Piemonte
Buono scuola, la Regione sceglie di dimezzare la soglia di reddito per averlo: da 40 a 20mila euro
Nel difficile quadro economico regionale, con un debito pesante e trasferimenti dallo Stato in continua riduzione, la Regione sceglie varie strade per diminuire le spese. Dal taglio di circa 800mila euro annui agli stipendi di consiglieri ed assessori, all’azione sui costi sanitari, a – ed è notizia fresca e a sorpresa – al ‘buono scuola’. Il provvedimento approvato dalla Giunta Chiamparino modifica il piano triennale di interventi in materia di istruzione, diritto allo studio e libera scelta educativa, elemento che in passato ha portato spesso a forti tensioni tra chi voleva un maggior sostegno alle scuole private e cattoliche (il nocciolo della questione è poi questo) e chi invece sostenevea che – in una situazione di difficoltà – il pubblico deve destinare le proprie risorse alla scuola pubblica. L’assessore regionale all’istruzione, Gianna Pentenero, spiega: “Abbassare da 40 a 20mila euro il tetto Isee (indicatore della situazione economica) delle famiglie aventi diritto ai contributi regionali per gli assegni di studio è stato un atto più che mai necessario in un momento in cui l’emergenza sociale impone di orientare le risorse pubbliche disponibili a favore di chi è in uno stato di reale necessità”.
La legge regionale 28/2007 prevede che la Regione, al fine di rendere effettivo il diritto allo studio e all’istruzione e formazione per tutti gli allievi delle scuole statali, paritarie e dei corsi di formazione professionale organizzati da agenzie formative accreditate ai sensi della legislazione vigente e finalizzati all’assolvimento dell’obbligo formativo, eroghi, nei limiti delle risorse disponibili, assegni di studio, differenziati per fasce di reddito, finalizzati alla parziale copertura delle spese di iscrizione e frequenza e per i libri di testo, attività integrative previste dai piani dell’offerta formativa, trasporti. Negli ultimi anni, la soglia reddituale per accedere al contributo per l’iscrizione e frequenza era stata portata fino a 40mila euro con due binari differenti: per quel che riguarda le scuole statali le richieste di contributo venivano soddisfatte partendo dagli Isee più bassi mentre per le scuole paritarie veniva considerata l’incidenza della retta scolastica sul reddito Isee.
“Nell’attesa di elaborare un bando entro fine anno che ci permetta di programmare gli investimenti in materia di diritto allo studio, abbassare oggi il tetto massimo a 20mila euro per tutti – prosegue l’assessore – oltre ad uniformare i criteri di accesso alle graduatorie, vuol dire consentire una maggiore equità nell’erogazione dei contributi ed eliminare lunghe liste d’attesa destinate a non poter essere esaurite visto il difficile momento economico in cui si trovano le amministrazioni pubbliche”.
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