-Varallo, perchè lui era di Novara e il suo fido Buonanno, appunto, di Varallo”. E le eredità della precedente giunta sono all’origine dell’allarme lanciato dal governatore, si diceva.
“A maggio abbiamo trovato un disavanzo di 2,5 milardi, e se i rilievi della Corte dei Conti – legittimi – verranno accolti, diventeranno 5, i miliardi; su un bilancio totale di 11. Questo”, tuona Chiamparino, “significa fallimento della Regione e successivo commissariamento. Diciamo le cose come stanno”. L’ex sindaco di Torino ammonisce i compagni a evitare i “localismi”, altro termine ieri più volte utilizzato nel suo discorso, sottolineando la presenza di alcuni parlamentari che votano determinate leggi a Roma, salvo poi contestarle sul territorio per meri scopi elettorali. “Non si ceda davanti a qualche potere forte locale”, è il consiglio a Renzi, “proprio come noi non cederemo davanti ai brontolii dei primari nel riformare la sanità, che non è delle migliori e va riformata”. Senza se e senza ma.
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