Cittadini
“Torino, città della moda”, visitabili all’archivio di Stato oltre 15mila fascicoli del Gruppo finanziario tessile
La memoria di una città passa anche attraverso la vita, e in alcuni casi la morte intesa come chiusura, delle sue storiche aziende. A tal fine, il noto Gruppo aziendale Gft (Gruppo finanziario tessile), uno dei fiori all’occhiello della Torino industriale sin dalla prima metà del Novecento, chiuso nel 2003, regala al Comune il suo passato attraverso un progetto per la memoria collettiva. L’azienda aveva sede in corso Emilia e produceva abiti in serie, era all’avanguardia, sia per il perfezionamento delle taglie, sia per la distribuzione e le famose firme degli stilisti con cui collaborava. In pratica, ha contribuito a dettare la moda sotto la mole antonelliana. Durante il convegno “Torino città della moda. Il Gft: un’azienda leader, un archivio e un progetto per la memoria collettiva” organizzato dalla compagnia di San Paolo e dall’associazione amici dell’Archivio di Stato, è stato reso noto che oltre 15 mila fascicoli, manifesti, campioni di stoffe, pubblicità, etc. della Gft saranno pubblici e consultabili presso l’archivio. Si tratta di una importante testimonianza imprenditoriale, ma anche sociale ed economica degli anni passati, nonché la curiosità di ripercorrere la vita della moda torinese, e italiana in generale. Dal primo abito da uomo, nato negli stabilimenti della Gft della famiglia Levi, prima e Rivetti, dopo, ai tessuti utilizzati, dalla attrezzature, ai macchinari, dai prototipi delle creazioni, ai bozzetti e il tutto passando attraverso la guerra con le sue enormi difficoltà a tirar avanti la baracca, a recuperare manodopera e tessuti, etc.
Nel dopoguerra, l’azienda lancia il suo prêt-à-porter di massa rivoluzionando le taglie che, prima di tal periodo, erano scarse a “misurare” gli italiani e i loro cambiamenti. Si arriva, così alla realizzazione di 120 tipi di taglie per vestire chiunque, grassi, magri, panciuti, alti, bassi, mezzo forte, etc. Precursore dei tempi, il Gruppo capisce la rilevanza della pubblicità per farsi conoscere e punta sugli spot cinematografici, tv, con slogan avvincenti, ma semplici che colpiscano gli italiani nella loro quotidianità. Negli anni Settanta, arrivano anche grandi firme dedicate ad alcune collezioni dell’azienda e così si susseguono Ungaro, Boni, Valentino, Feraud ed altri.
Gli anni Ottanta sono il periodo d’oro della Gft, ormai presenti in altre città del mondo, 35 società controllate (20 all’estero), 18 fabbriche in tutto, 8 mila addetti, 8 milioni di capi prodotti, store in 70 Paesi, mille miliardi di lire di fatturato. Nel 1996, muore il patron Marco Rivetti. Poco alla volta il Gruppo si sfalda fino alla chiusura negli anni Duemila. Ora, di tutto questo fasto e dell’intraprendenza di uomini e donne che, per oltre 70 anni, hanno reso grande un marchio torinese in Italia e all’estero, non restano che le memorie tra cui 30mila fotografie. Info: http://archiviodistatotorino.beniculturali.it/Site/index.php.
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